A San Sebastiano al Vesuvio, alla vigilia del 20esimo anniversario della morte di Paolino Avella, torna in scena lo stesso copione che determinò la morte violenta del 17enne che perse la vita il 5 aprile del 2003, all’uscita di scuola. Paolino era uno studente del liceo scientifico “Salvatore Di Giacomo” e quel sabato mattina fu intercettato da due malviventi che sotto la minaccia di un’arma, gli intimarono di consegnargli lo scooter. Il diniego del giovane innescò un inseguimento che terminò in via Matteotti, a due passi dal liceo e dalla stazione dei carabinieri, dove il 17enne era diretto per denunciare il fatto, ma la sua corsa fu bruscamente interrotta dai due inseguitori che provocarono una caduta rivelatasi fatale per Paolino, speronando la ruota posteriore del suo scooter.
Paolino avrebbe compiuto 18 anni esattamente sette giorni dopo, il 12 aprile.
Sul marciapiede che costeggia il ciglio della strada che accolse gli ultimi istanti di vita del 17enne è stata istituita una stele in sua memoria, sulla quale è scalfita una frase della sua canzone preferita: “Non voglio chiudere gli occhi, non voglio addormentarmi e non voglio perdermi niente”.
Un ricordo, un lutto, un monito ferocemente risvegliati da un episodio analogo andato in scena nei giorni scorsi a San Sebastiano al Vesuvio.
Stessa età, stesso comune, stessa dinamica, stessa ferocia.
Un 17enne di Cercola, poco dopo la mezzanotte di sabato 4 febbraio, mentre percorreva via Libertà a bordo del suo scooter, è stato avvicinato da due uomini in sella a uno scooter che con volto coperto e armati di un fucile gli hanno intimato di consegnargli il mezzo per poi dileguarsi.
Un episodio avvenuto a pochi giorni di distanza dalla rapina perpetrata ai danni di una famiglia, presa in ostaggio nella propria casa, una villa in via Macedonio Melloni a San Sebastiano al Vesuvio, da una banda di malviventi, durante la notte di martedì 31 gennaio.
Il proprietario, un commerciante del Vesuviano, dormiva nell’appartamento con la moglie e i due figli. La banda armata, composta da otto persone vestite di nero e con il volto travisato da un cappuccio, si è introdotta nell’abitazione passando dalla casa vicina, per poi addentrarsi nella cucina della villetta finita nel mirino.
I malviventi, con accento est europeo, hanno minacciato, legato e chiuso i quattro componenti della famiglia in una stanza. Non prima di essersi fatti le combinazioni delle due casseforti presenti in casa che contenevano un Rolex, gioielli antichi e diverse migliaia di euro.