L’attuale assetto organizzativo ed operativo del clan De Micco di Ponticelli è frutto di una strategia ben pensata da parte del boss Marco De Micco. Tornato in libertà a marzo del 2020 e finito nuovamente in carcere esattamente dopo un anno, nell’aprile del 2021, il fondatore dell’omonimo clan che riuscì ad imporre la propria egemonia a Ponticelli in seguito alla dissoluzione del clan Sarno, consapevole di essere prossimo all’ennesimo arresto, ha studiato la strategia migliore per garantire continuità alla sua organizzazione.
Forte dell’esperienza maturata nel 2017, quando in seguito all’arresto di 23 figure apicali del clan De Micco, la cosca si vide costretta a cedere il controllo del territorio ai clan alleati di Napoli est, Marco De Micco ha studiato la strategia migliore per evitare che quello scenario potesse ripetersi, consapevole che gli inquirenti fossero sulle sue tracce e che di lì a poco si sarebbe visto costretto a tornare nuovamente in carcere. Una condizione che ha sì messo fine al suo status di uomo libero, ma che non lo ha costretto a smettere di impartire ordini e linee guida ai suoi uomini dalla cella in cui era recluso, grazie al prezioso supporto di uno smartphone, così come rivelato da Antonio Pipolo, ex affiliato al clan De Micco, oggi collaboratore di giustizia.
La scelta di designare come suo erede Ciro Naturale detto ‘o mellone, collocandolo a capo dell’organizzazione da lui stesso fondata e poi ereditata dai fratelli Salvatore e Luigi in seguito al suo arresto, inizialmente aveva destato non poche perplessità, oltre che un vivo malcontento tra gli alleati del clan De Martino che auspicavano di vedere il giovane Salvatore De Martino subentrare al boss nel ruolo di reggente del clan di cui la sua famiglia è parte integrante, ma così non è stato.
Gli altri sodali sostenevano che ‘o mellone non possedesse nè la stoffa nè l’esperienza e la tempra necessarie per guidare un’organizzazione camorristica, ma sprezzante delle critiche e del malcontento che quella decisione potesse suscitare, Marco De Micco detto “Bodo” ha puntato tutto su Ciro Naturale.
A spiegare il valore ricoperto da Naturale nell’ambito dello scacchiere camorristico ponticellese sono i De Luca Bossa, gli eterni rivali dei De Micco, all’indomani della “notte delle bombe” andata in scena tra il 22 e il 23 agosto del 2022, nel corso della quale si registrò l’esplosione di ben tre ordigni nel quartiere Ponticelli, il primo dei quali distrusse proprio l’auto della moglie di Naturale, indirizzando al reggente del clan De Micco un monito tanto esplicito quanto inquietante.
I De Luca Bossa miravano ad uccidere Ciro Naturale e già all’indomani del raid a lui indirizzato, gli affiliati Alessandro Ferlotti e Luca Concilio si riunirono a casa di Christian Marfella per stabilire direttive e strategie.
Luca Concilio dice “…mi devi fare solo un piacere…io stamattina devo andare a cercare a Mellone…io ti faccio vedere..io mi applico addosso a Mellone ve lo avviso eh!”
Alessandro Ferlotti condivide con tono esaltato “…e quello è l’unico che ci dobbiamo applicare”.
Pochi minuti dopo Luca Concilio torna in argomento per ribadire le sue intenzioni: “hai capito come? …sopra il corso no? sta andando là… ragazzi mò vi dico una cosa da domani in poi tutti e tre fàte…ed io mi applico un attimo con Lorenzo (Lorenzo Valenzano)…addosso a questo”.
Concilio e Ferlotti concordano sulla necessità di colpire Naturale “…si deve fare fratello, si deve fare, mi deve morire uno figlio
si deve fare per forza è obbligatorio o’ frat si deve fare frà”. Un delitto necessario, secondo i gregari del clan De Luca Bossa, per indebolire economicamente la compagine nemica “…no via perdono proprio la potenza proprio a livello economico”.
Una necessità rilanciata da Luca Concilio con una frase inequivocabile: “da domani in poi si fanno gli omicidi, loro fanno quello che devono fare… “
I De Luca Bossa, in sostanza, ben spiegano l’importanza strategica della collocazione di Naturale al vertice del clan. Marco De Micco sapeva bene che ‘o mellone dispone dei soldi e dei canali necessari per garantire un florido e costante approvvigionamento di droga al suo clan in quanto Ciro Naturale è il cognato di Pasquale Scognamillo detto “Bombò”, senza dubbio alcuno, il narcotrafficante più autorevole di Ponticelli.
Arrestato nel 2018, nell’ambito di un’operazione che smascherò un traffico internazionale di droga in cui erano coinvolti elementi di spicco della malavita di Napoli est, ma anche dell’area nord di Napoli, che vedeva coinvolte alcune figure di spicco della malavita di Ponticelli e San Giovanni a Teduccio, giunte in Colombia e in Olanda per acquistare la merce con la quale rifornire le piazze napoletane.
28 persone indagate, tra corrieri ed elementi di spicco della camorra napoletana, personaggi legati ai clan Rinaldi e Formicola di San Giovanni a Teduccio, ai De Micco di Ponticelli e agli Amato-Pagano di Melito. Difatti, dalle indagini è emersa un’alleanza tra i clan di Napoli Nord e quelli di Napoli est per assicurarsi la migliore merce con la quale rifornire le piazze di droga.
A capo dell’organizzazione figuravano Pasquale Scognamillo detto “Lino Serafino”, cognato di Ciro Naturale, attuale reggente del clan De Micco; Daniele De Matteo, 35enne ritenuto vicino ad un piccolo nucleo di trafficanti con base in via Ferrante Imparato a San Giovanni a Teduccio; Gaetano Teatro, 34enne di Secondigliano, nipote di Luigi Teatro consuocero del boss Raffaele Amato detto a’ vicchiarella.
Nelle piazze di Ponticelli avrebbero agito, secondo la ricostruzione degli inquirenti, Ciro e Pasquale Scognamillo e Clotilde De Martino, la madre dei fratelli Scognamillo. La droga, una volta arrivata in Italia, veniva smerciata nelle piazze del Basso Lazio e della Toscana da Walter Busiello e dalla moglie Antonietta Scarpa. I due fingendo di essere una famiglia in vacanza, facevano le consegne, un modus operandi utilizzato da molte figure contigue alle piazze di spaccio napoletane in trasferta nelle località balneari da rifornire nel periodo estivo. Il ruolo di contabile dell’organizzazione era di Ciro De Cesare. Altra base dell’organizzazione si trovava nel rione Baronessa, in via Raffaele Testa, zona di competenza dei Marigliano, da tempo alleati del clan Rinaldi di San Giovanni a Teduccio.
Un’indagine dalla quale trapela nitidamente il ruolo di primo ordine ricoperto dal cognato di Naturale nel business della droga, alla luce del quale non è difficile comprendere perchè Marco De Micco, alla vigilia del suo arresto, abbia designato ‘o mellone come suo erede alla guida del clan. Naturale è l’unico in grado di assicurare proliferi e perenni guadagni all’organizzazione, soprattutto in un momento delicato come una guerra di camorra, dove il clan ha perennemente bisogno di risorse economiche, non solo per accaparrarsi armi e gregari, ma anche per garantire un’entrata sicura ai detenuti e alle loro famiglie, scongiurando così l’ipotesi di un pentimento. Un ruolo cruciale, quello ricoperto da Naturale, sottolineato anche dai De Luca Bossa che pianificandone l’agguato sottolineano che colpendo il ras avrebbero inflitto un duro colpo al cuore dell’organizzazione camorristica rivale, indicandolo come il perno portante dell’impero economico dei De Micco.
Se le redini dei business del clan risultano essere saldamente tra le mani di Naturale è altrettanto vero che il ruolo di comandante del braccio armato del clan risulta essere ricoperto da Francesco De Martino.
Un dettaglio dal quale trapela tutto il lucido cinismo peculiare della mente criminale di Marco De Micco che consapevole del fatto che a breve Cicco ‘o pazzo alias Francesco De Martino sarebbe stato scarcerato, prima di finire nuovamente in carcere ha conferito un nuovo assetto al suo clan, indicando Ciro Naturale come la figura preposta a curare gli affari economici del clan, mentre a Francesco De Martino sarebbe spettata l’organizzazione militare, lasciando nelle mani di un camorrista molto più esperto e temprato rispetto a ‘o mellone, la pianificazione delle azioni di sangue e la gestione del braccio armato dell’organizzazione.
Un assetto micidiale che da un lato garantisce ingenti e perenni guadagni, grazie al sempre più redditizio business della droga e dall’altro la copertura militare necessaria ed imprescindibile per preservare il controllo del territorio.
Una strategia che con il senno di poi si sta rivelando vincente e che vede i De Micco saldamente al potere, complici i recenti blitz che hanno notevolmente indebolito il cartello camorristico nato proprio con l’intento di scalzare la forza egemone dei “Bodo” per riappropriarsi di Ponticelli.
Forti della ritrovata stabilità economica ed organizzativa che li vede serenamente controllare i traffici illeciti tra le mura del quartiere, sotto l’immancabile e vigile regia dei Mazzarella, i De Micco-De Martino si starebbero già spingendo nella conquista dei confinanti comuni del vesuviano, non solo per estendere la propria egemonia, ma anche per incrementare le entrate. Un’obiettivo primario, in virtù dello scenario che si sta configurando sul fronte giudiziario e che lascia intravedere una serie di condanne sonore per gli elementi di spicco del clan. Motivo per il quale è forte il sentore che tra le leve più fragili dell’organizzazione si possa delineare l’ipotesi di nuovi pentimenti. Una minaccia che i De Micco mirano a contrastare con i soldi, ipotizzando di garantire un cospicuo vitalizio a tutti i sodali con l’auspicio che possa bastare a dissuaderli dal prendere le distanze dalla malavita.