La Jeep divorata dalle fiamme la notte scorsa in via Cleopatra, strada del rione Lotto O di Ponticelli che costeggia il plesso P4, non è da considerarsi un evento irrilevante, perchè indirizza un monito ben preciso ad una persona che nel contesto malavitoso ricopre un ruolo cruciale.
La Panda distrutta dalla fiamme è della sorella di Domenico Amitrano, alias Mimì a puttana, arrestato dai carabinieri lo scorso 7 dicembre che hanno così messo fine alla sua latitanza, durata meno di 10 giorni. Il nome di Domenico Amitrano figurava tra quello delle oltre 60 persone arrestate nel blitz dello scorso 28 novembre. Un’operazione che ha sensibilmente depauperato il cartello camorristico costituito dai clan alleati di Napoli est: Minichini-Schisa-De Luca Bossa-Aprea-Rinaldi. La sorella di Amitrano, ad onor del vero, è una delle poche superstiti ancora a piede libero, motivo per il quale il raid incendiario a lei indirizzato assume un importante valore sotto il profilo investigativo. Ancor più se si associa a quello andato in scena lo scorso 15 dicembre e che ha visto la Jeep della figlia di Domenico Amitrano gettata in pasto alle fiamme.
In quella circostanza, il fatto che zia e nipote abbiano lo stesso nome, ci aveva tratto in inganno. Fu la stessa “bambola di pezza” a contattare la nostra redazione per chiarire la situazione:
Buona sera dott. Mi dispiace disturbarla ma ho visto i 2 articoli che sono stati fatti su di me, volevo informarla che l’incendio accaduto alla macchina quella jeep non e mia ma di mia nipote o meglio il fidanzato di mia nipote, mia nipote si chiama come me quindi può essere stato fatto uno scambio di persona. Le chiedo gentilmente di togliere o modificare gli articoli perché sono mamma di due figli e non voglio che vedano queste cose grazie in anticipo.
Sono trascorsi appena tre giorni da quella comunicazione e stavolta nel mirino degli attentatori è finita proprio l’auto della sorella di Amitrano.
Lo scenario ricostruito dagli investigatori e che ha concorso a far scattare le manette per diversi boss ed affiliati al cartello costituito dai diversi clan operanti nell’ala orientale di Napoli, delinea anche il ruolo ricoperto dalla Amitrano soprannominata “bambola di pezza” e più volte sorpresa in presenza delle figure apicali dell’organizzazione durante i controlli di polizia e carabinieri. I collaboratori di giustizia hanno confermato un dato di fatto acclarato per gli abitanti del quartiere: la donna gestisce la compravendita delle case di edilizia popolare di diversi rioni di Ponticelli, in particolare “le case murate” del Rione De Gasperi, l’ex fortino degli zii, i fratelli Sarno, un tempo boss incontrastati, oggi collaboratori di giustizia.
Nota soprattutto per il carattere austero ed irriverente, “bambola di pezza” è già finita sotto i riflettori in più frangenti. L’estate scorsa, la spietata politica con la quale gestiva l’impresa di pulizie adibita a conferire decoro ai fatiscenti palazzoni del Rione De Gasperi, suscitò forte malcontento tra i residenti in zona, soprattutto tra gli anziani, finanche minacciati dai “ragazzi di bambola di pezza” che con le cattive maniere intimavano di corrispondere la quota dovuta alla camorra per il servizio fornito.
Nel cuore dello scorso inverno, inoltre, quando Ponticelli era dominata e controllata dai De Micco, “bambola di pezza” e suo marito subirono un brusco pestaggio, in pieno giorno, da una squadriglia di giovani che entrarono in azione a ridosso del nuovo rione De Gasperi, nei pressi di una pizzeria.
Un pestaggio eclatante, una vera e propria azione dimostrativa, voluta per palesare platealmente a cosa andavano incontro coloro che osavano contestare l’egemonia dei De Micco. In una realtà come Ponticelli, lo scenario camorristico muta repentinamente, complice un delitto eccellente o un vortice di arresti e in effetti, prima il blitz che ha tradotto in carcere il boss Marco De Micco e i suoi sodali più fedeli, poi le varie operazioni che hanno sgominato i clan alleati di Napoli est, senza tralasciare i delitti eccellenti compiuti nell’arco dell’ultimo anno, non ultimo quello di Alessio Bossis, hanno concorso a ridisegnare frettolosamente un nuovo assetto.
Cambia lo scenario, ma “bambola di pezza” resta nell’occhio del ciclone: il raid incendiario andato in scena la scorsa notte lo comprova. Un gesto eclatante sul quale potrebbe esserci la firma dei De Micco-De Martino, verosimilmente intenzionati a battere cassa, esigendo una tangente sui business illeciti gestiti dalla donna o semplicemente animati dall’intento di intimare ai rivali di accantonare l’intenzione di continuare ad animare la faida per il controllo del territorio.
Tuttavia, non è da escludere che si tratti di una serie di raid a carattere ritorsivo, voluti per “punire” il tradimento di Mimì Amitrano che in passato era affiliato al clan De Micco. Il nipote dei Sarno optò per il cambio di casacca alleandosi con i De Luca Bossa contestualmente al primo, vero momento di difficoltà vissuto dai “Bodo”, in seguito al blitz che nel novembre del 2017 fece scattare le manette per 23 figure di spicco del clan, contribuendo notevolmente ad indebolire la cosca. I clan alleati di Napoli est si videro così la strada spianata e riuscirono ad imporre la propria supremazia. In questo scenario matura “il tradimento” di Amitrano che per continuare a coprire un ruolo di rilievo nello scenario camorristico non esitò ad entrare in affari con il clan che decretò la morte violenta di suo cugino Luigi Amitrano, il giovane autista del boss Vincenzo Sarno che morì nell’attentato con autobomba ordito da Antonio De Luca Bossa per ufficializzare la rottura con i Sarno.
Complice per l’ennesima volta un blitz che ha inflitto un duro colpo ai clan alleati di Napoli est, lo scenario camorristico è nuovamente mutato e il vento soffia a favore dei reduci del clan De Micco-De Martino che allo stato attuale rappresentano l’unico focolaio numericamente più nutrito presente a Ponticelli. Rimaneggiati e spaventati, i superstiti dell’alleanza ancora a piede liberi, restano arroccati nel Lotto O, il fortino del clan De Luca Bossa, puntando tutto sulle nuove leve emergenti, uno su tutti, il giovane autore del conflitto a fuoco avvenuto lo scorso 30 novembre nel Rione De Gasperi.