Si sente sempre più spesso parlare di gare, match e corse virtuali, o in inglese “virtual bets” e “simulated races”, fenomeno che appare in crescita anche in Italia. Questo tipo di gioco è al momento la massima espressione della combinazione fra intrattenimento ludico, sport e tecnologia, il tutto sapientemente impreziosito da grafiche e animazioni 3D iperrealistiche. Tutto ciò, e ancora di più è il mondo delle corse e delle partite virtuali, ma è doveroso fare alcune premesse.
Innanzitutto c’è la tendenza a confondere i match virtuali con gli eSport, e questo è un errore in cui si cade molto di frequente. Nonostante come detto i match virtuali siano la fusione di discipline sportive e tecnologia, nel caso dei simulated races, le gare e le partite sono, appunto, simulate. A differenza invece di ciò che accade negli eSport, dove a interpretare gli atleti e a far competere le squadre, le vetture o le moto sullo schermo, sono giocatori in carne e ossa attraverso controller come joystick, e joypad di cui sul mercato abbiamo oltre 50 tipi per ogni esigenza e gusto. Vien da sé che anche ciò che riguarda il mondo delle scommesse sport virtuali, e che comprende corse di levrieri, incontri di tennis, partite di calcio e basket, sia completamente a sé stante rispetto all’universo delle puntate sugli eSport. Ma allora chi, o meglio cosa c’è dietro queste simulazioni? Chi decide se vincerà un’automobile in un circuito, oppure un tennista in un match di tennis, o ancora una squadra in una partita di calcio?
Per spiegare bene cosa affronta un giocatore che decide di dedicarsi a match o corse virtuali si potrebbe fare l’esempio del celebre gioco in voga a cavallo fra il ‘90 e il 2000 PC Calcio. In questo momento di intrattenimento l’obiettivo era quello di vestire i panni di manager di un club di calcio, e attraverso acquisti e cessioni di calciatori, nuovi sistemi di allenamento e schierando la migliore formazione in campo, riuscire quindi a far emergere la propria squadra. Ma in campo in quel caso ci andava un algoritmo, ed è proprio ciò che accade con i match simulati, dove non sarà il giocatore attraverso il computer o un joystick a gestire gli uomini in campo, bensì una serie di codici.
Ciò fa capire indirettamente che l’esito di una gara o di una partita non è assolutamente affidato al caso. Il software che dà vita al gioco farà dunque una misurazione e poi un calcolo dei valori per ogni elemento in gara: velocità, controllo, frenata e accelerazione se si tratta di un’auto di F1 virtuale, oppure tenuta difensiva, resistenza fisica e possesso palla se si tratta di due squadre di calcio. Ed è proprio in seguito a questo calcolo che poi l’algoritmo deciderà il risultato finale dell’incontro ponendo in una situazione di vantaggio l’atleta o team con i valori più alti, anche se non mancano ovviamente le sorprese e i risultati inaspettati, anche questi calcolati da un altro algoritmo che invece gestisce la successione degli eventi: vittorie, pareggi (nel caso del calcio) e sconfitte.
Il dubbio che si erano posti gli addetti ai lavori nel primo decennio del duemila sulla possibilità o meno che match e corse virtuali potessero piacere al pubblico, ora è definitivamente sciolto, considerato che sono uno strumento di intrattenimento ormai presente su tutti i mercati mondiali.