Il cartello mafioso catanese dei cosiddetti cursoti milanesi per approvvigionarsi di cocaina si rivolgeva a fornitori napoletani, utilizzando i contatti che intrattenevano con i cantanti neomelodici Gaetano Carluccio in arte Alessio, Anthony Ilardo e Niko Pandetta: è quanto emerge dall’operazione condotta dalla polizia di Catania, coordinata dalla Dda, che lo scorso 29 novembre ha fatto scattare le manette per 24 persone.
Un’operazione giunta al culmine di un’articolata attività investigativa e che ha concorso a sgominare una delle organizzazioni mafiose più radicate in Sicilia.
“Cuspide”, “Skorpion”, “Tetris”, “Stige”: sono i nomi delle principali operazioni che, nel corso degli anni, hanno depauperato il clan mafioso dei “Cursoti milanesi”, così denominato perché radicato anche nel capoluogo lombardo, come comprova la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’Appello di Milano risalente al 2001, con la quale sono stati condannati all’ergastolo, quali soggetti ritenuti responsabili di numerosi omicidi commessi in Lombardia, diversi esponenti di spicco del sodalizio mafioso catanese.
Un clan originariamente nato a Catania per contrastare l’egemonia della famiglia “Santapaola”, poi atterrato a Milano per volere del boss Jimmy Miano, attratto dagli enormi introiti garantiti dalla fiorente attività di spaccio di sostanze stupefacenti: ebbe così origine il gruppo dei Cursoti denominato “Cursoti Milanesi”. A partire da quel momento, la cosca operante a Catania andò incontro ad una suddivisione in più gruppi o squadre, stanziati nei singoli quartieri cittadini, ciascuno dei quali, pertanto, era sottoposto alla direzione ed al controllo di un proprio capo-squadra.
Negli anni questa organizzazione frazionata ha generato conflitti interni al gruppo, per la ripartizione dei proventi derivanti dai traffici illeciti gestiti, dando il via ad una serie di omicidi, tutti maturati all’interno del clan dei Cursoti, e a una profonda frattura tra i componenti storici dell’organizzazione ed i gruppi emergenti facenti capo ai fratelli Bonaccorsi detti “Carateddi”. Questi ultimi, una volta ritornato in libertà Jimmy Miano, si ricompattavano al suo gruppo, stringendo un patto di alleanza con l’organizzazione criminale dei “Cappello”, capeggiata da Salvatore Cappello, lo zio del cantante neomelodico Niko Pandetta.
Negli ultimi anni, così come conferma il blitz recente, Carmelo Distefano primeggiava tra le figure apicali del cartello mafioso impegnate nella ricerca e ricomposizione degli equilibri sia, all’interno dello stesso clan, sia con gruppi criminali diversi, fino alla sanguinosa faida con i componenti del clan Cappello avvenuta nell’estate del 2020.
Il controllo del territorio, come sovente accade, i cursoti milanesi lo hanno conquistato e mantenuto a suon di omicidi, ordinati anche per espandere il proprio predominio criminale; ma anche rapine, furti, estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti che ha portato la cosca a finire nel mirino degli inquirenti.
Le indagini, avviate a partire dal mese di novembre 20 18 e supportate da intercettazione telefoniche ed ambientali, riprese video dei luoghi di ritrovo abituali degli appartenenti al sodalizio, riscontrate da sequestri di armi e di sostanze stupefacenti, arresti in flagranza, dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno permesso agli inquirenti di acquisire elementi indiziari importanti, utili a ricostruire il modus operandi del clan dei Cursoti catanesi e il ruolo di vertice assunto da Carmelo Distefano.
In questo scenario i cantanti neomelodici Gaetano Carluccio, alias Alessio, Anthony Ilardo e Niko Pandetta vengono collocati con gli agganci napoletani di cui si serviva la cosca siciliana per entrare in affari con i clan napoletani, in particolare con quelli operanti nell’area Nord di Napoli. I citati neomelodici rappresentavano l’alibi di cui i referenti dei cursoti milanesi si servivano per giustificare le frequenti trasferte a Napoli, finalizzate a portare a compimento le trattative con soggetti di assoluto rilievo nel panorama della criminalità organizzata napoletana, quali lo scissionista di Secondigliano Domenico Gargliulo, il cui cadavere fu rinvenuto a Scampia a settembre del 2019, e Gennaro Antonio Sautto detto “Genny”, Vincenzo Iuorio detto “o bing”, due figure apicali del clan Sautto, radicato nel Parco Verde di Caivano e oggetto di un importante operazione condotta dai carabinieri all’alba di mercoledì 14 dicembre, finalizzata a sradicare il business dello spaccio di stupefacenti nella piazza a cielo aperto più grande d’Europa.
Lo stesso Iuorio, poi diventato collaboratore di giustizia, ha concorso a ricostruire quello che la magistratura ha definito il ‘sistema Caivano’, chiarendo inoltre agli inquirenti catanesi come il gruppo dei cursoti milanesi, capeggiati da Distefano, si era rifornito di cocaina proveniente dai grossisti napoletani.
L’indagine della procura catanese rivela la presenza dei referenti di Distefano alla festa di compleanno del cantante neomelodico Anthony Ilardo, oltre ad un’altra serie di retroscena che pochi dubbi lasciano in merito ai rapporti che intercorrevano tra i cantanti neomelodici e gli esponenti della mafia catanese e della camorra napoletana coinvolti nel business della droga.
A chiarire il ruolo delle star neomelodiche è proprio Iuorio, ex affiliato al clan Sautto-Ciccarelli, un tempo braccio destro del i boss Nicola e Gennaro Sautto, oggi collaboratore di giustizia.
“Il business non si è mai fermato, il rapporto di forniture era continuativo, una macchina saliva ed una scendeva”: lo definisce così il rapporto d’affari che intercorreva tra la cosca catanese e quella napoletana.
“Mi occupavo della gestione di tutte le illecite attività del clan – si legge nel verbale in cui sono riportate le dichiarazioni rese alla magistratura da Iuorio – droga, estorsioni e fatti di sangue e facevo parte del gruppo di fuoco, anche se durante il periodo della mia affiliazione all’interno del clan non si sono verificati omicidi. (…) Nella mia qualità di soggetto di vertice del clan ho avuto contatti con tutti i principali gruppi camorristici napoletani come i Contini, i Licciardi, i Mallardo (cd. alleanza di Secondigliano).
Tra la fine del 2018 ed il 2019 abbiamo avuto contatti per le forniture di droga con Cristian Monaco e Luigi Scuderi, denominati i “mericani”.
Tali contatti si instaurarono attraverso il padre del neomelodico napoletano Alessio, il quale venne a casa di Genny Sautto e ci disse che c’erano degli amici di Catania che erano interessati al nostro prodotto, riferendosi alla sostanza stupefacente del tipo cocaina. Quindi stabilimmo un incontro, avvenuto tra la fine del 2018 ed inizio 2019 a Napoli, presso un ristorante di Casalnuovo. C’eravamo, io Genny Sautto, Luigi Scuderi ed il padre di Alessio. Lo Scuideri disse che volevano forniture di cocaina e noi fummo disponibili ma chiedemmo il pagamento alla consegna, non conoscendo ancora i soggetti ed, in quell’occasione i due catanesi presero due chili di cocaina che pagarono in contanti, a 35.000 euro al chilo. Al pagamento si provvide tramite un ragazzo che scese con un’auto e portò i soldi. Non vidi il ragazzo ma so che in genere alloggiavano all’hotel Masaniello di Casoria perché avevamo detto al proprietario che quando salivano i catanesi non dovevano chiedere i documenti.
Dopo questo primo incontro mettemmo da parte il padre del neomelodico ‘Alessio’ per evitare di fargli saper “le nostre cose” e cominciammo a rifornire i catanesi settimanalmente di 2/3 chili di cocaina, che venivano pagati contestualmente in contanti. Consegnavo io personalmente la droga presso l’albergo di Casoria a Cristian e Scuderi, poi mi disinteressavo dei successivi passaggi.”
Non è la prima volta che il nome di Carluccio senior finisce nel mirino delle forze dell’ordine. Nel 2006, fu arrestato insieme a suo figlio Alessio, in quel momento storico agli inizi della sua carriera di cantante, perché durante una perquisizione gli agenti del commissariato di polizia di Montecalvario trovarono due pistole calibro 9 di origine sovietica, complete di caricatore e cartucce, in uno sgabuzzino sul balcone della cucina. Motivo per il quale padre e figlio furono arrestati con l’accusa di detenzione di armi da fuoco di origine sovietica con relativo munizionamento e ricettazione.
Originario del quartiere Ponticelli, lanciato da Carmine Sarno detto “Topolino”, il fratello dei boss di Ponticelli che gli diede la possibilità di diventare il precursore della nuova musica neomelodica napoletana, Alessio finì nell’occhio del ciclone anche per la canzone-tributo “Due fratelli”, intonata durante la festa dei gigli di Barra del 2020 per ufficializzare l’alleanza tra Angelo Cuccaro ed Andrea Andolfi.
Anche Anthony Ilardo e Niko Pandetta, gli altri due cantanti citati nell’ordinanza che ha fatto scattare le manette per circa 40 affiliati al clan catanese, spesso sono finiti nell’occhio del ciclone e non solo per i saluti e le dediche ai boss detenuti, ma anche per i brani che inneggiano alla malavita, senza tralasciare i recenti guai giudiziari di Pandetta.
Proprio in merito alla posizione di Pandetta, il collaboratore di giustizia chiarisce: “Non era coinvolto nei nostri traffici ma ben sapeva delle nostre attività ed era a disposizione dei catanesi perché quando lo chiamavano lui correva. lo l’ho conosciuto in un locale di S. Berillo, era stato contattato da Cristian (Monaco, ndc). L’ho sentito cantare ma non era di mio gradimento e secondo me non è neanche bravo. So che è venuto anche a Napoli ma io non l ‘ho visto e non lo abbiamo mai chiamato nelle nostre feste perché non lo reputavamo all’altezza”.