L’omertà a Ponticelli inizia sensibilmente a vacillare per merito della maxi-operazione che ha inflitto un duro colpo ai clan attivi sul versante orientale della città di Napoli.
Un dato di fatto sottolineato dalla segnalazione pervenuta alla nostra redazione nei giorni successivi al blitz che, tra le tante cose, ha concorso a chiarire il ruolo ricoperto da Gabriella Onesto, cugina delle “pazzignane” Luisa De Stefano e Vincenza Maione. Non solo cassiera e figura più che ben addentrata nelle dinamiche camorristiche più violente: Gabriella Onesto era a capo di molteplici business. Dalla compravendita delle case popolari al business delle imprese di pulizie, senza tralasciare i finti matrimoni organizzati per consentire agli extracomunitari di regolarizzare la loro posizione in Italia. Tant’è vero che anche lei e sua cugina Vincenza Maione avevano contratto matrimonio con due extracomunitari. Basta pensare che nel solo mese di settembre del 2016, la Onesto aveva organizzato ben 10 finti matrimoni. A capo di una piazza di crack e una di cocaina, mentre divide la gestione della piazza di eroina con Michele Minichini che per molto tempo è stato anche il suo compagno. Proprio quel legame sentimentale ha concorso a consacrare la sua ascesa camorristica. Un legame che ha suggellato tatuandosi il suo nome sulla mano sinistra e le iniziali dei nomi dei due fratelli Minichini sul dito medio (“M” per Michele) ed anulare (“A” per Alfredo).
Era lei a ritirare le tangenti per conto del clan Rinaldi, tant’è vero che fu pure vittima di un mancato agguato nella zona di piazza Mercato: l’evento cruciale che sancì l’inizio delle ostilità con i Mazzarella.
Negli anni in cui Gabriella Onesto ha conquistato un ruolo di spessore nell’ambito dello scacchiere camorristico dell’area est di Napoli era temuta e rispettata anche dai cittadini estranei alle dinamiche camorristiche, perchè ben nota era la sua tempra irriverente, unitamente ad un modo di fare spregiudicato e vendicativo. La gente comune si guardava bene dal dire o fare qualcosa che potesse attirare inimicizie ed acredini, per questo motivo tante delle malefatte compiute dalla Onesto sono rimaste impunite e non denunciate. In quest’ottica si colloca un episodio eloquente che i testimoni oculari non avevano mai raccontato prima, a riprova di quanto la donna-boss fosse timorosamente rispettata.
Quando scoprì che il marito della sorella intratteneva una relazione extraconiugale, Gabriella Onesto si presentò sul posto di lavoro dell’amante del cognato, dapprima la minacciò e poi le tagliò una vistosa ciocca di capelli. Se nei paesi islamici le donne sono solite compiere questo gesto in segno di lutto, all’azione imposta con violenza dalla Onesto all’amante del cognato va attribuito ben altro significato. “Uno sfregio”, un plateale atto di umiliazione consumato alla luce del sole, davanti ai colleghi di lavoro della donna. Un gesto brutale voluto per deturpare la femminilità e calpestare l’orgoglio, oltre che una mortificazione necessaria per punirne l’adulterio, unitamente alla mancanza di rispetto indirizzata, seppure indirettamente, alla famiglia della “donna-boss”.
Un episodio rimasto segreto per svariati anni e che ha consentito alla Onesto di beneficiare del silenzio di coloro che avevano assistito attoniti alla scena ed ancor più di quello della vittima, soprattutto perchè riuscì a far leva sul senso di vergogna inflitto compiendo quel gesto estremo. La donna non avrebbe mai avuto il coraggio di recarsi in commissariato per denunciare la violenza subita, soprattutto perchè così facendo sarebbe stata obbligata a mettere nero su bianco, per giunta nel verbale di una denuncia, quella relazione extraconiugale. Uno scenario troppo impegnativo da sostenere per chi vive in contesti intransigenti, sotto la costante insidia della camorra.
A confermare il ruolo di primo ordine ricoperto nell’ambito dell’alleanza imbastita tra i clan della periferia orientale di Napoli ricoperto dalla Onesto è la reazione della donna al cospetto del pentimento di Tommaso Schisa, figlio di sua cugina Luisa. Un pianto irrefrenabile e inconsolabile, nell’ambito del quale confessa alla sua amica e complice inseparabile che la sera prima aveva sognato Antonio Amato, il fratellastro assassinato dai Mazzarella più di 10 anni prima. Un’apparizione che la donna vive con inquietudine in quanto, a suo dire, premonitore di eventi tutt’altro che positivi.
Un sentore che si rivela fondato perchè Tommaso Schisa la tira in ballo tra le protagoniste di una serie di azioni violente, a partire dal raid incendiario indirizzato alla suocera di Schisa nel 2016. In quella circostanza, il rampollo del clan delle “pazzignane” diede alle fiamme l’appartamento della suocera perchè a suo dire si lasciava scappare troppe informazioni che dovevano restare riservate, soprattutto in riferimento all’omicidio De Bernardo.
Seppure Gabriella Onesto sia riuscita a sventare l’ergastolo per l’omicidio Colonna-Cepparulo secondo il giudice, a suo carico “non si delinea un quadro indiziario supportato da quella necessaria gravità atta a fondare l’applicazione di misura cautelare”, Tommaso Schisa sottolinea che la donna, così come Alfredo Minichini, in quella circostanza sia stata graziata perchè ampiamente a conoscenza dell’omicidio, avendo ricoperto un ruolo durante le fasi organizzative. A confermare il coinvolgimento di Gabriella Onesto è anche Antonio Rivieccio, esecutore materiale del delitto insieme a Michele Minichini, oggi collaboratore di giustizia. Rivieccio riferisce che la Onesto li ha riaccompagnati a casa dopo l’omicidio.
Tommaso Schisa rivela anche un altro retroscena inquietante, legato agli anni in cui i Rinaldi erano in conflitto con i Mazzarella per il controllo di piazza Mercato. I fratelli Minichini incaricarono Gabriella Onesto ed altri affiliati, tra i quali un anziano, di piazzare una bomba presso uno degli esercizi commerciali della zona, ma il gruppo non riuscì a portare a compimento l’azione minatoria. Durante il tragitto, Gabriella Onesto e un altro complice prendevano in giro l’anziano affiliato, ironizzando sul fatto che Michele Minichini se la sarebbe presa con lui. A riprova di quanto quest’ultimo fosse temuto dai suoi sodali, l’anziano fu sopraffatto dalla paura a tal punto da avere un infarto.
Tommaso Schisa concorre a chiarire il ruolo della cugina della madre anche in relazione alla compravendita delle case popolari: le vendeva e le assegnava arbitrariamente, spesso le individuava e le liberava con la forza o le vendeva a terzi. In alcuni casi, i figli delle persone anziane decedute hanno ceduto la casa alla Onesto che si è poi riservata di venderla a chi riteneva più opportuno. La donna viene indicata a capo di un altro business assai prolifero, quello relativo alla gestione delle imprese di pulizie. Particolarmente indicativo, a tal proposito, l’episodio relativo alla violenta estromissione dell’impresa di pulizie gestita da una donna imparentata con alcuni collaboratori di giustizia del clan Sarno, quando il business passò nelle mani della Onesto. In maniera assai cinica, negli anni in cui i De Micco detenevano la leadership camorristica, imposero che a lavare le scale dei palazzi in cui sopravvivevano i reduci delle vecchie famiglie d’onore del quartiere sensibilmente rimaneggiate proprio dagli arresti scaturiti dalle dichiarazione rese dagli ex affiliati al clan Sarno, fosse per l’appunto quell’impresa di pulizia, gestita e capeggiata da una donna imparentata con una figura di spicco dei Sarno, poi passata dalla parte dello Stato. In seguito al blitz che decapitò i De Micco, contestualmente all’ascesa dei clan alleati di Napoli est, nel periodo in cui entrò nel vivo la vendetta contro i parenti dei pentiti dei Sarno, la donna e i dipendenti della sua impresa vennero cacciati di forza, mentre erano intenti a pulire le scale di un palazzo nel Lotto O, fortino del clan De Luca Bossa.
In virtù del ruolo ricoperto all’interno dell’organizzazione, Gabriella Onesto viene indicata come “capo” e non solo perchè custodiva le armi dei fratelli Minichini e ha gestito per lungo tempo le casse del clan. La donna-boss ha ricoperto un ruolo rilevante anche nell’ambito delle azioni violente che scaturirono dal pentimento di Tommaso Schisa: insieme alle sue parenti indirizzò reiterate minacce ad Elisabetta Esposito, ex compagna di Schisa e al suo nuovo fidanzato, con l’intento di costringere la donna a riallacciare i rapporti con il rampollo di casa De Stefano per indurlo a ritrattare. In diversi episodi emerge l’indole violenta ed aggressiva di Gabriella Onesto che in particolar modo, nei mesi successivi al pentimento di Tommaso Schisa, faticava a mantenere i nervi saldi, evidentemente preoccupata dalle conseguenze che quella collaborazione avrebbero sortito non solo per lei, ma per l’intera organizzazione.
Un nervosismo che la Onesto ha ampiamente manifestato sui social network, in primis prendendo platealmente le distanze dai pentiti e rilanciando le quotazioni del clan di famiglia a suon di video-tributo. Il più noto e chiacchierato è il videomessaggio di Vincenza Maione alla cugina Luisa De Stefano, mentre entrambe erano detenute e già condannate all’ergastolo per l’omicidio Colonna-Cepparulo.
“Luisa, forza e coraggio sorella, la galera è di passaggio, prima o poi ce ne andiamo a casa”, esclama Vincenza Maione mostrandosi sorridente ed orgogliosa.
Le manette per Gabriella Onesto sono scattate il 23 novembre del 2020 per i reati di estorsione, porto e detenzione illegale di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso. Ebbe giusto il tempo di imbastire un opinabile albero di Natale adornato con banconote da 50 e 100 euro al posto delle ben più banali e consuete decorazioni.
L’ostentazione dei soldi, frutto delle plurime attività illecite del clan, è una costante che ha accompagnato la storia camorristica della Onesto. Tantissime le foto sui social network in cui era solita mostrare banconote, ma anche gioielli, ostriche accompagnate da cascate di champagne. Una vera e propria ossessione quella manifestata dalla Onesto sui social network, in riferimento all’impellente necessità di sbandierare un tenore di vita agiato, soprattutto quando il clan è andato incontro alla fase di declino con il chiaro intento di rilanciare le quotazioni del sodalizio per “limitare i danni” e seguitare a mostrare un immutato stato di benessere, sinonimo di un’inalterata stabilità economica.
L’ossessione per “la bella vita” è una delle due priorità ostentate dalla Onesto sui social network: l’altra era screditare la giornalista Luciana Esposito, direttrice di Napolitan.it, con l’intento di sminuire la veridicità delle notizie che riportava sul suo giornale, soprattutto nei mesi successivi al pentimento di Tommaso Schisa.
“Voi con la giornalista non mi fate affatto paura”, scrive sul suo profilo facebook pochi mesi prima di essere arrestata.
“L’articolo su di me spero che lo scrivono tutti tranne te”, scriverà Gabriella Onesto in un messaggio indirizzato alla giornalista Luciana Esposito poco prima del suo arresto, augurandosi che quando per lei sarebbero scattate le manette, la direttrice di Napolitan.it sarebbe stata “impossibilitata” a riportare la notizia.