La giornalista napoletana Nunzia Marciano torna in tv con un nuovo talk: “La buon’ora” da lei ideato e condotto che andrà in onda su Tele A, a partire da martedì 22 novembre, alle 10.30. La giornalista, originaria del quartiere Ponticelli, è uno dei volti più noti delle tv campane, ha condotto svariati programmi culturali, musicali e sportivi per le principali emittenti campane e adesso si appresta a tornare sul piccolo schermo con un format tutto suo, dopo un periodo trascorso lontano dai riflettori per godersi la gravidanza e i primi mesi di vita di sua figlia.
Dopo un periodo d’assenza dovuto alla maternità stai per tornare in tv. Parlarci del tuo nuovo programma.
Manco dalla tv da circa due anni, e ho voluto godermi sia la gravidanza sia il primo anno di mia figlia. Sono tornata anche cambiata, ecco. La buon’ora è un programma che coniuga la mia vocazione all’informazione e alla divulgazione con la leggerezza della fascia mattutina. Parleremo anche di attualità ma soprattutto di storie, di personaggi che hanno vite significative e daremo molto spazio alle persone.
Che cosa significa per te essere una giornalista?
Hai usato il verbo giusto: “essere”. Ci sono mestieri appunto che non li fai, li sei: per me essere una giornalista vuol dire avere la voglia ma anche il dovere di raccontare, in maniera sempre però chiara e rispettando tutti i punti di vista sulla stessa notizia. Non a caso, ogni volta che mi occupo di una notizia, sento sempre la controparte, e spesso le stesse controparti se ne stupiscono
Che cosa significa essere una mamma?
Ma sai che ancora non me lo sono chiesta? Ho avuto mia figlia a 40 anni ma mi ero come dire, messa l’anima in pace: non avendo mai trovato la persona giusta e non essendomi mai realmente innamorata (prima del mio attuale compagno, ovviamente), pensavo che il mio destino era di fare la zia. E andava bene così. Poi in un anno tutto è cambiato! Sono una mamma abbastanza tranquilla, più ansiosa sicuramente del mio compagno (lui è medico, non si fa prendere dal panico: io a volte si!!!). Sono poco avvezza alle tecnologia con lei: mia figlia non hai mai preso in mano un cellulare e ancora non guarda la tv. Certo, è più impegnativo stimolarla con i giochi ma finché posso, preferisco una bella passeggiata al mare che un cartone animato. Sono io stessa molto curiosa e la osservo tanto. Ma non sono una di quelle mamme che: “Oddio, mia figlia è un genio!”, anzi. E poi c’è da dire che mia figlia è buona: ride sempre, mangia tanto e dorme tutta la notte da sempre! Un miracolo!
Che cosa significa invece essere una mamma-giornalista?
Beh, dal punto di vista emotivo, significa leggere le notizie che riguardano i bambini con sensazioni completamente diverse da prima e raccontarle anche diversamente. Penso al caso di Ischia (delle suore che maltrattavano i bimbi) e mi dico: “Se l’avessero fatto a mia figlia?” Ecco, sono sicuramente più sensibile a certe dinamiche. Dal punto di vista pratico, significa lavorare nei ritagli di tempo, quando lei dorme per esempio. Anche se io e il mio compagno siamo molto organizzati: se sta con me o con lui è la stessa cosa, e questo mi facilità molto. E poi per fortuna ci sono i nonni e gli zii, che quando non riusciamo noi, intervengono.
Sulla base della tua esperienza, ritieni che le madri lavoratrici siano ancora penalizzate?
Tantissimo! Al di là del lavoro in sé, una mamma che lavora è sempre divisa a metà, e si sente una cattiva madre quando è a lavoro e una cattiva lavoratrice quando è a casa. Ovviamente questa è un’esagerazione ma il principio è che al di là delle leggi e delle tutele che sono praticamente zero, la penalizzazione è già emotiva. Per non parlare del mobbing quasi automatico di quando si diventa madre. Nella prima puntata de La buon’ora non a caso parliamo di Motherhood Penalty, ma in tante hanno preferito non raccontare la loro storia per paura di fare ancora peggio. E questo è drammatico.
Elenca almeno tre buoni motivi per seguire il tuo nuovo programma.
Solo tre?!? Allora, sicuramente le storie, che cerchiamo di raccontare in maniera sempre attenta, attraverso la voce e i volti della gente comune; le interviste a personaggi particolari fatte in un modo altrettanto particolare: ti dico solo che iniziamo con un’astrofisica! E infine la ricetta dal mare, con una food blogger che cucina sulle navi!
Ma più semplicemente per trascorrere insieme una buon’ora!