L’eterna faida di camorra a Ponticelli miete un’altra giovane vittima. A finire crivellato di colpi nel pomeriggio odierno, lunedì 24 ottobre, Alessio Bossis, 22 anni. I sicari lo hanno raggiunto nel parcheggio del plesso commerciale “In piazza”, in via Monteoliveto a Volla, il comune in cui il giovane viveva.
Ancora da chiarire la dinamica dell’agguato, più chiaro, invece, il contesto in cui è maturato: l’eterna faida tra i De Micco e i De Luca Bossa per il controllo del quartiere Ponticelli. Malgrado la sua giovane età, Bossis era considerato una figura di primo ordine del clan De Luca Bossa, nonostante un vincolo di parentela con una figura di spicco del clan De Micco.
Una vita segnata da un destino dall’esito scontato, nonostante Alessio Bossis appartenesse ad una famiglia onesta e facoltosa, estranea alle dinamiche camorristiche. Il padre, un noto imprenditore, era in grado di garantirgli un tenore di vita agiato. Poteva seguire le orme del genitore, affiancandolo nell’attività imprenditoriale, tenendosi lontano da quelle logiche e dalle dinamiche che oggi lo hanno condannato ad una precoce e violenta morte. Da adolescente, inoltre, le sue doti calcistiche gli erano valse un ingaggio per una prestigiosa squadra del Nord, ma le circostanze lo hanno portato a voltare le spalle anche a quella brillante opportunità.
Tra le fila della malavita, invece, Bossis ha esordito giovanissimo e ha subito ricoperto un ruolo di spessore, complice un carattere forte e spregiudicato. Una scelta, quella di addentrarsi nelle dinamiche malavitose, non riconducibile al fascinoso richiamo dei guadagni facili: la famiglia dalla quale proveniva era in grado di garantirgli una vita danarosa e povera di rischi, per giunta. Il suo nome finisce sulle pagine di cronaca per la prima volta nel 2019 in quanto membro del commando che seminò panico e spari in Piazza Trieste e Trento a Napoli, sprezzanti della presenza di avventori e turisti in strada. Un raid che rappresentò la replica del clan Minichini-De Luca Bossa, all’indomani di una lite avvenuta in discoteca con alcuni giovani affiliati al clan Mariano operante ai Quartieri Spagnoli.
Scarcerato nel cuore dell’estate, dall’8 agosto era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di dimora a Volla, fu fermato lo scorso 4 settembre in via Angelo Camillo De Meis, nel rione De Gasperi di Ponticelli e per lui scattarono le manette, ma fu scarcerato dopo pochi giorni in quanto il suo avvocato difensore riconducendo a motivi di salute la violazione della restrizione alla quale era sottoposto.
Negli ultimi tempi, proprio insieme ad uno dei giovani arrestato e condannato insieme a lui per “la stesa” in piazza Trieste e Trento, Bossis è stato avvistato con insistenza nel Rione De Gasperi, zona nella quale – secondo quanto riferito da alcuni residenti in zona – i due avrebbero gestito e curato gli affari illeciti per conto del clan De Luca Bossa. In seguito alla sua scarcerazione, Bossis ha ricoperto fin da subito un ruolo di spessore che gli stava consentendo di crescere rapidamente, così come prevedono le regole del sistema, sprezzante dei pericoli insiti nella faida in corso contro i De Micco, quei rivali ai quali è legato finanche da un vincolo di parentela, forse proprio quest’ultimo elemento lo ha indotto a credere di poter beneficiare di una sorta d’immunità.
Tuttavia, negli ultimi giorni, Bossis aveva confidato ad alcuni amici di avere un brutto presentimento e di percepire il sentore che potesse accadergli qualcosa. Una morte che, forse, non lo ha colto di sorpresa, ma che ha scosso profondamente la comunità, perchè figlia di una logica che ha già sopraffatto fin troppe giovani vite.