Il governo Meloni cambia il lessico dei ministeri per marcare una netta linea di rottura con il passato e sottolineare l’inversione di rotta. Un governo decisamente più a destra, sia nel lessico che nelle premesse che introducono i nomi dei nuovi ministri e ministeri.
Non cambiano Esteri e Interni, Giustizia e Difesa, ma alcuni dicasteri variano ed è un cambiamento del tutto politico. Sono aggiunte e modifiche quelle apportate e non tutte, come sembra per alcune all’apparenza, sono rivolte a un passato nostalgico, anche se i nomi sembrano andare in quella direzione. Sette dicasteri hanno cambiato nome e portano valori che hanno caratterizzato la campagna elettorale della nuova premier, sono decisamente a destra.
Il ministero dell’agricoltura e sovranità alimentare è quello che ha fatto più discutere e che ha innescato da subito l’ironia del web. Come la stessa Meloni ha spiegato «La sovranità alimentare è centrale, ci hanno raccontato che il libero commercio senza regole ci avrebbe reso tutti più ricchi, ma non è andata così, la ricchezza è concentrata verso l’alto e ci siamo indeboliti, dipendiamo da tutti per tutto». Non è solo l’autarchia, che pure è concetto tornato dopo la guerra in Ucraina e il mancato arrivato di prodotti e materie prime.
Il ministero dello Sviluppo Economico è diventato delle Imprese e del Made in Italy per rimarcare l’obiettivo di proteggere i prodotti italiani dalle frodi e aumentare le esportazioni. In campagna elettorale Giorgia Meloni ha detto: «Voglio un liceo del made in Italy». Dovrebbe formare i ragazzi per ridurre la distanza tra competenze e necessità del mondo del lavoro.
Anche la scuola cambia: il nuovo ministero dell’Istruzione aggiunge il Merito nell’intestazione. Lo guiderà Giuseppe Valditara , docente universitario di diritto romano. Anche in questo caso c’è tutto il programma elettorale di Fratelli d’Italia che diceva: «Rimettere il merito al centro del sistema scolastico e universitario, per alunni e corpo docente». C’è chi obietta che la scuola possa diventare elitaria, mentre la Costituzione assicura l’accesso universale e cita il merito per sostenere chi non ha mezzi. «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».
L’aggiunta delle Autonomie agli Affari regionali è chiaro segnale della presenza della Lega e infatti va al leghista Calderoli. Ministro degli Affari europei, le politiche di coesione e Pnrr è Raffaele Fitto, difficile non nominare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da cui dovrebbero arrivare fondi per i prossimi anni. Infrastrutture e mobilità sostenibili vanno a Matteo Salvini a ribadire che è nelle sue mani il progetto del Ponte sullo Stretto e avrà anche la delega sulla Guardia costiera che potrebbe portarlo a gestire la questione sbarchi senza essere al Viminale.
Non si occuperò di questo invece il ministero dedicato al Mare. Dicasteri del Mezzogiorno si sono visti da sempre, del Sud e del Mare mai. C’è chi ha ironizzato che mancava solo il sole. Questo ministero è una delle promesse elettorali fatte da Giorgia Meloni in tutte le piazze d’Italia. Sarà affidato a Sebastiano Musumeci e dovrebbe occuparsi di una risorsa che Meloni non considera ben gestita. Lavorerà in sinergia con Infrastrutture e trasporti, Economia e Transizione ecologica.
L’appena nato Ministero della Transizione ecologica ritorna Ambiente e aggiunge sicurezza energetica che punta a quella stabilità che sta mancando a causa dei rincari per gli effetti della guerra in Ucraina.
Eugenia Roccella è la nuova ministra di Famiglia, natalità e pari opportunità. La famiglia c’è già stata, le pari opportunità rimangono, anche se si pensava che se ne andassero. La natalità è caposaldo del programma di Fratelli d’Italia è problema attuale, ma davvero fa pensare al passato a quando i figli si dovevano fare per forza. Giorgia Meloni ha parlato di incentivi vari per sostenere le famiglie.