Con il governo Meloni alcuni ministeri sono stati rinominati, come il ministero dell’Agricoltura, che ora si chiamerà dicastero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. A guidarlo è stato designato Francesco Lollobrigida, 50 anni, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Il cambio di nome, che deve essere comunque formalizzato, rappresenta la nuova identità del ministero delle Politiche agricole. Tanto è bastato per far schizzare la “sovranità alimentare” in cima all’elenco delle parole più digitate sui motori di ricerca.
La sovranità alimentare è il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto con metodi ecologicamente corretti e sostenibili, e il loro diritto a definire i propri sistemi alimentari e agricoli. Pertanto, il concetto di «sovranità» è stato infatti associato da molti a quello di sovranismo politico, caratteristico dell’ideologia fortemente conservatrice di Giorgia Meloni e della sua coalizione di destra.
In realtà il concetto di sovranità alimentare non è né un’invenzione di Meloni né un concetto – almeno sul piano teorico – assimilabile al sovranismo politico.
La definizione di “sovranità alimentare” per un ministero non è inedita: esiste anche in Francia, voluta dal presidente Emmanuel Macron per il dicastero guidato da Marc Fesneau. Proprio con l’arrivo di Macron è stato inaugurato il “Ministère de l’Agriculture et de la Souveraineté alimentaire”, in linea – secondo molti osservatori – con le politiche agricole d’oltralpe, tradizionalmente liberali ma anche molto attente agli interessi nazionali, sebbene provenienti da radici storiche di tutt’altro segno.
Anche se in Francia il ministero esiste già, questo non ha impedito a molti in Italia di ironizzare sui social per la scelta di una terminologia da parte del nuovo esecutivo che suona sovranista. Nomi a parte, il concetto di “sovranità alimentare” non è nuovo nei documenti e nelle politiche di molti Paesi e organizzazioni del settore, dall’America Latina al Canada, alle stesse Nazioni Unite e alla Fao. In un documento del 2013 del governo del Quebec, la regione francofona del Canada, la sovranità alimentare veniva indicata al primo posto, con l’obiettivo di mettere al centro la soddisfazione delle esigenze alimentari delle persone e non la massimizzazione del profitto economico, incoraggiare lo sviluppo delle realtà locali ed eliminare gli sprechi.
Il concetto di sovranità alimentare affonda le sue radici ancora più indietro. Il termine è stato coniato nel 1996 da “Via Campesina”, una vasta organizzazione internazionale di agricoltori formata da 182 organizzazioni in 81 Paesi. È stato poi ripreso, come detto, nei documenti e nelle politiche di molti Paesi e organizzazioni del settore. Secondo Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, il concetto di “sovranità alimentare” non è sinonimo di autarchia: “È il diritto dei popoli a determinare le proprie politiche alimentari senza costrizioni esterne legate a interessi privati e specifici. È un concetto ampio e complesso che sancisce l’importanza della connessione tra territori, comunità e cibo, e pone la questione dell’uso delle risorse in un’ottica di bene comune, in antitesi a un utilizzo scellerato per il profitto di alcuni”, ha spiegato. Ed è anche, ha aggiunto, “un concetto quanto mai attuale: non a caso Slow Food si occupa di sovranità alimentare, supportando e promuovendo in tutto il mondo i sistemi locali del cibo in grado di combattere lo spreco alimentare”.