Una storia di ordinaria disperazione, una delle tante che si avvicendano quotidianamente tra le strade dei quartieri di periferia come Ponticelli.
Protagonista una mamma che vive da sola con il figlio disabile di 10 anni, costretto su una sedia a rotelle e impossibilitato a compiere anche il più blando dei movimenti. La loro quotidianità si consuma tra le mura di una casa che le è stata assegnata al sesto piano di uno stabile in via Molino Salluzzo, dove l’ascensore è guasto da diverso tempo. Una casa molto piccola, gli spazi limitati costringono quel bambino a vivere in camera da letto, il corridoio troppo stretto gli impedisce di spostarsi con la sedia rotelle nelle altre stanze. Per trasportarlo in bagno, quella donna esile e minuta, lo prende in braccio, facendo ricorso alla forza incrollabile di cui solo un mamma sa disporre nelle situazioni disperate.
Motivo per il quale, quel bambino si è sentito letteralmente in trappola quando nella tarda mattinata di mercoledì 19 ottobre è stato vittima di un banale incidente domestico che però gli ha procurato una profonda ferita ad un dito.
La madre ha cercato di allertare il 118, ma il telefono squillava a vuoto e così, senza perdersi d’animo, poco dopo le 13, si è recato nel vicino commissariato di Polizia per chiedere aiuto. I poliziotti non hanno esitato a recarsi presso l’abitazione della donna per soccorrere il figlio di 10 anni disabile che si era tagliato un dito, seppure non si trovassero al cospetto di un’operazione che rientri nelle loro competenze.
Un taglio profondo dal quale fuoriusciva molto sangue, gli agenti a loro volta hanno cercato di contattare il 118 a più riprese, senza mai riuscire a parlare con un operatore, malgrado lunghi, interminabili minuti di attesa. I poliziotti si sono così improvvisati paramedici, cercando di tamponare la ferita come meglio potevano con delle garze rassicurando, al contempo, il bambino che iniziava ad agitarsi.
Per evitare che la situazione degenerasse, i poliziotti hanno quindi deciso di trasportare il bambino sollevando la carrozzina sulla quale è costretto percorrendo i sei piani che lo separavano dalla possibilità di recarsi al pronto soccorso per ricevere le cure del caso. Una volta giunti in strada, la madre lo ha trasportato con la sua auto al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare, dove però il calvario di madre e figlio non è terminato.
Il medico di turno non ha neanche refertato il bambino, lo ha medicato e ha bloccato la mano in un involucro sterile, ma non ha suturato la ferita, applicando quindi il protocollo alla lettere, anche se questo voleva dire costringere quella mamma a recarsi all’ospedale Santobono di Napoli per mettere fine alle sofferenze di suo figlio. I poliziotti non hanno potuto evitarlo, non hanno potuto fare altro che aiutare nuovamente la donna a caricare il figlio in auto per percorrere altri 15 chilometri per spostarsi da Ponticelli al quartiere Vomero. Un tragitto che negli orari di punta, può richiedere assai più tempo rispetto ai circa 20 minuti stimati in assenza di traffico.
Una storia che ha lasciato l’amaro in bocca ai poliziotti che hanno immediatamente accolto la richiesta d’aiuto della donna e non solo per il frettoloso diniego con il quale il medico che ha soccorso il bambino li ha liquidati, ma anche per le condizioni in cui quella madre e quel figlio sono costretti a vivere.