Marco De Franchis, impiegato comunale di 45 anni, marito e padre, viene assassinato il 23 settembre del 1999 ad Ercolano con quattro colpi di pistola allo stomaco.
Un delitto compiuto alle 11 di sera con i killer entrati in azione sotto casa della vittima, in via Panoramica, seguendo un copione di chiaro stampo camorristico, seppure De Franchis non risultasse invischiato in vicende malavitose.
Un padre, un uomo, un onesto lavoratore, cultore di una vita normale, assassinato con ferocia dai sicari della camorra, tant’è vero che poco dopo gli inquirenti fermarono tre giovanissimi di 22, 23 e 25 anni, contigui al clan Ascione, la cosca egemone in quel momento storico.
Non fu facile per gli inquirenti ricostruire la dinamica e risalire al movente dell’assassinio di un innocente: De Franchis si era recato dal boss del clan per protestare, in seguito al pestaggio subìto da uno dei suoi due figli, Aniello, di 19 anni. Una lite tra giovanissimi, dove ad avere la peggio era stato Aniello, contro un paio di giovani contigui ad un clan. Un pestaggio avvenuto in strada, perchè si era messo a rubare e aveva chiesto la tangente agli autisti degli autobus che accompagnano i turisti agli scavi di Ercolano. Aniello stava platealmente dimostrando di mirare a “conquistare una posizione” nella zona sotto la sfera egemone degli Ascione. Motivo per il quale, il boss ne ordinò il pestaggio. Doveva essere una punizione esemplare, un monito da consegnare a tutti i malintenzionati. Il padre, dal suo canto, vedendo il giovane tumefatto e ricoperto di lividi, invece di rivolgersi alle forze dell’ordine, seguitò ad alimentare la logica “del sistema”, recandosi dal boss per far valere le ragioni di quel figlio malmenato.
La replica del boss portò i sicari ad appostarsi sotto casa di De Franchis per giustiziarlo.