Una vicenda che esula completamente dalle logiche della faida in corso a Ponticelli: questo lo scenario che si delinea intorno all’ultimo agguato andato in scena a Ponticelli, a sette giorni di distanza dai fatti che portarono al ferimento di due persone.
A finire nel mirino dei killer Bruno Esposito e Salvatore Castellano, zio e nipote, ex membri del clan Casella-Circone, nato sui relitti del clan Sarno, all’indomani del pentimento delle figure apicali della cosca originaria del Rione De Gasperi con l’intento di colmare il vuoto di potere scaturito dalla fine di un’era camorristica lunga circa trent’anni. I due furono destinatari dello stesso provvedimento che fece scattare le manette per gli altri membri del clan accusati, tra le altre cose, di aver minacciato Carmine Sarno detto “Topolino”, fratello degli ex boss di Ponticelli, costringendolo a consegnargli la sua impresa di pulizie e soprattutto l’agenzia dei cantanti.
Una volta tornati in libertà, dopo aver scontato la pena, a differenza degli altri membri di quel sodalizio camorristico nascente, Castellano ed Esposito hanno voltato pagina. Il primo è andato via da Napoli e si è ricostruito una vita lontano dalle brutture della camorra, il secondo è rimasto a Ponticelli, ma non risulta contiguo alla malavita locale.
Il motivo per il quale lo scorso venerdì 16 settembre sono finiti al pronto soccorso dell’ospedale del Mare con plurime ferite d’arma da fuoco alle gambe è da riscontrare in motivazioni di carattere personale, completamente avulse dallo scenario camorristico.
Un dramma familiare che narra di una ragazza, figlia di uno dei due uomini finiti nel mirino dei sicari, che si è innamorata della persona sbagliata. Non è ancora chiaro se il giovane con il quale la donna ha intrapreso una relazione sia contiguo al clan De Micco, l’unico dato certo è che Castellano ed Esposito, quel pomeriggio, si sono recati in via Carlo Miranda, il “nuovo” quartier generale dei De Micco per risolvere quella delicata questione familiare.
Secondo una prima ricostruzione, il compagno della donna non avrebbe partecipato all’incontro, affidando ad altre persone il compito di perorare la sua causa. In questo clima è maturata la gambizzazione di zio e nipote che si sono recati autonomamente al pronto soccorso del nosocomio ponticellese per sottoporsi alle cure del caso.
In questa vicenda, la camorra non è la voce narrante, ma lo sfondo che concorre ad incupire una storia di per sé triste.