La carcassa di un’auto incendiata, sulla quale campeggiano in maniera ancora evidente insulti e frasi denigratorie indirizzate ai De Micco: questo è ciò che resta dell’azione volta a schernire ed umiliare boss ed affiliati al clan dei “Bodo” all’indomani del raid in via Carlo Miranda a Ponticelli, strada in cui vivono diversi affiliati alla cosca che fino a pochi mesi fa deteneva il controllo capillare del territorio.
Uno scenario mutato repentinamente. Se fino a poco tempo fa, i De Luca Bossa si vedevano costretti a restare relegati nel loro rione, il Lotto O, subendo la forza egemone dei De Micco, negli ultimi tempi sono i reduci di quest’ultimo clan a subire la brama di rivalsa e vendetta dei rivali.
Un clan che ha fortemente subìto il colpo inflitto dallo stato con l’arresto di Marco De Micco. Dallo scorso aprile, infatti, le quotazioni del clan fondato da quest’ultimo per colmare il vuoto di potere generatosi nell’era post-Sarno, sono andate incontro ad un brusco ed inaspettato ribasso. Nessuno, quando il quartiere era sotto la sfera egemone del boss Marco De Micco, avrebbe osato indirizzare al suo clan un affronto così sonoro.
La scorsa notte è accaduto, a riprova di quanto le scarcerazioni recenti abbiano concorso a galvanizzare i rivali. Christian Marfella prima, Giuseppe De Luca Bossa poi. Già, perché tra le strade del quartiere costretto ad ospitare l’ennesima faida di camorra, pochi dubbi vi sono circa la paternità di quel raid.
L’auto vandalizzata ed incendiata, risultata rubata lo scorso maggio ed intestata ad un incensurato di Posillipo, poco dopo la mezzanotte di martedì 13 settembre, era stata condotta in via Carlo Miranda, zona di residenza di diversi affiliati al clan De Micco. Imbrattata con una bomboletta spray. Insulti, parolacce, frasi infamanti e denigratorie, ma non era abbastanza. Perfino un water è stato collocato sul tettuccio dell’auto per rimarcare il concetto, per infliggere un duro colpo all’orgoglio degli acerrimi rivali, nel cuore di una delle zone del quartiere sotto il loro controllo. Un affronto pesantissimo, ma più simile all’atto di rivalsa che s’incastona nell’ambito di scaramucce tra ragazzini che alle fasi salienti di una faida di camorra tra clan che si contendono il territorio. Un episodio che conferma e sottolinea che le rivalità tra i due clan sono proiettate ben oltre i meri interessi economici. Odio, rancore, sentimenti ostili, insanguinati dal desiderio di vendetta, proiettano le ostilità in uno scenario più cruento, dove l’onore viene prima di tutto e conta più di tutto.
Tutto ad un tratto, i De Micco non fanno più paura. Quegli stessi De Micco che pochi mesi prima avevano imposto la loro temibile egemonia a suon di azioni efferate, motivo per il quale il boss dei “Bodo” si trova in carcere da cinque mesi, accusato di aver pianificato ed ordinato la morte del 23enne Carmine D’Onofrio, il figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, quello stesso Giuseppe De Luca Bossa scarcerato appena tre giorni fa.
Resta ancora da capire chi e perchè abbia incendiato l’auto: sono stati i De Micco per cancellare ogni traccia di quell’umiliante azione indirizzatagli oppure è opera dei rivali per attirare in strada un nemico da stanare?
La replica dei De Micco non si è fatta attendere ed è stata affidata a TikTok, ancora una volta. Uno degli account creati per rilanciare la credibilità del clan De Micco, all’indomani dell’arresto di Marco De Micco ha modificato il suo nome con il chiaro intento di lanciare un messaggio ai rivali: “rimanete sempre le palle nostre”. Proprio come accade nelle schermaglie tra bande.