Ennesima notte concitata nel quartiere napoletano di Ponticelli dove, intorno alle 2 di martedì 13 settembre, un’auto è stata incendiata in via Carlo Miranda, la stessa strada che pochi giorni fa è stata teatro di una “stesa”. In quella circostanza, un proiettile ha raggiunto il motore di un condizionatore al terzo piano di un edificio.
Sul posto sono giunti i vigili del fuoco per domare le fiamme e i carabinieri per i rilievi del caso. Dagli accertamenti dei militari dell’arma è emerso che l’auto data alle fiamme era intestata ad un incensurato ed era stata rubata lo scorso maggio a Posillipo.
In un primo momento, l’ipotesi più accreditata era quella dell’auto incendiata per fungere da “esca”, ovvero, un raid incendiario voluto per attirare l’attenzione del proprietario dell’auto con i killer nascosti e pronti ad ucciderlo, laddove avesse agito d’istinto portandosi in strada per sedare le fiamme. Una ricostruzione che poteva rivelarsi plausibile laddove l’auto fosse stata riconducibile ad uno dei tanti elementi di spicco della malavita locale che abitano in zona. Un modus operandi tutt’altro che inedito, in quanto, in passato, è già accaduto che per eliminare un obiettivo da stanare che consapevole di rischiare la vita, si guardava bene dall’uscire di casa, i rivali siano entrati in azione inscenando una simulazione di furto per poi incendiare la vettura del nemico da uccidere. Proprio come accadde nel Parco Merola di Ponticelli, il rione che si trova nei pressi di via Miranda, nel maggio del 2016, quando i De Micco entrarono in azione per far uscire allo scoperto Emanuele Cito detto “Pierino”.
In quella circostanza, l’auto intestata alla moglie di Cito fu spinta fino al cancello d’ingresso del parco e poi incendiata. Il ras che in quel periodo stava cercando di fondare un sodalizio autonomo e per questo era entrato in contrasto con i De Micco, affacciandosi al balcone, vide i sicari del clan rivale nascosti dietro le auto in sosta ed iniziò ad inveire contro di loro urlando frasi di elogio indirizzate alla polizia di Stato e che inneggiavano al pentimento.
A differenza di quest’ultimo episodio, tanto eclatante quanto dall’inequivocabile chiave interpretativa, il raid andato in scena la scorsa notte si colloca in uno scenario meno nitido, soprattutto in virtù di talune voci di popolo che si sono rapidamente diffuse nel quartiere e che ancora attendono di trovare effettivo riscontro nella realtà.