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I De Luca Bossa scatenati a Ponticelli sotto la guida di Christian Marfella

Luciana Esposito di Luciana Esposito
9 Agosto, 2022
in Cronaca, In evidenza
0
Giorni di paura ed apprensione a Ponticelli, non si teme solo l’agguato, ma anche il pentimento di una donna-boss
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Sta beneficiando di un permesso che dalle 18 alle 20 gli consente di allontanarsi dall’abitazione del Lotto O di Ponticelli nella quale sta scontando i domiciliari: questo il motivo per il quale, da qualche giorno, Christian Marfella è tornato a marcare le strade del quartiere, mostrandosi a bordo di una motocicletta.

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Tornato in libertà lo scorso 27 giugno, Marfella dovrà scontare ancora qualche settimana agli arresti domiciliari, monitorato a distanza con il braccialetto elettronico. Il figlio del boss di Pianura, Giuseppe Marfella, e di Teresa De Luca Bossa, madre del sanguinario killer ergastolano Tonino ‘o sicco, Christian sta utilizzando le due ore giornaliere di libertà delle quali può beneficiare, non ci certo per sgranchirsi le gambe.

Non sono passate inosservate “le scese” del rampollo di casa De Luca Bossa nelle zone-simbolo del potere dei rivali del clan De Micco, soprattutto perchè compiute rigorosamente a volto scoperto. Una scorribanda di moto e scooter che sfila nei fortini dei “Bodo” con il chiaro intento di contestarne l’egemonia. Fino a pochi mesi fa, infatti, i De Micco avevano relegato i De Luca Bossa nel rione Lotto O, obbligandoli a subire incursioni armate. Inoltre gli avevano imposto il pedaggio di una salatissima tangente sulle piazze di spaccio che i De Luca Bossa si sono visti costretti a pagare. Una serie di vessazioni ed angherie che si alternano su entrambi i fronti da anni e che proiettano la disputa in corso per il controllo del territorio ben oltre i meri confini degli interessi economici. Vecchie ruggini e rancori, ma soprattutto morti da vendicare.

Antonio Minichini, Carmine D’Onofrio, due giovani membri della famiglia De Luca Bossa uccisi dallo stesso nemico e dalla stessa logica criminale. Due omicidi che hanno squarciato una ferita insanabile nell’orgoglio di una temprata famiglia d’onore come quella dei De Luca Bossa che dal loro canto non hanno mai smesso di urlare vendetta.

Carmine D’Onofrio e Antonio Minichini

Così come hanno destato analogo scalpore le incursioni del commando capeggiato da Marfella nel Rione De Gasperi, ex fortino dei Sarno, gli acerrimi nemici che il suo fratellastro ha cercato di scalzare, fondando quel clan del quale attualmente proprio Marfella rappresenta l’interprete più autorevole ed espressivo.

Non si sente al sicuro nel Lotto O, Christian Marfella, e per questo mira a trasferirsi altrove. Nei rioni in odore di camorra di Ponticelli, non è affatto un segreto che Marfella abbia in mente un piano ben preciso: piazzare la bandiera dei De Luca Bossa sul Rione De Gasperi. E’ proprio nel fortino degli ex boss di Ponticelli che il rampollo di casa De Luca Bossa mira a trasferirsi. Un modo per portare a compimento anche un atto di rivalsa proprio nei confronti degli odiati Sarno, messi alla gogna dopo il pentimento. Quando era pressappoco un ragazzino, per indurre i fratelli Sarno a ritrattare, Marfella più volte aveva fatto irruzione nel Rione De Gasperi per minacciare i superstiti della famiglia. L’episodio più eclatante avvenne quando il fratellastro di Tonino ‘o sicco puntò una pistola alla tempia del padre dei Sarno. Impadronirsi di quel rione significa mettere la firma su un’azione eclatante, destinata a rilanciare notevolmente le credenziali del clan che mira a consacrare, mettendo all’angolo i De Micco.

In quest’ottica si collocano le minacce indirizzate ai familiari di Luisa De Stefano, donna-boss del clan delle “pazzignane”, attualmente detenuta e condannata all’ergastolo, nonchè madre del collaboratore di giustizia Tommaso Schisa. Proprio il pentimento di quest’ultimo rappresenterebbe il tallone d’Achille sul quale i De Luca Bossa stanno facendo leva per intimare ai parenti che ancora vivono arroccati nel Rione De Gasperi di consegnargli le case.

Il pentimento di Tommaso Schisa, maturato nel corso dell’estate del 2019, scatenò un vero e proprio terremoto a Ponticelli. Ciononostante, la maggior parte dei familiari del rampollo del clan delle “Pazzignane” hanno rifiutato di entrare nel programma di protezione destinato ai parenti dei collaboratori di giustizia per continuare a vivere nel quartiere, sicuri del fatto che prendere le distanze dalla scelta del giovane Schisa, li avrebbe resi immuni da ritorsioni e vendette. Tuttavia, seppure i fatti che si sono alternati nel corso di questi anni abbiano smentito questa tesi, i reduci del clan delle “Pazzignane” non vogliono saperne di lasciare Ponticelli, meno che mai le loro case nell’ex roccaforte dei Sarno.

Il clan De Luca Bossa, sotto la salda guida di Marfella, non si sarebbe limitato solo a questo: di recente, avrebbe imposto la chiusura delle piazze di spaccio che si rifiutano di corrispondere anche a loro la tangente, oltre che ai De Micco. Un atto di irriverenza che sminuisce l’autorità del clan De Luca Bossa, riconoscendo la sola supremazia dei De Micco e che per questo necessita di essere severamente punito.

Inoltre, di recente, i De Luca Bossa hanno ritrovato il supporto di un prezioso innesto, scarcerato da pochi giorni.

Chiaro è l’intento della cosca del Lotto O di irrompere con veemenza sulla scena camorristica ponticellese per imporre la propria supremazia.

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