Il clima torna ad arroventarsi nel Rione De Gasperi di Ponticelli e non solo per le temperature da record, nettamente al di sopra della media stagionale.
Proprio come accadde l’estate scorsa, nell’ex fortino dei Sarno si registrano una serie di fibrillazioni che lasciano intendere che sia in atto una disputa tra clan o quantomeno tra soggetti contigui alla malavita.
Intorno alle 2.30 di lunedì 18 luglio, i carabinieri della locale tenenza, giunti in via Angelo Camillo De Meis, all’altezza dell’isolato 27, hanno trovato la carcassa di una fiat Panda totalmente distrutta dalle fiamme. Si tratta solo dell’ennesimo raid a scopo intimidatorio avvenuto negli ultimi tempi in quella stessa zona. Poche settimane fa, diversi colpi d’arma da fuoco furono indirizzati verso l’abitazione di un residente nell’isolato 27. Si tratta di una persona che di recente avrebbe occupato in maniera coatta una delle abitazioni tumulate in seguito al piano di assegnazione dei nuovi alloggi, proprio per impedire ad altri nuclei familiari di impadronirsene con la forza.
Una situazione ben nota alle istituzioni locali, quella che si registra tra i fatiscenti palazzoni del rione costruito nel secondo dopoguerra per garantire un alloggio temporaneo ai reduci del conflitto bellico. La prima fase del piano di assegnazione dei nuovi alloggi, alla quale dovrebbe far seguito l’abbattimento degli isolati sfollati, altro non ha fatto che favorire gli interessi dei malavitosi che possono beneficiare di un clima macabro e discreto, complice l’assegnazione a macchia di leopardo che ha trasformato gli isolati coinvolti nel piano di assegnazione ed abbattimento in palazzi-fantasma, occupati da poche famiglie sprovviste dei requisiti necessari per ambire ad un alloggio Iacp.
Il neoinquilino dell’isolato 27 sarebbe finito nel mirino dell’aspirante ras del Rione che contestualmente all’arresto del boss Marco De Micco, avrebbe approfittato del momento di oggettiva difficoltà del clan egemone per conquistare una posizione autorevole in quel contesto. Nella fattispecie, avrebbe preteso il pagamento di una percentuale sui proventi dello spaccio da parte di tutte le piazze di droga presenti nel rione. In questo clima sarebbero maturati due scenari che non sono passati inosservati.
In primis, l’aspirante ras avrebbe imposto la chiusura della storica piazza di droga dell’isolato 10, capeggiata dapprima da una delle sorelle De Stefano e da suo marito e poi dai suoi figli. I due coniugi si sarebbero ritirati dal business, rintanandosi in un gettonato luogo di vacanza della riviera romagnola, anche con l’intento di stemperare i toni, mentre i giovani eredi sarebbero stati costretti a sospendere l’attività di spaccio, complici vecchie ruggini e rancori che concorrono tutt’oggi a minare pesantemente il rapporto tra “le pazzignane” e quella che un tempo fu una recluta del clan Sarno. Un conto in sospeso scaturito in un passato che sembra lontano anni luce e che risale ai tempi in cui il rione, quello stesso rione oggi ridotto in povero, rappresentava il cuore pulsante dell’economia criminale napoletana. Uno scenario inasprito dal pentimento del giovane Tommaso Schisa, figlio della “Pazzignana” Luisa De Stefano.
Di tutt’altra natura, invece, la disputa sorta con il nuovo residente dell’isolato 27 che, una volta insediatosi nell’alloggio acquistato con il beneplacito della donna dedita alla compravendita delle “case murate” versando la modica cifra di 500 euro, si starebbe dedicando a sua volta all’attività di spaccio di stupefacenti, seppure in maniera marginale. Proprio perchè i proventi dello spaccio sarebbero irrisori, sufficienti a “tirare a campare”, costui starebbe manifestando riserve al cospetto della tangente pretesa dal “ras” che di tutta risposta gli starebbe indirizzando una serie di “avvertimenti”.