Nell’ambito dello sdrucciolevole scacchiere camorristico ponticellese, le mosse più significative registrate di recente vanno senza dubbio riscontrate nel ritorno in libertà di due figure di spicco del clan De Luca Bossa.
Se fino a qualche tempo fa la cosca del Lotto O viveva stretta nella morsa della paura, complice la tangibile minaccia insita nella furia egemone del clan De Micco, di recente, il vento sembra stia tornando a soffiare a favore degli eredi della cosca fondata dal sanguinario killer ergastolano Tonino ‘o sicco.
Il ritorno in libertà di Christian Marfella, annunciato ed atteso da diverso tempo, è avvenuto nel momento più propizio per i De Luca Bossa. Figlio del boss di Pianura Giuseppe Marfella e di Teresa De Luca Bossa, nonchè fratellastro di Tonino ‘o sicco, Christian è dotato delle caratteristiche necessarie per ricoprire il ruolo di leader. L’unico dei figli del boss Marfella ad aver deciso di marcare la scena camorristica ponticellese, a differenza dei fratelli, radicati a Pianura. Una scelta scaturita soprattutto in virtù dell’incondizionata venerazione che nutre per il suo fratellastro e che ostenta con orgoglio, come un collier, per effetto del tatuaggio che gli contorna il collo: “Tonin’ 0 sicc'”.
A dispetto della sua giovane età, prima di finire in carcere, Christian Marfella ha messo la firma su plurime azioni camorristiche eclatanti: dalle minacce ai parenti dei Sarno, nell’era del post pentimento, principalmente indirizzate al padre degli ex boss di Ponticelli, passando per alcuni degli agguati più eclatanti portati a compimento al seguito dei D’Amico, nell’eterna faida contro i De Micco. Una guerra inasprita dall’assassinio di Antonio Minichini, figlio del boss Ciro Minichini ed Anna De Luca Bossa, maturato proprio per mano dei sicari del clan De Micco.
Una morte che ha solcato una ferita indelebile nell’orgoglio del clan e nel cuore della famiglia De Luca Bossa che da quella fredda sera di gennaio non ha mai smesso di bramare vendetta. Una velleità rilanciata dal recente assassinio di Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, anch’egli ucciso dai De Micco.
Le recenti ordinanze confermano che negli ultimi mesi di detenzione Marfella stava già ricoprendo un ruolo cruciale impartendo direttive ai pochi reduci del clan De Luca Bossa ancora in libertà, perlopiù giovani ragazzi, acerbi ed inesperti. Il figlio del boss di Pianura e “Donna Teresa” li ha invitati ad adottare un profilo basso, all’indomani dell’assassinio di D’Onofrio, temendo che una condotta scellerata potesse innescare una mattanza.
Lo scenario inquietante configuratosi all’indomani dell’assassinio di Carmine D’Onofrio, impensieriva soprattutto “Chicco”, alias Emmanuel De Luca Bossa, il figlio minore di Tonino ‘o sicco. Sapeva di essere braccato, “Chicco”, nonostante fosse detenuto agli arresti domiciliari. La sua compagna non fa nulla per nascondere la sua apprensione ai genitori, soprattutto quando affacciandosi al balcone, scorge un’auto sospetta in sosta, sotto la sua abitazione. La tensione sale alle stelle quando Marco De Micco fa irruzione nel Lotto O, accompagnato da uno dei cecchini dalla mira infallibile al soldo della sua cosca.
Emmanuel e la sua compagna, in procinto di diventare genitori per a terza volta, dopo l’assassinio del cugino bramano di andar via da Napoli. In ogni caso, il giovane annuncia la prudente volontà di restarsene relegato in casa anche dopo aver terminato di scontare la pena, in attesa di decidere il da farsi.
Proprio di recente, i De Luca Bossa hanno festeggiato, alla loro maniera, il ritorno in libertà di Chicco. Una festa fragorosa e sfarzosa voluta anche per esorcizzare lo spettro della paura. Un intento che il figlio minore di ‘o sicco rilancia anche tramite i social, pubblicando foto che lo mostrano in pubblico. Proprio lui che durante il periodo in cui il cugino Carmine era sotto le sue direttive, lo invitò ad adottare un atteggiamento prudente, invitandolo ad evitare di pubblicare foto e taggarsi nei luoghi che era solito frequentare.
Difficile capire se De Luca Bossa junior abbia optato per il ritorno in libertà contestualmente alla scarcerazione di Marfella o se il momento in cui ha terminato di scontare i domiciliari sia coinciso con il rilascio della figura destinata a rilanciare le quotazioni del clan di famiglia.