Come spesso accade nei giorni successivi ad un’azione camorristica eclatante che ha esposto i civili ad un pericolo concreto e tangibile, gli abitanti di Ponticelli, soprattutto i residenti in viale Margherita, teatro del raid avvenuto sabato scorso, 1° luglio, si mostrano tutt’altro che propensi ad assumere un atteggiamento omertoso.
La camorra torna a sparare a Ponticelli e lo fa in pieno giorno, esplodendo dozzine di colpi di mitraglietta lungo una delle strade più popolari del quartiere, non tenendo minimamente conto della presenza dei tanti cittadini. Scene di guerriglia urbana, nel cuore del centro cittadino, in uno scenario e in un contesto ben diverso da quello dei tanti rioni di edilizia popolare del quartiere.
Una strada alberata, ricca di palazzi ed attività commerciali, ma anche di bar, circoli per anziani e sedi di associazioni attive sul territorio.
A seminare terrore e spari lungo una delle strade più battute di Ponticelli, un sicario armato di mitraglietta, con il volto coperto, a bordo di uno scooter guidato da un complice.
I cittadini che hanno assistito alla scena raccontano che il killer ha aperto il fuoco nei pressi del “Super Bar” e non del “bar degli sportivi” che si trova a pochi metri di distanza. I residenti in zona, ci tengono a puntualizzarlo, perchè le scene che si registrano tra i tavolini di quel bar, da diverso tempo, sono oggetto di lamentele e di malcontenti.
Una sorta di quartier generale degli esponenti della malavita locale che non si limiterebbero a frequentarlo solo per sorseggiare un caffè. I cittadini costretti a vivere in quel clima di dilagante degrado, inciviltà ed illegalità raccontano che faticano a passeggiare sui marciapiedi, perchè completamente invasi da moto e scooter, mentre la puzza di cannabis dilaga a tutte le ore del giorno e della notte. Schiamazzi e baldoria, non di rado, si protraggono fino all’alba. Ad animare le ore notturne ostruendo il riposo dei cittadini onesti, i soliti volti noti della criminalità locale che i padri di famiglia che vorrebbero dormire prima di andare incontro all’ennesima giornata di lavoro, si guardano bene dal redarguire.
Un presidio dove imperversa anche l’attività di spaccio, secondo quanto riferito dai residenti in zona che nelle ore successive al raid hanno anche avvicinato i carabinieri giunti sul posto per effettuare i rilievi del caso per denunciare quella situazione diventata ormai insostenibile.
Il raid che ha concorso ad arroventare il clima durante il tardo pomeriggio di sabato 1° luglio, tuttavia, non sarebbe l’unico sussulto di camorra registrato di recente lungo quella stessa strada.
Diversi cittadini denunciano che, due o tre giorni prima, si sarebbe verificato un episodio analogo. Una data che coincide con la scarcerazione di Christian Marfella, punta di diamante del clan De Luca Bossa, tornato in libertà proprio mercoledì 29 giugno, esattamente tre giorni prima del raid andato in scena sabato scorso.
Seppure il figlio di Teresa De Luca Bossa e del boss di Pianura Giuseppe Marfella sarà monitorato a distanza fino a settembre, grazie al braccialetto elettronico, solo gli inquirenti potranno accertare se quella pioggia di proiettili sia o meno frutto della ritrovata esaltazione da parte dei De Luca Bossa che potrebbero aver festeggiato il ritorno in libertà di un elemento di spicco del clan sfidando a muso duro i De Micco, consapevoli di stanare proprio in quella sede i reduci dei “Bodo” chiamati a ricompattare il clan in seguito all’arresto del boss Marco De Micco.