Ennesimo raid vandalico indirizzato alla memoria di Paolino Avella, 17enne vittima della criminalità che il 5 aprile del 2003 pagò con la vita il rifiuto di consegnare il motorino ai rapinatori che lo avvicinarono all’uscita del liceo “Salvatore Di Giacomo” di San Sebastiano al Vesuvio e che lo speronarono in via Matteotti, al culmine di un inseguimento, provocandone la morte.
L’episodio verificatosi nei giorni scorsi nel cimitero di Pollena Trocchia è solo l’ultimo di una lunga serie. Azioni deprecabili sul piano morale e volte ad oscurare il ricordo del giovane che sette giorni dopo quel tragico evento avrebbe raggiunto la maggiore età.
Poco dopo la morte di Paolino, proprio accanto al ciglio della strada lungo la quale si è consumata la sua ultima corsa, è stata istituita una stele sulla quale è riportato un verso della sua canzone preferita:
Un luogo di culto e di memoria dove amici, parenti, cittadini sono soliti depositare fiori, immagini, sacre, che in più di una circostanza sono stati strappati da ignoti.
Episodi diventati sempre più ricorrenti negli ultimi mesi. Tra i più eclatanti, il taglio dell’oleandro che era cresciuto spontaneamente e la sparizione della sciarpa del Napoli che gli amici di Paolino avevano legato all’albero che giace accanto alla stele nei giorni successivi alla tragedia. Quella sciarpa era rimasta lì per circa 19 anni, resistendo al caldo e alle intemperie, fino a quando non è stata fatta sparire.
Un gesto percepito come un guanto di sfida lanciato da chi forse mira ad oscurare il ricordo e la memoria di quella giovane vita stroncata da un evento tanto violento quanto ancora tristemente ricorrente.
L’amministrazione comunale di San Sebastiano al Vesuvio ha rilanciato l’intenzione di mantenere vivo il ricordo e alta l’attenzione consegnando simbolicamente all’avvocato Avella – il papà Paolino, nonchè presidente dell’Associazione a lui intitolata – una nuova sciarpa del Napoli autografata dai calciatori azzurri. Contestualmente, di sua spontanea volontà, un cittadino aveva legato una nuova sciarpa all’albero che è stata fatta sparire pochi giorni dopo.
Motivo per il quale, Alfonso Buonagura, docente del liceo sansebastianese e la giornalista Luciana Esposito, compagna di scuola di Paolino, nei giorni scorsi hanno letteralmente inchiodato all’albero una nuova sciarpa, collocandola più in alto, servendosi di una scala, per rendere più ardua l’impresa ai malintenzionati.
A pochi giorni di distanza da questo intervento, voluto per rilanciare con forza e fermezza l’impegno a mantenere viva la memoria e il ricordo del 17enne, ignoti si sono introdotti nel cimitero di Pollena Trocchia e hanno prima cercato di forzare la porta della cappella che accoglie la tomba di Paolino Avella, per poi mandare in frantumi il vetro e simulare un furto, limitandosi a sottrarre una scala e due sedie di plastica, lasciando sull’altare due candelabri di ottone bagnati in argento. Un gesto che risuona come la chiara intenzione di lasciar comprendere che chi ha violato il luogo in cui riposano le spoglie della giovane vittima innocente della criminalità, non lo abbia fatto per trafugare oggetti, assecondando una delle mode più in voga tra i “cacciatori di metallo”.
Furti ed irruzioni notturne nei cimiteri del napoletano avvengono di frequenza, soprattutto per rubare le fioriere in rame, tuttavia il raid che ha distrutto i vetri della cappella di Paolino Avella sembra assumere ben altra connotazione, anche perchè, in quella circostanza, non si sono registrati altri furti. Uno scenario che ricostruisce quella che a tutti gli effetti risuona come un’incursione finalizzata a consegnare un monito inquietante.
Sul caso indagano i carabinieri della tenenza di Cercola.