La dispersione scolastica è uno fenomeni principali sui quali si è focalizzato il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, tenutosi nella giornata di mercoledì 18 maggio nel Palazzo del governo, alla presenza del Prefetto di Napoli, Claudio Palomba, delle forze dell’ordine e del primo cittadino partenopeo. Una riunione necessaria convocata d’urgenza, alla luce dell’escalation di violenza minorile registrata di recente.
Al vaglio del Comitato, l’introduzione di una misura finalizzata a contrastare l’assenteismo scolastico revocando il reddito di cittadinanza ai genitori dei minori che non vanno a scuola.
Un segnale forte, finalizzato a porre un argine ai casi di violenza e devianza giovanile sempre più frequenti.
In tal senso presto sarà programmato un incontro per definire le modalità operative per procedere alla revoca di alcune tipologie di indennità, tra cui appunto il reddito di cittadinanza, ma anche altre misure minori incluse nel piano sociale di zona. Una volta definita, la misura potrebbe riguardare anche altre categorie di soggetti responsabili di illeciti, quali i parcheggiatori abusivi.
La dispersione scolastica è una piaga che riguarda soprattutto le regioni meridionali, come si evince dal report sull’abbandono degli studi pubblicato a maggio dello scorso anno dal Miur, e relativo a due bienni scolastici (2017-2018 e 2019-2020). Nel focus redatto dal Ministero, la Campania occupa il terzo posto nella speciale classifica nazionale dell’abbandono scolastico nella scuola secondaria di I grado. Il poco invidiabile primato spetta alla Sicilia, con un tasso di abbandono dell’1,07%, valore calcolato sul totale degli alunni frequentanti: seguono Calabria e Campania, rispettivamente con lo 0,75% e lo 0,74%. Nel Molise, la regione più virtuosa, il tasso di dispersione si attesta allo 0,34%.
A Napoli e provincia – qualora la proposta andasse in porto – riguarderebbe più di 160 mila famiglie, tante quante sono quelle che beneficiano della misura di sostegno introdotta con l’arrivo dei grillini al Governo. Un numero di famiglie superiore a quelle che complessivamente beneficiano della stessa misura in Lombardia, Piemonte, Veneto, Trentino e Val d’Aosta.