Prosegue a ritmo ancor più incalzante, la campagna di comunicazione finalizzata a rilanciare le quotazioni del clan De Micco di Ponticelli su TikTok, il social network di maggiore tendenza tra i giovani.
All’indomani dell’arresto del boss Marco De Micco, “i responsabili della comunicazione” dell’omonimo clan che gestiscono i profili riconducibili alla cosca, hanno fortemente puntato su video ed immagini per diramare segnali espliciti.
Nei giorni successivi al blitz che ha fatto scattare le manette per il leader del clan ed altre sei persone accusate, a vario titolo, di aver partecipato alla pianificazione e all’esecuzione dell’omicidio del 23enne Carmine D’Onofrio, è nato un “account gemello” di quello istituito per divulgare il nuovo logo del clan De Micco: “BodoXXregnano2”.
Chiaro, dunque, l’intento di rilanciare e consolidare anche nel mondo virtuale l’alleanza e l’egemonia delle due famiglie/clan che convergono in un unico cartello camorristico.
Pubblicati e poi cancellati anche una serie di video-tributo che riproponevano le fotografie degli affiliati al clan, finiti in manette insieme a Marco De Micco, accompagnati dalla frase “Nessuno ci ferma siamo unici”.
Plurimi i video dedicati al boss e fondatore del clan che ripropongono la stessa fotografia: Marco De Micco immortalato mentre indossa un cappello con visiera nero sulla quale spicca una vistosa “B” bianca. Sguardo di pietra e volto inespressivo. “Siamo sempre forti, lo stato ci ha colpito, ma noi siamo sempre più forti, il resto è noia”, si legge nei commenti. Anche in questo caso, alcuni dei frame pubblicati per esaltare le gesta del boss arrestato sono poi stati rimossi.
Un modus operandi dal quale trapela la foga mista ad ingenuità che ispira le gesta degli admin dei profili e che lascia intendere che dietro quei profili ci siano giovanissimi, molto probabilmente ragazzini che avranno provveduto a rimuovere i contenuti compromettenti per il clan in seguito ai richiami dei “grandi”.
In tale ottica si colloca l’episodio avvenuto lo scorso 16 aprile. Poco dopo la mezzanotte, proprio l’account costituito all’indomani del recente blitz, “bodoxxregnano2”, aveva pubblicato una serie di post in cui il clan “ufficializzava” la nascita di un nuovo cartello camorristico, confermando e sottolineando l’alleanza con i Mazzarella.
“Bodo-XX-Mazzarella una cosa sola”, si legge nel frame che ripropone un articolo di giornale che narra proprio dell’alleanza tra i de Micco e la storica famiglia camorristica di San Giovanni a Teduccio.
“Gli facciamo venire l’ansia solo a nominarci Bodo-XX-Mazzarella”, scrive “bodoxxregnano2”.
Il messaggio viene divulgato contestualmente anche dall’account “BodoXXregnano” accompagnato alla frase: “Bodo-XX-Mazzarella siete le nostre palle” con tanto di “bandiera nera”, l’emoticon che simboleggia la fusione delle tre famiglie camorristiche che convergono, per l’appunto, in un unico drappo.
Poche ore dopo, i contenuti sono stati rimossi.
Nei rioni in odore di camorra, a questo episodio viene attribuito un significato ben preciso.
Consapevole di avere i giorni contati, poco prima di essere arrestato, il boss Marco De Micco avrebbe indicato come suo successore proprio un “pezzo da 90” appartenente alla storica famiglia camorristica di San Giovanni a Teduccio, il quale sarebbe “sceso” a Ponticelli nelle ore immediatamente successive all’arresto di “Bodo”, proprio per espresso volere di quest’ultimo.
Un passaggio del testimone che doveva restare segreto, affinchè l’erede al trono dei De Micco potesse beneficiare della necessaria discrezione per agire indisturbato.
Marco De Micco avrebbe così designato come suo successore un camorrista più cinico e dotato della tempra e dell’esperienza necessarie per vestire gli abiti del boss, snobbando l’ultimo dei fratelli De Martino. Una scelta frutto di una serie di esigenze precise e probabilmente scaturita anche dalla volontà di preservare il giovane “XX”, notoriamente incapace di vestire gli impegnativi abiti del leader.
Il supporto di un cartello camorristico solido e autorevole, in un momento di tangibile difficoltà, può effettivamente evitare che la storia si ripeta. Nel 2017, infatti, all’indomani del blitz che privò il clan De Micco di 23 elementi di spicco, compresi il killer per antonomasia, Antonio De Martino, e il boss Luigi De Micco, fratello di Marco, il clan si rifondò frettolosamente, facendo leva su giovani inesperti e alle prime armi riconducibili alla famiglia De Martino che non riuscirono a contenere la forza dirompente del cartello camorristico costituito dai clan alleati di Napoli est. Forte degli errori del passato, il clan De Micco privilegia il supporto degli alleati più forti, stroncando sul nasce la possibile necessità di puntare sul secondo mandato degli “XX”.
L’annuncio che ufficializzava la nascita di un mostro a tre teste costituito dai De Micco, De Martino (XX) e i Mazzarella non è passato inosservato, seppure quel post sia rimasto online solo per poche ore. Un autogol clamoroso, in virtù del fatto che il giovane De Martino era stato riconosciuto a capo del corteo di moto e scooter che ha marcato il territorio con una serie di “scese” nelle ore successive all’arresto di Marco De Micco e pertanto tutto lasciava erroneamente presagire che fosse lui il nuovo capoclan. Una strategia voluta probabilmente per inscenare un acuto depistaggio, utile a favorire l’insediamento dei Mazzarella a Ponticelli.
I plateali post pubblicati su TikTok lo scorso 16 aprile, tuttavia hanno solo confermato quello che nei rioni in balia della camorra era molto più di un blando ed infondato sentore.
Nei giorni successivi all’arresto di Marco De Micco, infatti, coloro che orbitano negli ambienti malavitosi del quartiere, avevano notato l’insistente e strategica presenza di una dozzina di soggetti ritenuti contigui al clan Mazzarella. Del resto, le velleità di quest’ultimo clan in relazione a Ponticelli sono ben note. Non è un segreto, infatti, che da tempo immemore i Mazzarella ambiscano ad appropriarsi del controllo dei traffici illeciti di un quartiere in cui soprattutto la droga assicura introiti consistenti. Prima alleati dei Sarno, poi dei De Micco, famiglia con la quale hanno sempre coltivato un ottimo rapporto, i Mazzarella hanno anche un’altra valida ragione per scendere in campo con l’intento di preservare l’egemonia dei “Bodo”.
Così come ampiamente confermato dalle recenti attività investigative, a sostenere i De Luca Bossa nella faida contro i De Micco è l’Alleanza di Secondigliano, il cartello camorristico storicamente ostile ai Mazzarella.
Due fazioni camorristiche che annoverano una struttura forte ed articolata, oltre che consolidata nel tempo e pertanto perennemente in lotta per il controllo dell’intera area napoletana.
Ponticelli è un bottino appetibile che i Mazzarella intendono preservare sotto la loro sfera egemone, ma alla loro maniera. Quindi senza plateali ostentazioni di forza, tenendo i riflettori spenti per privilegiare il buon esito degli affari illeciti, nell’ossequioso rispetto del vecchio codice d’onore, sconosciuto alle nuove leve della camorra, ma che nel caso dei clan più longevi e datati della storia della città, rappresenta uno dei più solidi punti di forza che ne ha garantito la sopravvivenza, malgrado le plurime avversità fronteggiate negli anni: arresti, omicidi, pentimenti.