Alle 00.30 di giovedì 21 aprile un ordigno lanciato dalla rampa del cavalcavia di via Luca Pacioli ed esploso in via Angelo Camillo De Meis, lungo il perimetro al confine tra Cercola e Ponticelli, ha riacceso l’incubo delle bombe nel quartiere della periferia est di Napoli.
Il boato è stato avvertito anche dai cittadini che vivono a diversi chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione che hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine che immediatamente giunte sul posto, hanno effettuato i rilievi del caso. L’ordigno non ha arrecato particolari danni, ma la modalità di esecuzione del raid si conferma, ancora una volta, palesemente pericolosa.
Copione analogo a quello andato in scena lo scorso maggio, quando un ordigno fu lanciato dalla rampa della statale che sovrasta via Esopo, il fortino del clan De Martino, con il rischio di compiere una strage. Ipotesi tutt’altro che remota in una zona che pullula di abitazioni, senza tralasciare la possibilità di colpire auto o persone in transito, proprio com’è accaduto la notte scorsa.
All’indomani del blitz che ha tradotto in carcere il boss Marco De Micco, era ben tangibile la percezione che l’equilibrio camorristico diventasse, di giorno in giorno, sempre più labile e precario.
Un sentore fragorosamente diventato realtà la scorsa notte.
Il modus operandi e la matrice lasciano presagire che ci sia la firma dei de Luca Bossa anche sul sesto raid avvenuto a Ponticelli nell’arco di un anno.
La bomba esplosa la scorsa notte e lanciata nei pressi dell’abitazione di soggetti contigui al clan De Micco, risuona come un guanto di sfida indirizzato ai “Bodo” da parte dei reduci della cosca del Lotto O.
Se all’indomani dell’omicidio di Carmine D’Onofrio, il 23enne figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, i superstiti del clan fondato dal sanguinario killer Tonino ‘o sicco avevano deposto le armi riconoscendo la supremazia dei De Micco, restando relegati nelle loro abitazioni, animati dal vivo e palpabile terrore di finire in pasto ai sicari del clan rivale, in seguito al blitz che ha fatto scattare le manette per il boss Marco De Micco ed altri sei affiliati responsabili, a vario titolo, proprio dell’omicidio di D’Onofrio, il vento che spira sui rioni in odore di camorra di Ponticelli sembra essere repentinamente cambiato.
Malgrado il giovane D’Onofrio sia stato ucciso perchè identificato come l’attentatore che lo scorso 28 settembre piazzò un ordigno artigianale in via Piscettaro, nei pressi dell’abitazione del boss Marco De Micco, i De Luca Bossa sembrano non aver abbandonato l’idea di riaffermare la propria egemonia servendosi delle bombe.
Nella fattispecie, l’ordigno esploso la scorsa notte potrebbe assumere un duplice significato.
In primis, in vista dell’imminente riesame che difficilmente potrà portare alla scarcerazione di Marco De Micco e degli altri affiliati al clan arrestati lo scorso 4 aprile, i De Luca Bossa possono aver rotto gli indugi lanciando un esplicito segnale ai rivali.
Tuttavia, il fatto che l’ordigno sia stato lanciato nei pressi dell’abitazione di Francesco Clienti, suocero di Ciro Uccella, entrambi contigui al clan De Micco-De Martino e non nel fortino del clan “XX”, ben si presta ad altre interpretazioni.
Le “scese” che hanno animato le strade di Ponticelli nei giorni successivi all’arresto del boss Marco De Micco, capeggiate dai giovani eredi del clan De Martino, poco spazio lasciano ai dubbi in merito alla riorganizzazione della cosca decapitata del suo boss. Le redini del clan sarebbero infatti nuovamente passate nelle mani di Salvatore De Martino, ultimo dei tre fratelli rimasto a piede libero e da sempre fedelissimi al clan dei “Bodo”. Motivo per il quale un ordigno piazzato nella zona dei De Martino, così come era avvenuto lo scorso maggio, avrebbe assunto ben altro valore inscenando una ben più temibile dimostrazione di forza da parte dei De Luca Bossa.
Proprio per questo, il raid della scorsa notte potrebbe rappresentare il punto di non ritorno nell’ambito di una disputa per la spartizione del territorio tra i due clan. Uno screzio sorto per ragioni legate al giro delle estorsioni in un rione in passato controllato dai De Luca Bossa e di recente rilevato dai De Micco, avrebbe funto da pretesto per avviare ufficialmente le ostilità e rompere la falsata calma apparente che si è protratta per due settimane.
Quello che accadrà nei prossimi giorni, potrà concorrere a far luce anche sull’ultimo sussulto andato in scena a Ponticelli.