“Famiglia Bodo”, “una sola bandiera Bodo”, “Bodo XX regnano”, “Bodo regna”: sono solo alcuni degli account montati ad arte dai De Micco per rilanciare e rivendicare anche su Tik Tok, il social network di maggiore tendenza tra i giovani, l’egemonia del clan che a suon di azioni eclatanti è riuscito a riconquistare Ponticelli.
Decine di video che ripropongono le immagini dei leader del clan, accompagnati da musiche, messaggi e soprattutto emoticon volte ad enfatizzare le gesta dei “Bodo” e rimarcarne la supremazia.
Immagini e concetti che scatenano l’ira dei rivali, così come comprovano i commenti che si alternano in coda ai video. Frasi di esaltazione che si alternano a botta e risposta tra fazioni avverse. Senza pudore, senza censure.
Dall’omicidio di Flavio Salzano, esplicitamente rivendicato con orgoglio dai De Micco, alla faida con i D’Amico fino a quella più recente con i De Luca Bossa, senza tralasciare i messaggi indirizzati ai Sarno.
La malavita si spoglia dell’omertà e della riservatezza che hanno puntualmente accompagnato le gesta camorristiche ispirate dall’ormai obsoleto codice d’onore per vestire i più moderni e paradossali abiti dell’irriverente ostentazione, come se l’affiliazione e l’istigazione a delinquere non fossero un reato.
Indicativo è il fatto che le foto degli affiliati al clan riproposte nei video sono sempre le stesse, disposte in sequenze diverse o limitandosi a modificare solo lo stralcio della canzone che accompagna le immagini. Una strategia tutt’altro che casuale, voluta per far sì che quei volti ritornino alla ribalta e restino impressi nella mente dei followers e dei rivali, indistintamente.
Video che dilagano anche sugli account dei giovani vicini al clan De Micco, non necessariamente affiliati. Tra loro ci sono anche i ragazzi estranei alla malavita che “simpatizzano” per i Bodo e che nella condivisione di quel modello emulativo vedono appagato il desiderio di sentirsi parte di qualcosa di importante, prestigioso, potente. Tanto basta a sottolineare l’efficacia di questa strategia comunicativa. Ai ragazzi soggiogati dal mito di “Marco de Micco detto Bodo” basta condividere un link per appagare il senso d’appartenenza.
Tutt’altro che casuale la scelta dei brani da affrancare alle immagini. Le canzoni privilegiate sono ovviamente quelle che incitano alla malavita e che narrano le gesta dei “ragazzi di strada”.
Un modus operandi che palesa una vera e propria strategia di marketing e comunicazione avviata dai De Micco e finalizzata ad incrementare la fascinazione e i consensi con il chiaro intento di consolidare e rilanciare le quotazioni del clan, soprattutto tra le nuove generazioni.
I Bodo parlano ai giovani, servendosi del linguaggio dei giovani.
L’esponenziale aumento di like e seguaci che si registra di giorno in giorno, conferma il buon esito della strategia avviata dal clan dei tatuati che può contare già su un cospicuo gruppo costituito da giovanissimi.
I De Micco hanno inoltre “presentato” su Tik Tok il nuovo “logo” del clan, nato anche e soprattutto per rilanciare il solido gemellaggio con i fedeli alleati di sempre: il clan De Martino, il cui marchio distintivo è “XX”.
Una strategia avviata poco prima del blitz che ha tradotto in carcere il boss Marco De Micco ed altri sei affiliati, accusati a vario titolo dell’omicidio del 23enne Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa.
Un dettaglio che lascia ipotizzare che consapevole dell’imminente arresto, il boss si sia servito anche della campagna di scouting avviata sui social network per sopperire all’esigenza di rinfoltire il clan per preservare il controllo del territorio, in vista di un probabile attacco da parte dei rivali. Un pericolo che può essere sventato solo allestendo un solido gruppo di fuoco. Così come accaduto in un passato recente, quando nel 2017 un’operazione analoga fece scattare le manette per il boss Luigi De Micco, fratello di Marco, e per altre figure apicali del clan, anche in questo momento di innegabile difficoltà “i Bodo” hanno passato il testimone alle giovani leve che proprio come accadde nel 2017, fin dalle ore successive agli arresti, stanno marcando il territorio inscenando delle “scese”, processioni di moto e scooter volute per rimarcare l’egemonia. Gli eredi del clan De Micco stanno presidiando in particolar modo i rioni in cui si registra le presenza di fazioni rivali.
Il connubio social network-camorra si conferma un trend pericolosamente in crescita, così come sottolineato nella relazione per il primo semestre 2021 della Direzione Investigativa Antimafia che rileva come “forte è il rischio che l’identità mafiosa possa prendere il sopravvento anche attraverso la credibilità e l’autorevolezza del profilo social che esalta e diffonde la reputazione criminale del soggetto con lo status di uomo di camorra”.
La malavita nell’era dei social network si fa anche così.