Il ritorno a Ponticelli di due figure di spicco della malavita locale potrebbe mutare l’equilibrio camorristico, ancor più alla luce dell’arresto del boss Marco De Micco, reggente dell’omonimo clan.
Due scarcerazioni imminenti sono destinate a delineare un nuovo scenario e ad incidere sugli equilibri camorristici ponticellesi, già messi duramente alla prova dal recente blitz.
Due “pezzi da 90” della malavita locale, il cui imminente ritorno in libertà viene annunciato e “sponsorizzato” ormai da tempo dai familiari, mediante dozzine di video pubblicati sui social network, quasi a voler anticipare che il clan d’appartenenza si appresta a risalire la china aggrappandosi ad uno dei suoi “cavalli di razza”.
A breve si apriranno le porte del carcere per Christian Marfella, figlio del boss di Pianura Giuseppe Marfella e della donna-boss del Lotto O, Teresa De Luca Bossa, il cui segno particolare è proprio il tatuaggio che porta scalfito sul collo: “Tonino ‘o sicco”, il soprannome del fratellastro. Un’esplicita ed orgogliosa rivendicazione d’appartenenza alla famiglia e al clan fondato dal primo autore di un attentato stragista con autobomba in Campania.
Figlio di due personaggi di primo ordine della camorra partenopea, fin dai primi vagiti, Christian ha deciso di seguire le orme del fratellastro, marcando la scena camorristica della periferia orientale partenopea, a differenza degli altri figli di Giuseppe Marfella che, invece, si sono insediati a Pianura.
Arrestato a febbraio del 2013, all’età di 19 anni per associazione di tipo mafioso, omicidio e reati di droga, Marfella jr è stato condannato a 10 anni e 18 mesi. Ragion per cui, tra benefici e sconti di pena, manca ormai davvero poco alla sua scarcerazione.
Il giovane rampollo della famiglia De Luca Bossa tornerà in libertà poco più che trentenne, dopo aver trascorso gli anni migliori della sua giovinezza in regime detentivo. Ad attenderlo troverà uno scenario fortemente inasprito da recenti avvenimenti.
Alla morte di suo nipote Antonio Minichini, figlio della sorellastra Anna De Luca Bossa, maturato nel 2013 per volere del clan De Micco, si aggiunge un altro omicidio analogo che allunga la scia di sangue che la famiglia De Luca Bossa mira a vendicare. Lo scorso ottobre, anche il 23enne Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, è andato incontro allo stesso destino. Proprio le indagini scaturite in seguito all’omicidio di quest’ultimo hanno spalancato le porte del carcere al boss Marco De Micco.
Un assassinio che ha riaperto una ferita mai sanata per i De Luca Bossa, inasprendo vecchie ruggini e fomentando l’astio e il rancore contro i rivali di sempre.
Il figlio di Peppino si trova seppellito accanto a suo cugino Antonio Minichini nel cimitero di San Giovanni a Teduccio.
Tutto lascia presagire che Christian Marfella potrebbe inscenare l’attesa vendetta per rendere ai rivali del clan De Micco l’affronto subito per ben due volte dalla sua famiglia.
Christian Marfella è un giovane ben più avvezzo alla malavita e con la tempra e il carisma necessari per intraprendere azioni efferate, virtù non riscontrate nei figli di Antonio De Luca Bossa. Proprio la ritrovata presenza di un leader vero potrebbe legittimare i reduci del clan del Lotto O a sfidare i De Micco, già ridimensionati dai recenti arresti.
Ben più delicata e complessa, invece, la situazione che si sta per delineare tra le rovine del Rione De Gasperi.
In procinto di scarcerazione anche Giovanni De Stefano detto “Giovannone”, fratello della “pazzignana” Luisa, attualmente detenuta e condannata all’ergastolo.
“Giovannone” fu arrestato nel 2012 per estorsione aggravata dal metodo mafioso, insieme agli altri superstiti del clan Sarno che per vendicarsi del pentimento degli ex boss di Ponticelli, taglieggiarono e minacciarono Carmine Sarno detto “topolino”. Il fratello dei boss che in quegli anni decisero di passare dalla parte dello Stato, non era mai stato invischiato in vicende malavitose. Gestiva un’impresa di pulizie e un’agenzia di cantanti che fu costretto a cedere proprio agli ex affiliati al clan dei fratelli sotto minaccia. Sopraffatto dai soprusi e dagli abusi subiti, “Topolino” denunciò i suoi estorsori che di recente hanno finito di scontare la loro pena. Eccezion fatta proprio per “Giovannone” che ha incassato altri due anni di detenzione per aver aggredito una guardia penitenziaria. La sua scarcerazione è attesa nel corso del 2022.
Anche “Giovannone” troverà uno scenario fortemente mutato ad accoglierlo.
Un clima fortemente ostile, scaturito dalla politica irriverente e ribelle intrapresa da sua sorella Luisa quando il clan De Micco iniziava a vacillare, fortemente rimaneggiato da una pioggia di arresti eclatanti nel 2017. Motivo per il quale, una volta ripristinato il controllo del territorio, i De Micco stanno dando filo da torcere ai parenti della De Stefano, proprio per rimarcare la necessità di punire i plurimi torti subiti.
Dettaglio tutt’altro che irrilevante, i De Stefano annoverano tra i ranghi della loro famiglia la presenza di un pentito eccellente: Tommaso Schisa, il primogenito di Luisa De Stefano, nonché nipote di “Giovannone”.
I suoi “compagni di pena”, gli ex reduci del clan Sarno, arroccati tra le rovine delle “case murate” del rione De Gasperi, dopo aver mostrato una timida resistenza, hanno riconosciuto la supremazia dei De Micco, in seguito all’agguato avvenuto ad agosto del 2021, in cui perse la vita Salvatore De Martino. Tuttavia, gli equilibri potrebbero mutare rapidamente e il gruppo che si rifondò in seguito al declino dei Sarno, potrebbe nuovamente ricompattarsi.
Un insieme di elementi che delineano un quadro che impensierisce la famiglia De Stefano: non è un segreto che diversi parenti di “Giovannone” stiano facendo di tutto per convincerlo a trasferirsi in Germania, dove troverebbe ad accoglierlo una sorella che vive lì da tanti anni, sedando così sul nascere qualsiasi focolaio di pericolo.
L’aspirante boss dal carcere, tuttavia, seguita a lanciare messaggi che delineano ben altri scenari.