Con l’arrivo della primavera e la continua diffusione del covid, soprattutto della variante Omicron, diventa davvero difficile non confondere i sintomi peculiari del virus con quelli delle patologie tipiche di questo periodo, soprattutto perchè le varianti colpiscono le alte vie respiratorie.
La primavera è infatti la stagione di allergie, asma, riniti e rinocongiuntiviti. È quindi importante cercare di non confondere i sintomi di questi disturbi con quelli del coronavirus, soprattutto delle varianti Omicron e Omicron 2. Anche se, come ricordano gli esperti, solo il tampone molecolare può escludere o confermare con certezza un’eventuale positività al Covid.
Questi disturbi di stagione sono patologie che hanno indubbiamente un forte impatto sulla popolazione considerando che, secondo fonti aggiornate e accreditate, in Italia circa la metà della gente soffrirebbe di allergie respiratorie con un trend in aumento costante. Questi dati non possono e non devono essere sottostimati e in tempi di Covid, inevitabilmente, portano a dover operare un’indispensabile differenziazione, tanto più se correlati all’azione patogena di Omicron che ha un tropismo cellulare diverso da quello delle altre varianti note, avendo sviluppato una specifica selettività verso tessuti diversi da quello polmonare e manifestando una straordinaria capacità di infettare le cellule della mucosa del naso. Da qui la sua potente contagiosità ma anche la sua attitudine a provocare disturbi prevalentemente a carico delle alte vie respiratorie, per molti versi sovrapponibili a quelli che, in questa stagione, si presentano nei soggetti con storia clinica di pollinosi, anche nota come ‘febbre da fieno’.
Nelle forme stagionali di rinite i sintomi predominanti sono costituiti da crisi di violente e irrefrenabili starnutazioni, colanaso con rinorrea acquosa e trasparente, prurito e congestione nasale; meno frequenti sono prurito al palato, gola e orecchi.
Nelle forme perenni questi sintomi sono più sfumati e prevale soprattutto l’ostruzione nasale, eventualmente complicata dalla sovrapposizione di sintomi come disturbi della fonazione, riduzione dell’olfatto, possibili complicazioni infettive locali con secrezione nasale più densa e viscosa.
Nelle riniti che perdurano da molto tempo sono anche presenti, soprattutto nei bambini, una ‘facies’ caratteristica, con tipico aspetto ‘adenoideo a bocca aperta’, dovuta alla cronica ostruzione nasale, e un atteggiamento peculiare detto ‘saluto nasale’ per il frequente sfregamento del naso verso l’alto, con formazione di una ‘piega nasale’ trasversale a livello del terzo inferiore del naso.
Un altro elemento che caratterizza le forme allergiche di rinite, soprattutto quelle a carattere stagionale, è il frequentissimo coinvolgimento congiuntivale, con disturbi oculari che molto spesso sono quelli che più influiscono negativamente sulla qualità di vita dei soggetti pollinosici e che sono tipicamente rappresentati da arrossamento e prurito degli occhi, intensa lacrimazione, fotofobia, con possibile coinvolgimento anche dei bordi palpebrali.
Passando all’infezione da Sars-Cov-2, invece, questa si presenta del tutto inaspettatamente rispetto ai ritmi codificati dai classici calendari pollinici da decenni sempre quelli, con un esordio abbastanza repentino caratterizzato da febbre eventualmente associata a brividi del tutto assenti negli allergici.
Possono riscontrarsi anche altri disturbi a carico delle alte vie respiratorie, come mal di gola, tosse e fiato corto, ma anche sintomi più generalizzati come mal di testa e sensazione generale di malessere con possibile dolenzia articolare e muscolare diffusa e migrante, del tutto inediti anche nelle fasi più acute delle crisi allergiche.
Ulteriori elementi distintivi sono la perdita del gusto e dell’olfatto, oramai storicamente caratterizzanti la Covid-19, nel cui corteo sintomatologico mancano, invece, prurito al naso e agli occhi, arrossamento di questi ultimi e lacrimazione.
In ogni caso, il ricorso alla diagnostica molecolare attraverso tampone per Sars-Cov-2 rimane la procedura più corretta, soprattutto per selezionare quei casi in cui possa essersi sovrapposta un’infezione da Sars-CoV-2 in pazienti allergici, ipotesi in questi mesi tutt’altro che improbabile.