Le varianti del virus Sars-CoV-2 darebbero origine a sintomi diversi del Long Covid, ovvero le conseguenze a lungo termine che presentano molti pazienti guariti dal Covid-19. A rivelarlo è uno studio italiano realizzato dall’Università di Firenze e Azienda ospedaliera universitaria Careggi. Gli esiti dello studio saranno presentati il prossimo aprile al Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive che si svolgerà a Lisbona.
Dal report si evince dunque che le varianti del virus possono dar luogo a sintomi diversi nella fase post infezione. Se nella prima ondata gli strascichi da Covid erano rappresentati soprattutto da perdita di gusto e olfatto, nel 2021 i segnali del Long Covid sarebbero cambiati in maniera significativa.
Dallo studio italiano dell’Università di Firenze e dell’Azienda ospedaliera universitaria Careggi è emerso che i sintomi del Long Covid – ovvero gli strascichi post infezione – possono variare in base alla variante con cui si è entrati in contatto.
In base ai risultati della ricerca, anche la gravità della forma contratta di Covid-19 incide sulle eventuali conseguenze post infezione. Chi infatti ha avuto bisogno di immunosoppressori o di ossigeno durante il ricovero, avrebbe maggiori probabilità di presentare una forma di Long Covid.
Inoltre, lo studio rivela anche che le donne sarebbero più predisposte agli strascichi del virus. Con una percentuale doppia rispetto agli uomini.
Dallo studio emerge che ci sarebbero differenze significative tra i sintomi del Long Covid della prima ondata e quelli del 2021, quando la variante Alfa ha iniziato a circolare maggiormente (oggi le varianti in circolo sono Omicron e BA.2). I sintomi attuali sono soprattutto dolore muscolare, insonnia, cervello annebbiato e ansia o depressione. Mentre sono quasi scomparsi la perdita dell’olfatto, la difficoltà di deglutizione e i problemi all’udito.