Gli incresciosi furti che negli ultimi tempi si sono susseguiti a distanza ravvicinata nel cimitero di via Argine, nel quartiere napoletano di Ponticelli, sarebbero frutto di un’esigenza ben precisa: la disperata necessità di racimolare i soldi per retribuire gli avvocati che si stanno occupando di difendere gli elementi di spicco di un clan della zona, ormai in caduta libera.
Tutti gli indizi, infatti, sembrano condurre in un’unica direzione che porta dritto nel rione in cui sopravvivono i relitti di un clan che non ha mai brillato di luce propria e che in questo momento storico più che mai patisce la forza egemone dei De Micco.
Da quando i “Bodo” – questo il soprannome degli affiliati al clan De Micco – hanno riconquistato il controllo del territorio, tutti i clan che convergevano nell’alleanza che ha avuto la meglio nel periodo in cui si è registrata l’uscita di scena di questi ultimi, non possono fare altro che soccombere e subire in silenzio.
I furti al cimitero di Ponticelli, altro non sarebbero che la prova tangibile del momento di forte difficoltà che stanno vivendo le vecchie famiglie d’onore del quartiere. Nella fattispecie, i vasi in rame trafugati in più circostanze da ignoti che si sono introdotti nel nosocomio del quartiere nel cuore della notte, forzando l’ingresso principale e quello delle cappelle private, sarebbero stati sottratti alle tombe del defunti per sopperire ad una difficoltà ben precisa, patita da un clan arroccato nei pressi di via Argine: racimolare i soldi necessari per pagare la parcella degli avvocati che stanno difendendo i parenti in carcere.
Impossibilitati dall’impetuosa forza egemone del clan De Micco a rifocillare le casse del clan praticando altre attività illecite, ai relitti di una famiglia d’onore ormai sempre più allo bando, non resterebbe da fare altro che “buttarsi sui morti”. Nel mirino degli ignoti ladri seriali non sono finite solo le tombe dei defunti: i furti di oggetti in metallo, infatti, sono all’ordine del giorno nell’intera zona. Non solo i vasi in rame che con assoluta certezza quei malintenzionati sanno di trovare al cimitero, ma anche le biciclette dei bambini incustodite o lasciate all’esterno delle abitazioni sono più volte finite nel mirino dei ladri seriali. Senza tralasciare i fili in rame presenti nei cavi elettrici che forniscono illuminazione ai parchi pubblici del quartiere che più volte sono stati sottratti.
Piccoli e riprovevoli furti di caratura analoga, si stanno verificando con frequente incidenza negli ultimi tempi, proprio per racimolare il maggior numero di metalli utili a garantire una ragionevole fonte di guadagno.
Un’escalation di furti che ha suscitato forte malcontento tra i residenti in zona, oltre che tra i parenti dei defunti più volte costretti a ricomprare le fioriere sottratte dalle tombe dei loro cari.
Un dettaglio che non è passato inosservato agli occhi dei frequentatori assidui del cimitero di Via Argine è “l’incolumità” della quale hanno beneficiato le lapidi e le cappelle private dei parenti di personaggi di spicco della malavita locale. Il fatto che talune tombe siano state risparmiate dall’assalto dei rapinatori notturni, agli occhi della comunità locale, altro non rappresenta che la prova della “vigliaccheria” di un clan che, ancora una volta, dimostra di esser forte solo contro i deboli e gli indifesi, oltre che l’acclarata volontà di non attirare il disappunto e le inimicizie di chi non subirebbe di buon grado quel genere di affronto, vivendolo come un vero e proprio atto di profanazione della tomba dei propri congiunti.
L’amministrazione comunale ha annunciato da diverso tempo l’imminente installazione delle videocamere che dovrebbero fungere da fattore deterrente.