Lo studente italiano, trovato morto nella stanza del college americano al quale era iscritto, si sarebbe suicidato. La paura di essere espulso dall’Istituto che frequentava, a causa di un provvedimento disciplinare, lo avrebbe spinto a compiere l’estremo gesto. Questa l’ipotesi emersa nelle ultime ore intorno al giallo della morte di Claudio Mandia, il 17enne salernitano ritrovato senza vita nella notte tra giovedì e venerdì scorso nella Ef Academy di Tarrytown, a nord di New York. Nessuno al momento parla ufficialmente di suicidio, ma tutte le indicazioni raccolte tra gli studenti e le persone che partecipano all’indagine portano verso questa strada.
Il giovane sarebbe caduto in preda alla disperazione per una severa sanzione, l’isolamento in una stanza dell’istituto accompagnato dalla minaccia di espulsione che gli sarebbe stata applicata dopo la contestazione di una presunta irregolarità – un sospetto plagio – nello svolgimento di un compito. Proprio durante l’isolamento di tre giorni, riservato agli studenti sospesi, sarebbe maturato il suicidio. Il giovane si sarebbe tolto la vita alla vigilia del suo 18esimo compleanno.
Erano stati gli stessi genitori del giovane studente a mettere sotto accusa l’Istituto, parlando di “trattamenti inimmaginabili” a cui sarebbe stato sottoposto il ragazzo prima della tragica morte. Il papà Mauro, imprenditore con un’attività di esportazione all’estero di surgelati e la madre, Elisabetta Benesatto, docente di Scienza delle Comunicazioni nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, erano andati a New York per festeggiare il diciottesimo compleanno del figlio e lì hanno scoperto che invece il ragazzo era morto.
Saranno le indagini in corso da parte delle autorità locali a far luce sulla morte del giovane originario di Battipaglia. È già stata eseguita l’autopsia e sono stati sentiti i primi testimoni. La EF Academy ha emesso un comunicato nel quale ha scritto: “Siamo profondamente, profondamente addolorati per la tragica scomparsa di Claudio Mandia. I nostri pensieri sono con la sua famiglia e i suoi amici qui a New York e a casa in Italia”. L’Istituto si è difeso dalle accuse dei genitori di Mandia e dei loro avvocati. “La sicurezza della nostra comunità scolastica è sempre la nostra massima priorità. Abbiamo politiche e procedure molto forti per quanto riguarda la salute e il benessere dei giovani che sono lontani dai loro paesi d’origine”. L’Academy ha sottolineato di essere “in stretto contatto con le autorità locali che stanno indagando sulle circostanze della sua morte. Abbiamo il cuore spezzato e ci siamo offerti di fornire tutto il supporto che la famiglia di Claudio potrebbe richiedere, mobilitando anche consulenti e supporto aggiuntivo per la nostra comunità scolastica più ampia”. L’Istituto ha però fatto sapere anche “di non voler rilasciare ulteriori commenti”. E ha vietato ai cronisti di accedere al campus universitario.
Ora l’indagine, più che sui motivi dell’espulsione, rispetto alla quale Claudio poteva tentare di fare appello, si concentra sul trattamento del ragazzo nei tre giorni in cui è rimasto in isolamento. In genere in questi casi l’alunno viene separato dai compagni: lascia la stanza che divide con uno o due altri studenti e finisce in una camera isolata in un altro edificio. Ma la detenzione solitamente dura poco, il tempo di preparare il viaggio di rientro nel Paese di provenienza. La polizia vuole capire che cosa sia successo invece in quei tre giorni.