Il 9 febbraio 1981, infatti, lungo il fiume Platani, tra Cianciana e Alessandria della Rocca a nord di Agrigento, un commando di sicari armati di lupara trucidarono Vincenzo Mule, Domenico Francavilla e Mariano Virone rispettivamente di 15, 32 e 47 anni, tutti incensurati.
Il mandante di quella strage fu Totò Riina: da Corleone ordinò ai killer Salvatore Madonia e Giovanni Brusca di entrare in azione per uccidere il boss di Cattolica Eraclea, Liborio Terrasi, entrato in conflitto con il capo mafia di Ribera, Carmelo Colletti.
Fu uno dei due sicari, Giovanni Brusca, a ricostruire la dinamica della strage in sede processuale: “Erano in tre, quattro le persone sul trattore e li abbiamo eliminati tutti senza, però, che sapessimo chi erano, chi non erano. Non sapevamo nulla. Dopodiché il trattore si è fermato, si è messo su una scarpata, si è messo un po’ di traverso, che si spaventavano pure che si stava ribaltando, c’erano queste persone. Poi io ho sparato con il fucile, altri con la pistola. Abbiamo completato l’operazione e ce ne siamo tornati a San Giuseppe Jato”.
Vincenzo Mulè, 15enne di Cattolica Eraclea, faceva il pastorello e lavorava per aiutare la famiglia. Quel giorno chiese ai tre uomini un passaggio sul trattore per attraversare il fiume e fu così che andarono tutti incontro allo stesso destino.