Emergono nuovi dettagli che concorrono a chiarire le circostanze in cui è maturato l’omicidio del piccolo Francesco, il bambino di 2 anni e mezzo morto annegato nelle acque del mare di Torre del Greco. La 40enne Adalgisa Gamba, la madre del piccolo, aveva programmato nei minimi particolari come uccidere il figlio, ossessionata dalla paura che fosse autistico.
Aveva navigato su internet e tramite Google era giunta da sola a quella diagnosi. Come spesso accade, anche la madre di Francesco si è affidata al web per fare quella diagnosi fai da te piuttosto che chiedere l’aiuto di un medico che avrebbe potuto consigliarla e indirizzarla. Dopo quella idea che si era fatta la 40enne navigando tra un sito e l’altro, “la paura dell’autismo era diventata un’ossessione” che l’ha portata a “rifiutare completamente il bambino”. Se si scrive la parola autismo nel motore di ricerca Google vengono subito proposti diversi siti internet che parlano di sintomi, cause, e di come capire se un bambino è autistico oppure no. Per una persona che non dispone di conoscenze mediche adeguate, non sono però molto facilmente interpretabili e quelle informazioni possono concorrere solo ad alimentare ansie e confusione. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, una frase terribile è stata trovata dagli investigatori su una chat WhatsApp, scritta mentre il piccolo piangeva: viene fuori una frase agghiacciante mentre il bimbo piangeva: “O vogliamo farlo schiattare e magari si toglie il vizio”.
Per il giudice Fernanda Iannone, che ha convalidato il fermo della Procura di Torre Annunziata, la madre che ha affogato il suo bambino di soli 2 anni e mezzo, aveva “programmato l’efferato gesto”. La donna, che “non provava affetto verso lui”, la scorsa domenica 2 gennaio ha quindi deciso di uccidere la sua creatura, Francesco, annegandolo nelle acque davanti i lidi balneari di via Calastro a Torre del Greco. Il giudice per le indagini preliminari ha scritto che la 40enne“ha pianificato nei minimi dettagli” quell’atto “crudele, sconsiderato e assolutamente innaturale”.
Per questo motivo, a seguito di un lungo interrogatorio, il giudice ha preso la decisione di convalidare il fermo e disporre il trasferimento della Gamba in carcere. Inoltre, su richiesta avanzata dall’avvocato Tommaso Ciro Civitella, difensore dell’indagata, ha nominato il dottor Camillo De Lucia per effettuare accertamenti urgenti. L’indagata è infatti ritenuta “pericolosa, spregiudicata e incline a delinquere”. Ancora da capire se la sua situazione sia compatibile con il regime carcerario.
L’omicidio è avvenuto la scorsa domenica sera, 2 gennaio. Il padre del piccolo, una volta ritornato a casa, non aveva trovato né la moglie né il figlio. Immediatamente l’uomo aveva allertato le forze dell’ordine e si era recato sulla spiaggia dove ha visto la moglie in mare, seduta su uno scoglio, con il piccolo tra le braccia, ormai privo di vita. Il padre è stato poi ascoltato in caserma con altri testimoni che avevano assistito alla tragedia. Tra questi anche i due giovani che avevano aiutato il marito a portare a riva la moglie e il corpo del figlio. L’uomo ha detto ai carabinieri senza tanti giri di parole che la 40enne aveva premeditato tutto, perché aveva scelto di uscire quando sapeva che lui non era in casa.