La mafia uccide i bambini e anche le donne.
Un dato di fatto confermato dai numeri e che sfata il falso mito per antonomasia, secondo il quale uno dei principi cardine del codice d’onore della mafia garantisca l’immunità a donne e bambini.
In Italia sono 105 le donne uccise dalla mafia.
Lo ha ricordato in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne l’onorevole Gianluca Cantalamessa, capogruppo Lega Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno delle mafie.
“Le donne non si toccano. Il comandamento aureo della legge criminale, quello da rispettare per potersi dire uomini d’onore, è un dogma osservato solo a parole perché i dati affermano il contrario. – ha affermato Gianluca Cantalamessa – “Ben 105 sono infatti le donne vittime di mafia – aggiunge – oggi abbiamo il dovere di ricordare chi è stata vittima due volte: della mafia e della violenza contro le donne perché ha voluto liberarsi e ribellarsi all’oppressione mafiosa”.
Una mattanza dettata da logiche diverse da quelle riconducibili ai femminicidi, ma ugualmente efferate.
Donne colpite da proiettili vaganti, ma anche vittime di vendette trasversali o che hanno pagato con la vita la decisione di collaborare con la giustizia, come è accaduto ad Anna Sodano, un nome assente nell’elenco delle vittime innocenti della criminalità. Un numero che non concorre ad infoltire le statistiche. Una storia brutale, dimenticata velocemente, seppure il corpo di quella giovane donna non sia mai stato ritrovato.
Correva l’anno 1997 e la 27enne Anna Sodano, insieme a suo marito Gennaro Busiello, gestiva una piazza di spaccio nel Rione De Gasperi di Ponticelli. Erano gli anni d’oro dei Sarno, il clan nato proprio in quel rione della periferia orientale di Napoli e che era riuscito ad imporre la sua supremazia ben oltre i confini del quartiere. I Sarno erano una forza incrollabile, capace di tenere sotto scacco mezza Napoli, compresi i comuni dell’entroterra vesuviano. Un controllo del territorio totale e capillare, conquistato a suon di azioni efferate. Ne era consapevole Anna Sodano che stanca di vivere imbrigliata nelle dinamiche della malavita, aveva deciso di tagliare il cordone che la legava ai Sarno, passando dalla parte dello Stato. Anna voleva un futuro migliore per sè e per i suoi figli. Lontano da Ponticelli e dalle grinfie della camorra. Aveva già iniziato a collaborare con la giustizia, contribuendo con le sue rivelazioni al sequestro di un importante carico di armi.
Quando in carcere si sparse la voce del pentimento della donna e che i gregari del clan erano riusciti ad intercettarla, i Sarno lasciarono che fosse il marito a decidere il da farsi: fu Gennaro Busiello, infatti, a dare “la benedizione” ai boss di Ponticelli, affinchè risolvessero “il problema” mettendo a tacere per sempre quella donna che aveva osato sfidare il clan praticando un imperdonabile atto d’infedeltà.
“Datele un bacio da parte mia, prima di ucciderla”: è così che Busiello avrebbe voluto che i Sarno dicessero addio a sua moglie. Quella moglie che amava, ma che non ha saputo difendere, perchè mai avrebbe osato sfidare l’autorità dei Sarno.
Anna Sodano si trovava in località protetta, ma fu attirata in una trappola con un tranello, orchestrato ad arte dai Sarno. Contattata dalla sua amica più fidata, “la pazzignana” Luisa De Stefano, Anna fu spinta ad allontanarsi dal luogo in cui era al sicuro per accettare la proposta dei Sarno che in cambio del suo silenzio le avrebbero garantito una sistemazione lontano da Napoli e una vita serena ed agiata. Neanche la De Stefano conosceva le reali intenzioni dei gregari dei Sarno che prelevarono la Sodano, una volta giunta nel Rione, e che da quel momento è stata inghiottita nel nulla.
Nessuno l’ha più vista nè il suo corpo è stato mai ritrovato.
I carnefici di Anna si sono spinti ben oltre il bacio commissionato dal marito: la 27enne sarebbe stata violentata da più uomini e per diversi giorni, prima che un colpo di pistola mettesse fine alla sua agonia.
Chi ha conosciuto Anna Sodano la descrive come una donna bellissima. Una bellezza violata dai suoi aguzzini che dopo aver brutalmente abusato di lei, hanno cancellato ogni traccia della sua presenza terrena.
Anna Sodano è sparita nel nulla per appagare l’esigenza del clan che doveva consegnare un monito inquietante a tutti quelli che ipotizzavano di lasciarsi accarezzare dallo stesso desiderio di pentimento.
Il corpo di Anna Sodano sarebbe stato consegnato “agli amici di Sant’Antimo”, un gruppo di affiliati al clan tra i quali non si annoverano collaboratori di giustizia e pertanto nessuno ha mai contribuito a fornire informazioni utili circa il destino al quale sia andato incontro il corpo martorizzato della prima testimone di giustizia della periferia orientale di Napoli.
Nel 2000, tornato in libertà, anche Busiello è andato incontro allo stesso destino che il clan aveva riservato 3 anni prima a sua moglie: ucciso per espressa volontà dei Sarno, quel clan per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa. Anche ordinare l’assassinio di sua moglie.