Ok all’equo compenso per gli editori per l’utilizzo dei loro articoli da parte delle piattaforme online, inclusi i social network, con la possibilità per gli autori di ricevere una quota dei proventi. È una delle norme principali contenute nello schema di decreto legislativo che recepisce la direttiva Ue sul diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale che è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri, con alcune modifiche dopo le osservazioni delle Commissioni parlamentari. Lo schema prevede che le piattaforme online (inclusi i social network), quando concedono l’accesso al pubblico a opere protette dal diritto d’autore caricate dai loro utenti, hanno l’obbligo di ottenere un’autorizzazione da parte dei titolari dei diritti (sono escluse, tra gli altri, le enciclopedie online, i repertori didattici e scientifici, i prestatori di mercati online, i servizi cloud).
La normativa introduce a favore degli autori e degli artisti interpreti o esecutori, tradizionalmente ritenuti più deboli, il principio della remunerazione adeguata e proporzionata al valore potenziale o effettivo dei diritti concessi in licenza o trasferiti. Rispondono al medesimo fine di tutelare la parte debole le misure introdotte in materia di obblighi di trasparenza, di adeguamento contrattuale e di risoluzione del contratto di licenza esclusiva in caso di mancato sfruttamento dell’opera.
Si vogliono in tal modo assicurare compensi adeguati agli artisti del settore musicale, garantendo che le entrate generate dallo sfruttamento delle opere musicali in streaming non siano distribuite in modo sproporzionato. È stato previsto che in alcuni limitati casi la remunerazione di autori e artisti, anziché commisurata ai ricavi che derivano dallo sfruttamento delle loro opere, può essere realizzata in modo forfettario. È stato rafforzato il meccanismo di negoziazione assistita previsto nei casi in cui le parti incontrino difficoltà nel raggiungere un accordo per la concessione di una licenza per lo sfruttamento di opere audiovisive su servizi di video on demand.
“Il recepimento della direttiva europea sul copyright è una buona notizia per tutto il settore dell’editoria. Viene infatti introdotto il principio, che ha rappresentato il punto centrale della battaglia del sindacato dei giornalisti sia a livello europeo sia a livello nazionale, che chi utilizza i contenuti frutto degli investimenti delle imprese e del lavoro dei giornalisti non potrà più farlo senza alcun corrispettivo, ma dovrà riconoscere una giusta remunerazione. Va dato atto al sottosegretario con delega all’editoria, Giuseppe Moles, di aver messo a punto un impianto normativo che potrà garantire di più e meglio il lavoro dei giornalisti, dando agli editori certezze sulle entrate.
L’auspicio è che, adesso, possa partire una stagione di confronto che abbia al centro la valorizzazione del lavoro giornalistico e la lotta al precariato. Nelle misure di sostegno e negli interventi di carattere finanziario a sostegno del settore già varati, così come fra quelli inseriti nello schema della prossima legge di stabilità, il lavoro giornalistico è il grande assente. Continuare a stanziare risorse per il settore consentendo alle imprese di prescindere dalla tutela del lavoro e di continuare ad allargare l’area del precariato e dello sfruttamento è inaccettabile perché si condanna una generazione di giornalisti a non avere un futuro. Per questo, resta ferma la richiesta al governo di convocare le parti sociali a un tavolo permanente per l’editoria per affrontare le numerose criticità irrisolte, a partire dalla definizione dell’equo compenso per i giornalisti”. Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.