Svastiche, bracci tesi e un’idea della politica ferma agli anni Quaranta, incentrata su una concezione del mondo, del rapporto con le persone e degli strumenti da usare per il raggiungimento del potere non solo obsoleta e fuori dal tempo, ma soprattutto illegale.
Alle prime luci dell’alba di oggi, martedì 19 ottobre, la polizia di Napoli ha eseguito numerose perquisizioni domiciliari nei confronti di ventisei persone, indagate per associazione sovversiva di matrice neonazista e suprematista, nell’ambito di una complessa indagine svolta dalla digos partenopea e dalla direzione centrale polizia di prevenzione – servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno. Le perquisizioni, che interessano le province di Napoli, Caserta, Avellino, Siena, Roma, Torino, Ragusa, Lecce e Ferrara, sono state portate a termine con la collaborazione del servizio della polizia postale e delle comunicazioni.
Durante le indagini, sono state intercettate numerose telefonate, che avevano come tema la raccolta di armi e la programmazione di “eclatanti azioni violente”, secondo quanto riferisce in un comunicato il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo. Al centro dell’inchiesta un fantomatico gruppo denominato “Ordine di Hagal”, presente su web con un proprio sito internet e una pagina facebook. L’associazione era caratterizzata da “una rigida compartimentazione informativa in base al livello gerarchico raggiunto e volta a realizzare un avanzato addestramento militare dei suoi adepti, alcuni dei quali risultano aver frequentato, anche all’estero, corsi per l’utilizzo di armi da sparo corte e lunghe e per l’addestramento in tecniche di combattimento corpo a corpo”. I membri dell’associazione neonazista avevano “stretti contatti e frequenti rapporti” con formazioni ultra nazionaliste ucraine apertamente neonaziste. Tra queste figurano il Battaglione Azov, la Misantrophic Division, il Pravi Sector e Centuria. I contatti con tali compagini erano tenuti “anche in vista di reclutamenti nelle fila di tali gruppi militari combattenti”.
Secondo gli inquirenti, Maurizio Ammendola e Michele Rinaldi, di 40 e 46 anni, presidente e vicepresidente dell’Ordine di Hagal, sarebbero i leader del gruppo. La base operativa si trovava a Napoli, ma, grazie all’aiuto di ex soldati ucraini, i campi di addestramento si sarebbero tenuti in numerose città italiane. Vere e proprie lezioni di tecniche di combattimento, uso di armi e metodologia per la gestione degli esplosivi. Le perquisizioni hanno permesso di sequestrare munizioni, armi soft air modificate, un paio di lanciagranate e una vasta gamma di abbigliamento tattico militare. Odio razziale (in particolar modo nei confronti degli ebrei), negazione dell’olocausto e apologia del fascismo erano all’ordine del giorno.
Le prese di posizione “no vax” presenti sul sito internet dell’Ordine di Hagal, venivano utilizzate come “richiamo” per avvicinare proseliti alla causa nazista e negazionista. E’ uno degli elementi emersi dall’inchiesta sull’associazione neonazista.
L’associazione eversiva di matrice neonazista individuata dalla Procura di Napoli utilizzava, per diffondere l’odio razziale, i social e note chat, come WhatsApp e Telegram.
L’Ordine, il cui nome deriva da quello di una runa germanica, è descritto come un gruppo caratterizzato «da una rigida compartimentazione informativa in base al livello gerarchico raggiunto e volta a realizzare un avanzato addestramento militare dei suoi adepti, alcuni dei quali risultano aver frequentato, anche all’estero, corsi per l’utilizzo di armi da sparo corte e lunghe e per l’addestramento in tecniche di combattimento corpo a corpo».
Il gruppo era attivo su internet, con un blog e una pagina Facebook che non sono ancora state oscurate: si definisce una «associazione spiritual-sociale». Oltre a contenuti antisemiti, il sito e la pagina ospitavano frequenti interventi contro i vaccini e contro il 5G: per i pm si sarebbe trattato di una tattica per fare proseliti.