Un blitz che ha tradotto in carcere diverse figure di spicco dei clan Casella e De Martino ha rapidamente ridisegnato lo scenario camorristico a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli, teatro di una guerra di camorra che si combatte ormai da un anno.
Una guerra che anche di recente ha fatto registrare due episodi eclatanti a distanza ravvicinata: l’esplosione di un ordigno artigianale nel fortino dei De Micco, – il clan emergente che mira a riconquistare il quartiere dopo l’irruzione dei clan alleati di Napoli est – seguita dall’omicidio del 23enne Carmine D’Onofrio, figlio illegittimo del ras Giuseppe De Luca Bossa. Gli ultimi due atti di una guerra che ha fatto registrare l’esplosione di 5 ordigni artigianali e di almeno 7 agguati, giusto per citare gli episodi più eclatanti.
L’ordinanza odierna conferma il ruolo centrale ricoperto da Luigi Austero, ex genero della pazzignana Vincenza Maione, poi diventato pezzo da 90 del clan De Luca Bossa, consacrando la sua posizione all’interno del clan anche e soprattutto legandosi sentimentalmente a Martina Minichini, figlia di Anna De Luca Bossa e del boss Ciro Minichini, nonchè sorella del killer ergastolano Michele Minichini. Un provvedimento che lo ha raggiunto in carcere, in quanto le manette per Austero scattarono lo scorso maggio, all’indomani dell’esplosione di tre ordigni artigianali nell’arco di quattro giorni, accusato di essere uno dei protagonisti di quell’escalation di violenza.
Analoga sorte per Nicola Aulisio, figlio di Luigi e nipote dei Casella, finito in carcere insieme a Giuseppe Righetto lo scorso marzo per il tentato omicidio di Rodolfo Cardone e Rosario Rolletta. Oltre a Luigi Aulisio, oggi sono finiti in manette anche i fratelli Eduardo e Giuseppe Casella, figli del defunto boss Salvatore detto Pachialone. Restano a piede libero Vincenzo Casella e Luigi Aulisio detto Alì, padre di Nicola e vittima di un agguato un anno fa, proprio quando la faida con i De Martino entrava nel vivo.
L’altro arresto eclatante è scattato proprio tra le fila del clan “XX”, sigla identificativa del clan De Martino: con l’arresto di Salvatore De Martino, a piede libero resta la madre Carmela Ricci. Tutti detenuti i membri della famiglia che ha ereditato le redini del clan De Micco, all’indomani del blitz che nel novembre del 2017 indebolì sensibilmente il clan, favorendo l’ascesa delle famiglie di Napoli est, alleatesi proprio per avere la meglio sui “Bodo”.
Il padre Francesco e i fratelli Giuseppe ed Antonio erano già in carcere da diversi anni, mentre la madre, Carmela Ricci detta “donna Lina” era tornata a piede libero di recente. C’era la sua regia dietro le gesta dei giovani confluiti nel clan a capo del quale c’era proprio il suo figlio più piccolo, Salvatore, forte anche del supporto e della supervisione del fratello Antonio, soprannominato “XX”, condannato all’ergastolo per due omicidi eclatanti, eppure in grado di impartire consigli e direttive dal carcere. Intorno al ras Salvatore De Martino, un cordone di giovani con piccoli precedenti a carico, galvanizzati dall’idea di marcare la scena camorristica del quartiere da leader. Oltre a Salvatore De Martino è stata raggiunta dal provvedimento odierno anche sua moglie Maria.
Se è vero che nel 2017 un blitz ha sancito la fine dell’era dei De Micco a Ponticelli, è altrettanto vero che il blitz odierno decreta la definitiva consacrazione di Marco De Micco, sempre più leader solitario.
I Casella e i De Martino, per motivazioni simili, potevano rappresentare un problema spinoso per il boss tornato in libertà lo scorso marzo.
Seppure i De Martino rappresentassero la naturale proiezione del clan De Micco, fin dai primi istanti è apparso chiaro che Marco De Micco ha inteso prendere le distanze dagli “XX”, quale forte segnale di disappunto per le gesta compiute nel corso della faida. Un boss ben più cinico e calcolatore, Marco De Micco, uno che se ordina di sparare non è per compiere “stese” o per lanciare plateali segnali di avvertimento, ma per uccidere. Sanguinario, efferato, astuto, scaltro, spietato, Marco De Micco detto “Bodo” si è guardato bene dall’invischiarsi in una guerra non sua per garantire appoggio e supporto ai De Martino. Consapevole del fatto che la giustizia avrebbe fatto il suo corso e che le compagini coinvolte nella faida sarebbero uscite di scena in maniera indolore, “Bodo” si è limitato ad imporre un equilibrio mal digerito soprattutto dai Casella e dai De Martino, in attesa dell’evento che doveva verificarsi e che si è effettivamente verificato quest’oggi.
Costretti a deporre le armi per volere del nuovo boss di Ponticelli, nè i Casella nè i De Martino potevano mirare a contrastare la volontà e l’autorità di De Micco. Pertanto, non potevano fare altro che accettare di sottostare allo stesso padrone. Una condizione che, alla lunga, rischia di sfociare in una pericolosa guerra intestina. Un pericolo sventato dal blitz odierno che consolida e fortifica il clan De Micco, favorendone l’ascesa.
Con i De Luca Bossa sempre più in bilico, soprattutto all’indomani dell’omicidio di Carmine D’Onofrio, figlio naturale di Giuseppe De Luca Bossa, fratello del boss ergastolano Tonino ‘o sicco, che ha fatto scattare il coprifuoco per i reduci del clan, letteralmente terrorizzati dall’idea di finire nel mirino dei killer dei Bodo, la partita a Ponticelli sembra ormai chiusa.
E’ Marco De Micco il nuovo leader maximo di Ponticelli.