La bomba esplosa lo scorso martedì 28 settembre in via Luigi Piscettaro a Ponticelli ha solo ufficializzato e palesato la presenza di nuove frizioni tra clan. Un evento che ha colto tutt’altro che di sorpresa i tanti cittadini onesti che vivono nei rioni in odore di camorra del quartiere geograficamente più esteso e più densamente abitato dell’intera città di Napoli.
Una bomba che disegna uno scenario tutt’altro che incomprensibile per chi quotidianamente è costretto a subire le angherie degli interpreti della malavita locale, tra i quali continua a distinguersi una nuova dark lady.
Si tratta di A.A., soprannominata “bambola di pezza”, sorella di Domenico Amitrano, detenuto ormai da un anno, e nipote dei fratelli Sarno. Classe 1981, è lei a fare le veci del fratello da quando è finito dietro le sbarre. Proprio l’esigenza di mantenere i familiari detenuti, in un momento di particolari ristrettezze dovute alla faida che per un anno ha tenuto banco a Ponticelli, ha portato la lady camorra a mettere la firma su un’azione inedita tra i grigi e fatiscenti palazzoni del Rione De Gasperi.
Tutti i residenti nell’ex bunker dei Sarno sono costretti da mesi a pagare il pizzo a “bambola di pezza”. In che modo?
La dark lady impone agli abitanti del rione di rispondere alla “bussata di porta” dei suoi emissari consegnandogli 10 euro al mese per pagare l’impresa di pulizie che si adopera per pulire le scale dei decrepiti palazzi, emblema di un’emergenza abitativa sempre più dilagante, sempre più disperata.
Esasperati dalle condizioni precarie in cui sono costretti a vivere, pur disponendo dei requisiti necessari per vedersi assegnare quell’alloggio di edilizia popolare che attendono da decenni, beffati dalla malavita che concorre a rendere ancor più infernale il clima nell’ex fortino dei Sarno, in un crescendo di disappunto e malinconia che scaturisce proprio dai ricordi legati agli anni in cui quello stesso Rione De Gasperi era il cuore pulsante della camorra napoletana.
I Sarno seppero ingraziarsi anche i favori dei civili, facendosi promotori di tutt’altra politica, “comprando la fame” della povera gente: dalle spese regalate ai piccoli prestiti elargiti senza mai battere cassa, i re di Ponticelli sapevano che entrando nel cuore del popolo avrebbero tratto benefici ben più preziosi rispetto alle poche centinaia di lire investite per “fare del bene alla gente del rione”.
Nessun abitante del rione ha mai subito le angherie e le vessazioni della camorra, nel corso degli anni, anche dopo il tramonto dell’era dei Sarno, ma i tempi sono cambiati e la nuova “regina del rione” lo ha chiarito senza mezzi termini. I residenti in zona, soprattutto gli anziani, che hanno provato a far valere le loro ragioni, spiegando che in virtù dei miseri mezzi di cui dispongono per sopravvivere, anche 10 euro possono fare la differenza, sono stati minacciati da una squadriglia di giovani che a nome di “bambola di pezza” sono tenuti a fare “il lavoro sporco”, laddove diventi necessario abbracciare le cattive maniere per indurre quella gente a concludere che “è meglio pagare”.
La 40enne sorella di Mimì Amitrano altro non fa che eseguire gli ordini che il fratello gli impartisce in videochiamata, comodamente seduto nella cella del carcere di Secondigliano dove è recluso da ormai un anno. Dopo il sequestro di uno smartphone, nel corso di una perquisizione in cella, ad Amitrano è stato fatto pervenire in carcere un altro cellulare abilitato per effettuare le videochiamate. Lo smartphone gli sarebbe stato recapitato attraverso il supporto di un drone.
La mancanza di soldi dietro le sbarre inizia a farsi sentire ed è questo clima di frustrazione che sta portando Amitrano a spingere la sorella 40enne a non avere pietà di nessuno, pur di garantirgli la detenzione confacente ad un boss. Non solo estorsioni a tappeto e senza pietà, nelle mani della donna c’è anche la prolifera compravendita delle case del rione De Gasperi, a dispetto di un piano di assegnazione, riqualifica ed abbattimento fermo al palo ormai da anni. Nulla è mai cambiato nel corso del tempo, neanche quando i residenti in zona hanno ripetutamente allertato le figure simbolo dell’amministrazione de Magistris circa il pericoloso clima insediatosi nel De Gasperi che rischia di compromettere il progetto di riqualifica che ha funto da cavallo di battaglia della stessa politica di Dema nelle periferie napoletane, in primis Scampia e Ponticelli.
Un legame forte, fortissimo, quello che lega la nuova dark lady a suo fratello, sugellato con un tatuaggio. Una scritta significativa, nonchè titolo di una celebre canzone della neomelodica Giusy Attanasio: “Sì ‘o re do core mio” ovvero “sei il re del cuore mio“, con tanto di corona a rimarcare l’eterna dichiarazione d’amore e fedeltà. Una sorella disposta a tutto per suo fratello, una lady camorra esaltata e galvanizzata dall’idea di marcare la scena camorristica di Ponticelli da protagonista, sulla scia delle gesta che hanno portato suo fratello a finire in carcere per estorsione.
La nuova dark lady di Ponticelli viene descritta come una donna irriverente e cinica che si guarda bene dal metterci la faccia quando si tratta di compiere azioni criminali, proprio per evitare di esporsi oltremodo. Eppure, quel soprannome, il suo soprannome, “bambola di pezza”, aleggia pesante come un macigno sui grigi palazzoni del Rione De Gasperi, dove fino a qualche anno fa a detenere lo scettro di “mamma camorra” era un’altra donna, la “Pazzignana” Luisa de Stefano.
Lanciare un monito severo a “bambola di pezza”, ma anche ai parenti della De Stefano che ancora vivono nel rione, malgrado il primogenito della lady camorra, Tommaso Schisa, due anni fa abbia maturato la decisione di collaborare con la giustizia. Di motivi per passeggiare a piedi e in scooter tra i palazzoni del Rione De Gasperi, “Bodo” ne aveva molteplici e tutti validi e sensati.
Tuttavia, l’apparizione del boss nel “suo” rione non è bastato a placare i livori di “bambola di pezza” nè a rendere il clima più disteso e vivibile per i tanti civili costretti a subire da mesi quel ricatto estorsivo.
Nel corso della precedente detenzione, Domenico Amitrano, forte del legame sentimentale che intercorreva tra sua figlia e un elemento di spicco del clan De Micco, era proprio sul libro paga dei “Bodo”, quello stesso clan con il quale oggi, invece, sta intavolando un braccio di ferro virtuale, impartendo ordini “da remoto”, pur di provare a contrastare l’ascesa di Marco De Micco.
In questo clima, tutt’altro che torbido, non è difficile scrutare il disegno tracciato sul mosaico della malavita locale dalla bomba piazzata nel cuore del quartier generale del clan De Micco, durante la serata di martedì 28 settembre.