Quando il consumatore acquista un elettrodomestico, ha diritto ad una garanzia di 2 anni che gli consente di ricevere assistenza dal produttore o dal rivenditore sul dispositivo acquistato, in caso di difetto di fabbrica o malfunzionamento. Alla garanzia di base, il consumatore può aggiungere la garanzia estesa del produttore, che permette di prolungare l’assistenza e avere anche servizi aggiuntivi.
L’assistenza è un vantaggio per il consumatore, che in caso di difetti dell’elettrodomestico non dovrà affrontare spese aggiuntive per la riparazione o la sostituzione. In questo circolo virtuoso però una parte dell’ingranaggio non funziona molto bene: in diversi casi, anche se l’elettrodomestico non è obsoleto, viene facilmente sostituito per mancanza di ricambi, contribuendo all’accumulo dei RAEE, i Rifiuti di Apparecchiature Elettroniche ed Elettriche. Secondo il parlamento Europeo, il 52,7% di questi rifiuti è costituito da grandi elettrodomestici, che poi si fa fatica a riciclare perché le componenti non sono facilmente separabili. Questi rifiuti quindi, composti spesso da materiale altamente inquinante, impattano pesantemente sull’ambiente e diventano nocivi per la salute.
Come ha agito il Parlamento Europeo per contrastare il fenomeno? Con una legge sul diritto alla riparazione, entrata in vigore a marzo 2021, che ha l’obiettivo di ridurre l’obsolescenza programmata e di rendere facilmente riciclabili i dispositivi elettronici che non funzionano più. Favorire un’economia circolare, basata sul riuso e sul riciclo, è un aspetto al quale dovrebbero mirare tutti, adottando buone azioni per l’elettronica di consumo che aiutano l’ambiente e la salute.
Cosa prevede il diritto alla riparazione
Il diritto alla riparazione, approvato dal regolamento 2021/341 dell’Unione Europea, obbliga i produttori a rispettare specifici criteri di progettazione e assemblaggio di lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi e display, inclusi i televisori, al fine di favorirne la riparazione o il riuso. Impone inoltre ai produttori di rendere disponibli i pezzi di ricambio per un periodo di tempo che va dai 7 ai 10 anni dall’anno di produzione del prodotto. I produttori devono inoltre realizzare le istruzioni per la sostituzione, al fine di facilitare le attività che si occupano di riparazione. La finalità è allungare il ciclo di vita dell’elettrodomestico, fornendo al consumatore l’alternativa della riparazione e non la forzatura alla sostituzione, come accadeva negli ultimi anni. Non è un caso se l’Europa detiene il triste primato mondiale per la produzione di RAEE, circa 16,2% a testa in un anno, con un produzione totale di 53,5 milioni di tonnellate.
Diritto alla riparazione: le criticità
L’approvazione della normativa è sicuramente un grande passo avanti per incentivare un utilizzo più consapevole dei dispositivi elettronici e avere una maggior propensione alla riparazione e al riuso. Ci sono però alcuni aspetti da migliorare. I pezzi di ricambio ad esempio saranno disponibili solo per le ditte autorizzate e i professionisti. Per richiedere la riparazione quindi sarà fondamentale richiedere ad esempio un’assistenza Whirpool qualificata a Napoli. Ci sono perplessità anche sui tempi di consegna, che al momento si aggirano intorno ai 15 giorni lavorativi, che sono molto se si pensa ad esempio ad un frigorifero. Ultimo aspetto da sottolineare, è l’esclusione di smarpthone e portatili dall’elenco degli elettrodomestici per i quali si ha il diritto alla riparazione. Ed è questa una mancanza importante, vista la consuetudine a cambiare smartphone e computer molto prima della fine del ciclo di vita. Si auspicano comunque estensioni della norma e una regolamentazione più capillare per rendere il diritto alla riparazione una legge completa e utile al cittadino e al pianeta.