Su Ponticelli torna ad aleggiare la paura delle bombe e della faida che, a fasi alterne, tiene in ostaggio le vite dei civili da un anno, ormai.
Interrotto bruscamente il clima di calma apparente instauratosi dallo scorso 11 agosto, ovvero dal duplice agguato messo a segno nel Rione De Gasperi di Ponticelli che ha fatto registrare un morto e un ferito tra le file del clan De Luca Bossa.
Durante la serata di martedì 28 settembre, un ordigno è esploso in via Luigi Piscettaro, nei pressi dell’abitazione del padre di Marco De Micco, reggente dell’omonimo clan, stimato essere l’attuale leader della scena camorristica locale.
Tornato in libertà lo scorso marzo, nel bel mezzo della guerra di camorra tra i De Martino, il clan rifondato sui relitti dell’organizzazione criminale forgiata ad immagine e somiglianza proprio delle velleità del boss Marco De Micco, e i Casella-Minichini-De Luca Bossa, gli acerrimi nemici di sempre, “Bodo” – questo il soprannome di Marco De Micco – dopo un primo periodo trascorso in sordina è tornato alla ribalta, riuscendo a riaffermare la sua egemonia sfruttando a suo vantaggio le debolezze e le difficoltà palesate da entrambe le compagini, sfiancate dalla faida e indebolite dagli arresti.
Il ritorno alla ribalta di “Bodo”, frutto delle doti di cinico ed abile stratega che hanno fin da subito favorito la sua ascesa, ha rapidamente ridisegnato gli equilibri all’interno delle varie compagini, pur facendo registrare, fin da subito, degli evidenti segni di sofferenza e dissidenza da parte dei rivali di sempre, in primis, tra i relitti del sempre più depauperato clan De Luca Bossa.
In uno scenario silenzioso, ma tutt’altro che sonnacchioso, gli interpreti della camorra di Ponticelli tornano a far sentire la loro presenza piazzando l’ennesimo ordigno nel cuore del centro abitato. Ad avere la peggio, una madre e un figlio, rimasti feriti dalle schegge vetro della loro abitazione, mandato in frantumi dall’esplosione.
Tutt’altro che casuale la scelta della zona in cui piazzare l’ordigno, dunque. In quella zona, oltre all’abitazione, si trova anche il garage gestito dalla famiglia De Micco, da tempo immemore adibito a “reception” del clan: è lì che si recano tutti coloro che desiderano ricevere udienza per avanzare richieste e comunicazioni ai “Bodo”.
Saranno gli agenti della squadra mobile di Napoli a far luce sulla vicenda.