Continua la battaglia di Giorgia Soleri, la 25enne influencer, nota per la sua relazione con Damiano David dei Maneskin, affetta da endometriosi.
Una battaglia che la giovane donna sta combattendo per sè stessa e per le altre donne affette dalla stessa patologia. La 25enne ha così postato su Instagram una foto in cui mostra il ventre coperto da cerotti, in seguito all’intervento al quale si è sottoposta lo scorso venerdì a Roma.
“Se tramite la mia testimonianza – scrive – riuscissi ad aiutare anche solo il 3% delle donne (a cercare una diagnosi, a sentirsi meno sole, a trovare il coraggio di cambiare medico o di pretendere rispetto da chi non fa altro che invalidare il nostro dolore) significherebbe che circa 700 donne potrebbero migliorare”.
L’intenzione della modella, che si definisce attivista femminista, è quella di accendere i riflettori su una patologia troppo spesso trascurata: nel suo caso, ha spiegato, la diagnosi è arrivata solamente a marzo dopo una sofferenza cominciata sin dall’adolescenza.
“Di endometriosi soffre, secondo gli studi, una donna su 10 (da studi più recenti pare una su 9, ma atteniamoci ai dati piu noti)”, scrive la 25enne nel post diventato subito virale. “Ora, facciamo un breve calcolo sui numeri che abbiamo alla mano: su 370.000 persone che mi seguono, il 64% è donna, quindi 236800. Questo significa che circa 23.680 persone tra quelle che mi seguono potrebbero potenzialmente essere affette da endometriosi”.
Quindi il post vuole essere divulgativo: “L’endometriosi è una malattia cronica e invalidante, ancora sotto diagnosticata (la media è di 4-8 anni, io ce ne ho messi 11, conosco personalmente ragazze a cui ne sono serviti 15, 20, 25), i cui sintomi principali sono: mestruazioni dolorose, debilitanti, emorragiche e prolungate che possono portare a vomito e svenimenti; dolori simil mestruali h24; dolore ai rapporti; dolore a urinare; dolore a defecare; dolore pelvico cronico; problemi di digestione e di evacuazione; stanchezza cronica ecc ecc (senza contare i casi più gravi di endometriosi polmonare o diaframmatica)”. “Insieme”, conclude, “stiamo provando a unire una comunità di tre milioni di malate solo in Italia (e chissà quante ancora senza diagnosi e senza ascolto). Voglio dire, a voi questo sembra davvero poco?”.