“Questo è un momento di orgoglio per l’intera nazione. Dopo 20 anni di lotte abbiamo liberato l’Afghanistan ed espulso gli stranieri”, queste le prime dichiarazioni del portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, nella prima conferenza stampa a Kabul.
“Vogliamo assicurarci che l’Afghanistan non sia più un campo di battaglia” ha aggiunto e ha poi assicurato: “Abbiamo perdonato tutti coloro che hanno combattuto contro di noi. Le animosità sono finite. Non vogliamo nemici esterni o interni”.
Per quanto riguarda la condizione delle donne, Zabihullah Mujahid ha spiegato: “Ci impegniamo per i diritti delle donne all’interno della Sharia. Lavoreranno fianco a fianco con noi. Non ci saranno discriminazioni”. “Nessuno sarà danneggiato, non vogliamo avere problemi con la comunità internazionale” aggiungendo però “Abbiamo il diritto di agire secondo i nostri principi religiosi. Altri Paesi hanno approcci e regolamenti diversi, e gli afghani hanno il diritto di avere le proprie regole in accordo con i nostri valori”.
Uno scenario ben diverso, invece, quello introdotto 20 anni fa, quando i talebani imposero il loro regime in Afghanistan: l’ex presidente Najibullah torturato e impiccato ad un lampione, uomini obbligati a farsi crescere la barba, le donne a indossare il burqa, le scuole femminili chiuse. Questo è quanto accadde a partire dal settembre del 1996.
Cosa c’è da aspettarsi realmente ora che gli ‘studenti coranici’ hanno ripreso il controllo del paese, nuovamente chiamato come allora “Emirato islamico dell’Afghanistan”?
Alcuni analisti ritengono che nel frattempo i leader talebani abbiano ampliato i loro orizzonti durante i periodi trascorsi nel Pakistan e nel Golfo.
La storia, tuttavia, insegna che fra il 1996 e il 2001, quando gli americani invasero l’Afghanistan, i talebani imposero su tutto il territorio una stretta interpretazione della sharia, la legge islamica, trasformandola in una nazione violenta, repressiva e instabile che accolse terroristi transnazionali. Nel 1996, dopo aver conquistato Kabul, i talebani dispiegarono squadre di “polizia morale” agli ordini dell’agenzia per la Promozione della virtù e l’eliminazione del vizio”. Le donne che uscivano non accompagnate da uomini venivano picchiate per strada. Il gioco del calcio e la musica vennero banditi. Lo stadio di Kabul venne usato per le esecuzioni pubbliche.
Le immagini erano vietate, ma dal paese filtrarono foto e video drammatiche: una madre afghana giustiziata a colpi d’arma da fuoco fra i pali della porta dello stadio, bambini che morivano di malattie curabili in ospedali pediatrici abbandonati, le grandi statue di Buddah a Bamiyan distrutte perché ritenute idolatre.
Il governo dell’Afghanistan era affidato ad una ristretta cerchia di leader talebani che avevano combattuto contro i sovietici. I ministri, il governatore della Banca centrale, erano ex comandanti militari o venivano dalla madrassa, le scuole coraniche. Vi furono alcuni sporadici tentativi iniziali di accreditarsi internazionalmente, mandando un inviato all’Onu. Il Mullah Omar, che guidava il paese, scrisse anche agli Stati uniti offrendo buoni rapporti, ma il regime rimase isolato, con un tentativo nel 1998 del’inviato Onu Lakhdar Brahimi di trattare per l’accesso agli aiuti umanitari.
Quella stessa instabilità che aveva facilitato la vittoria dei talebani, impedì loro di mantenere il controllo sul paese. Omar lasciava raramente la sua base di Kandahar e le sue milizie conducevano brutali campagne militari, bruciando interi villaggi e perseguitando la minoranza sciita. Intanto l’ospitalità offerta a leader di Al Qaeda, Osama bin Laden, mise l’Afghanistan nel mirino degli Stati Uniti. Già prima dell’intervento militare del 20011, gli Stati Uniti di Bill Clinton avevano lanciato missili cruise contro l’Afghanistan in risposta agli attentati del 1998 contro le ambasciate Usa di Nairobi e Dar es Salaam.
Che cos’è la Sharia?
La Sharia è una raccolta di norme, un compendio di regole di vita e di comportamento dettate dalla divinità per la condotta morale, giuridica e religiosa dei suoi fedeli. E’ quindi facilmente intuibile come la caratteristica di questa raccolta sia l’ampia interpretabilità. Se, infatti, le regole di condotta rivestono tre ambiti così diversi come quello morale, quello giuridico e quello religioso è evidente che a fare la differenza di volta in volta è il campo di applicazione e quindi l’interpretazione della medesima norma. Le fonti fondamentali della Sharia o Shari’a sono il Corano e la Sunnah, ovvero i detti e le azioni del profeta Maometto.
Secondo la legge islamica, uomo e donna sono uguali davanti a Dio, ma non nella comunità umana. Nella pratica la differenza fra uomo e donna si concretizza in trattamenti economici differenti, limitazioni della libertà femminile con l’obbligo di un tutore uomo soprattutto durante gli spostamenti fuori dallo Stato e la possibilità per il genere femminile di accedere soltanto ad alcune professioni. Limiti che gli uomini non hanno. Le donne devono indossare l’hijab, ovvero il velo, ma c’è anche chi impone il più radicale burqa.
I padri hanno il diritto di combinare il matrimonio delle loro figlie, minorenni o adulte, ma i giuristi concordano sul fatto che una donna adulta che non è più vergine debba dare il proprio consenso esplicito a un matrimonio. La questione se una figlia vergine abbia il diritto di opporsi a un matrimonio contratto per lei dal padre è stata oggetto di dibattito tra i giuristi.
Vietato consumare vino. Chi lo fa può essere punito con centinaia di frustate. Vietato consumarlo e quindi di conseguenza produrlo, importarlo, esportarlo, trasportarlo e venderlo.