Gli scavi archeologici di Pompei continuano a riportare alla luce reperti storici.
Una tomba particolarissima con una camera per l’inumazione in un periodo in cui nella città i corpi venivano sempre incenerati contenente il corpo del defunto parzialmente mummificato, oltre a un’iscrizione dalla quale arriva la conferma che nei teatri della colonia romana si recitava anche in lingua greca: questa l’ultima straordinaria scoperta del Parco Archeologico di Pompei.
La tomba è a recinto con una facciata decorata da piante verdi su fondo blu e una camera per l’inumazione ed è stata riportata alla luce grazie a una campagna di scavi condotta proprio con l’Università Europea di Valencia. Un ritrovamento sul quale è al lavoro un team interdisciplinare di esperti e da cui ci si aspetta tantissimo anche per le condizioni di conservazione del defunto, che appare in parte mummificato, la testa ricoperta di capelli bianchi, un orecchio parzialmente conservato, così come piccole porzioni del tessuto che lo avvolgeva.
Costruita all’esterno di Porta Sarno, uno degli importanti varchi di accesso alla città, la tomba, che risale agli ultimi decenni di vita di Pompei appartiene a Marcus Venerius Secundio, un liberto che nella vita era stato prima il custode del Tempio di Venere, un tempio molto importante perché proprio a Venere i romani avevano intitolato la città, nonché minister degli augustali e infine, sicuramente solo dopo la liberazione, anche Augustale, ovvero membro di un collegio di sacerdoti. Un ex schiavo, quindi, che dopo il riscatto aveva raggiunto un certo agio economico, abbastanza da potersi permettere una tomba di livello in un luogo assolutamente di prestigio. E tanto da potersi vantare , proprio nell’iscrizione del suo sepolcro, di aver dato “ludi greci e latini per la durata di quattro giorni”, cosa che poteva assimilarlo alla classe sociale più elevata e più colta della cittadina.
I primi esami sul corpo ci dicono che la morte ha colto il nostro uomo già anziano, “Doveva avere più di 60 anni e non aveva mai svolto lavori particolarmente pesanti”, anticipa il direttore. Dati compatibili con le caratteristiche del suo nome, che lo indica come un ex schiavo ‘pubblico’, uno dei tanti che a Roma o nelle città di provincia svolgevano lavori di custodia o amministrativi.
Inoltre, nel recinto della tomba, alle spalle della cella sigillata nella quale era adagiato il corpo di Secundio, sono state trovate due urne, una delle quali in vetro appartiene ad una donna chiamata Novia Amabilis, forse la moglie del defunto, ipotizzano gli archeologi, per la quale si sarebbe usato un rito più propriamente pompeiano.