La variante Delta continua a costituire una seria minaccia. I contagi sono di nuovo in crescita in Italia e per alcune Regioni c’è il rischio concreto di tornare presto in zona gialla. Un passaggio che di fatto non comporterebbe grandi variazioni, visto che comunque le differenze tra zona bianca e gialla sono ormai minime: il coprifuoco è stato eliminato anche in zona gialla, così come l’obbligo di utilizzare le mascherine all’aperto.
Un ritorno adesso in zona gialla, con la tendenza dei contagi in crescita, non è comunque una buona notizia, anche perché basterebbe poco per tornare in zona arancione e ripristinare nuovamente le restrizioni alle quali gli italiani si sono ormai disabituati da diverse settimane.
Ragion per cui, le Regioni chiedono alla Cabina di regia di ripensare nuovamente ai criteri per il cambio dei colori, guardando esclusivamente alla situazione negli ospedali che – nonostante una repentina crescita dei contagiati – è assolutamente sotto controllo.
In Italia aumentano ogni giorno i focolai causati dalla variante Delta. Siamo lontani da quanto sta succedendo nel resto d’Europa, specialmente in Paesi come Gran Bretagna, Spagna e Portogallo, ma la curva dei contagi è ormai tornata a crescere e si prevede che continuerà a farlo in maniera esponenziale nelle prossime settimane.
Nell’ultima settimana abbiamo assistito a una crescita, seppur minima, del valore dell’indice Rt, passato da 0.63 a 0.66. Anche l’incidenza dei casi è in aumento, in quanto rispetto ai 9 casi ogni 100.000 abitanti della settimana prima, siamo arrivato a 11 ogni 100.000.
Dati che – se si guarda anche a quelli relativi a ricoveri e decessi che nel frattempo sono in netto calo – non destano allarme. Tuttavia, l’esperienza insegna che quanto solitamente succede negli altri Paesi d’Europa potrebbe ripetersi anche da noi.
Ed è per questo che c’è un atteggiamento prudente da parte del Governo che in questi giorni non ha assolutamente intenzione di rinunciare ad alcune importanti restrizioni, come ad esempio all’obbligo d’indossare la mascherina al chiuso oppure alla riapertura delle discoteche per tutti (senza quindi necessità del green pass).
Serve essere prudenti – e non allarmisti – come tra l’altro ribadito dal Ministro della Salute, Roberto Speranza, nei giorni scorsi.
Il passaggio in zona gialla di una Regione da zona bianca a gialla avviene, secondo le attuali regole, quando l’incidenza dei contagi supera la soglia dei 50 ogni 100.000.
È vero che oggi siamo molto sotto questa soglia, ma se si guarda a quanto sta succedendo in altri Paesi, come in Spagna, si prevede che presto in quasi tutte le aree della penisola ci sarà un superamento dei 50 casi settimanali ogni 100.000 abitanti.
Gli esperti ritengono che le prime Regioni che potrebbero superare la suddetta soglia sono:
- Sicilia (incidenza a 21);
- Campania (incidenza a 19);
- Abruzzo (incidenza a 16,6);
- Marche (incidenza a 15,3).
Queste le quattro Regioni che nel giro di due o tre settimane potrebbero ritornare in zona gialla, con il rischio che a ridosso dell’autunno ci saranno le condizioni anche per ritorni in zona arancione e rossa, e dunque un ripristino delle restrizioni.
Una situazione che le Regioni vogliono assolutamente evitare ed è per questo che è stato chiesto un urgente incontro con la Cabina di Regia in cui discutere di una nuova modifica dei criteri che determinano il cambio di colore. La richiesta delle Regioni è di guardare solamente all’incidenza negli ospedali, valutando quindi la pressione della crescita dei contagi sul sistema sanitario.
Nell’attesa di capire se queste richieste verranno accolte, e dunque avremo tutta Italia in zona bianca ancora per diverse settimane (in quanto nel breve periodo non sembra esserci pericolo per il sistema sanitario, almeno fino a settembre-ottobre), il Ministero della Salute ha comunque avanzato delle richieste alle Regioni, chiedendo loro un atteggiamento prudente.
Nel documento titolato “Allerta internazionale variante Delta: incremento dei casi Covid-19 in diversi Paesi europei” si legge della necessità di:
- rinforzare il tracciamento;
- applicare tempestivamente la quarantena in caso di sospetta variante,
- sequenziare i campioni, “in modo da garantire strategie vaccinali che tengano conto della possibile minore protezione contro le infezioni da Delta dopo una sola dose”.