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E’ morta Raffaella Carrà, addio alla regina della televisione italiana

Redazione Napolitan di Redazione Napolitan
5 Luglio, 2021
in Arte & Spettacolo
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E’ morta Raffaella Carrà, addio alla regina della televisione italiana
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raffaella-carra_stra_dkt-kqog-u32701704844493ucg-656x492corriere-web-sezioniMorta all’età di 78 anni Raffaella Carrà.

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A divulgare l’annuncio Sergio Iapino: “Raffaella ci ha lasciati. E’ andata in un mondo migliore, dove la sua umanità, la sua inconfondibile risata e il suo straordinario talento risplenderanno per sempre”.

La conduttrice si è spenta al culmine di una malattia contro la quale combatteva da tempo e che aveva deciso di tenere nascosta al suo pubblico.

Showgirl, cantante, ballerina, attrice, signora della tv, con il sorriso come biglietto da visita. Provocatrice e rassicurante al tempo stesso ha saputo farsi amare da intere generazioni di italiani.

Il suo caschetto biondo è diventato un vero e proprio simbolo di  sensualità naturale, caparbietà, e massima professionalità. Sono questi gli ingredienti che hanno fatto della Carrà un personaggio unico e inimitabile. Ha lavorato con tutti i più autorevoli baluardi della tv italiana: Pippo Baudo, Mike Bongiorno, Corrado, Paolo Panelli e Alighiero Noschese.

Raffaella Maria Roberta Pelloni, questo il suo nome all’anagrafe, era nata a Bologna il 18 giugno 1943 ed è cresciuta in Romagna. Cresce seguendo il Musichiere, imparando a memoria titoli e ritornelli. A 8 anni lascia la Romagna per frequentare l’Accademia Nazionale di Danza di Roma di Jia Ruskaia. Ha 14 anni quando la Ruskaia le dice che ha le caviglie troppo piccole e che andando avanti così, forse a 28 anni, avrebbe potuto fare la coreografa. Raffaella fugge via e decide di tentare la via del cinema e si iscrive al Centro sperimentale di cinematografia.

 

Nel 1960 conquista una piccola parte ne “La lunga notte del ’43” di Florestano Vancini. Tre anni dopo gira “I Compagni” e poi “Celestina” con Carlo Lizzani. Quindi l’esperienza americana. Con Frank Sinatra recita in “Il colonnello Von Ryan”. ”Venni scelta tra un sacco di attrici famose che avrebbero voluto recitare accanto a Frank. Era un gran signore, ma non conoscevo le sue canzoni. Andavo al juke-box e mettevo i Beatles. Era perplesso”, aveva ricordato. Hollywood non la fa impazzire.

Viene scelta per affiancare in Rai Nino Ferrer nel programma “Io, Agata e tu”. Sconosciuta ai più, ha il coraggio di chiedere: ”Datemi tre minuti solo per me. Anche padre Rotondi ha tre minuti solo per lui. Perché a me no?”. Siamo nel 1969. Da lì la sua inarrestabile ascesa.

Nello stesso anno, con “Canzonissima” insieme a Corrado, raggiunge la popolarità. Il “Tuca tuca”, la consacra come ospite fissa nelle case degli italiani. E poi arrivano “Ma che musica maestro”, “A far l’amore comincia tu” e “Fiesta”. Negli anni 80 è protagonista a “Fantastico” con Corrado, Gigi Sabani e Renato Zero (la sua sigla di apertura “Ballo ballo” raccoglie una media di 25 milioni di spettatori a puntata).

In questo periodo nasce il sodalizio professionale (e sentimentale) con Gianni Boncompagni, che la accompagnerà per tutta la sua carriera. Arriva poi “Pronto, Raffaella?” con il gioco simbolo che chiedeva agli spettatori di indovinare il numero dei fagioli all’interno di un contenitore. A cui segue il successo negli anni Novanta con “Carramba! Che sorpresa”, inventato insieme a Sergio Japino (suo compagno per lunghissimo tempo) nel quale  coinvolgeva in diretta gli ospiti e il pubblico in sala in sorprese e incontri inaspettati con persone care che non vedevano da molto tempo (architettati insieme a un complice).

E’ stata una sola volta alla conduzione del Festival di Sanremo, nel 2001, affiancata da Piero Chiambretti, Enrico Papi, Megan Gale e Massimo Ceccherini. Poi ancora tanta televisione, non solo in Italia ma anche in Spagna, dove è una delle donne più amate del piccolo schermo. Tra gli ultimi impegni, nel 2016 è stata coach di “The voice of Italy” e nel 2019 ha condotto “A raccontare comincia tu”: una serie di interviste a personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport.

La Carrà è stata celebrata a novembre 2020 anche dal Guardian, che l’ha definita “un’icona culturale che ha rivoluzionato l’intrattenimento italiano e ha insegnato all’Europa la gioia del sesso”. “Quando la Svezia aveva gli Abba, l’Italia aveva la Carrà, che ha venduto milioni di dischi in tutta Europa” continuava il quotidiano britannico, precisando che, a livello vocale, negli stessi anni in Italia c’erano interpreti nettamente superiori, come Mina, Milva, Patty Pravo e Giuni Russo. “Ma la Carrà le ha superate tutte”. Raffaella aveva risposto ringraziando: “Le donne italiane hanno grande simpatia per me perché non sono una mangiauomini. Si può avere sex appeal insieme a dolcezza e ironia, non bisogna per forza essere Rita Hayworth”.

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