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Camorra Ponticelli, i Minichini-De Luca Bossa rilanciano la loro egemonia sui social con un video-tributo

Luciana Esposito di Luciana Esposito
24 Giugno, 2021
in Cronaca, In evidenza
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https://www.napolitan.it/wp-content/uploads/2021/06/minichini-de-luca-bossa.mp4

Un video della durata di meno di un minuto che propone un’eloquente carrellata di immagini dei boss e delle lady-camorra del clan Minichini-De Luca Bossa  di Ponticelli attualmente detenuti: questa l’ultima trovata del clan, protagonista di un’efferata faida di camorra che tiene in ostaggio la vita di migliaia di civili.

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Un vero e proprio spot che rilancia le quotazioni del clan servendosi dei volti delle figure-simbolo dell’organizzazione, tutti detenuti per reati di camorra.

Il filmato ha collezionato migliaia di visualizzazioni nel giro di pochi giorni e ha riscosso numerosi consensi sul popolare social network di tendenza “Tik-Tok”.

Giuseppe Marfella, Michele Minichini, Anna De Luca Bossa, Ciro Minichini, Giuseppe De Luca Bossa, Antonio De Luca Bossa, Umberto De Luca Bossa, Teresa De Luca Bossa, Alfredo Minichini, Luigi Austero, Giuseppe Righetto. Questi i leader e gli affiliati al clan del Lotto O di Ponticelli che figurano nel video-tributo. Tutte figure camorristiche autorevoli che hanno messo la firma su azioni violente ed efferate e per questo, adesso, si trovano in carcere per scontare pesanti condanne.

Un video che racconta la continuità tra il vecchio clan, quello fondato dal boss Antonio De Luca Bossa, detto Tonino ‘o sicco, con il supporto della madre Teresa e del boss Ciro Minichini, e il nuovo, ereditato dal primogenito Tonino ‘o sicco, Umberto, e dal fratello Giuseppe, ma alla cui ascesa hanno dato un contributo rilevante anche i figli di Ciro Minichini, Michele ed Alfredo, oltre alla lady-camorra, come Anna De Luca Bossa, sorella di ‘o sicco, legata sentimentalmente a Ciro Minichini, ma anche Christian Marfella, fratellastro di Anna e Antonio De Luca Bossa, in quanto frutto dell’unione non solo sentimentale tra Teresa De Luca Bossa e il boss di Pianura Giuseppe Marfella. Un intreccio di vincoli di parentela e logiche criminali che hanno imbastito una fitta trama di fatti di sangue, ai quali hanno dato man forte anche altre figure di spicco della malavita ponticellese, non appartenenti alle famiglie Minichini e De Luca Bossa, come Giuseppe Righetto, fratellastro dei Casella, reggenti dell’omonimo clan fondato dal padre Salvatore o’ paglialone in seguito al declino del clan Sarno e Luigi Austero, a sua volta figlio di un ex Sarno.

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Un clan che ha ufficializzato la sua presenza sulla scena camorristica di Napoli est quando Antonio De Luca Bossa decise che, dopo svariati anni trascorsi a ricoprire il ruolo di macellaio del clan Sarno, era giunto il momento di fondare un sodalizio camorristico autonomo. Una scelta che ‘o sicco ha palesato mettendo la firma sul primo attentato stragista con autobomba in Campania. Un agguato pianificato per uccidere il boss Vincenzo Sarno, invece, la bomba piazzata nella ruota di scorta dell’auto con la quale il boss andava in commissariato a firmare, esplose anzitempo provocando la morte del suo autista, il nipote Luigi Amitrano. Un delitto che ha scalfito una ferita indelebile nei cuori e nell’orgoglio membri delle famiglie che tuttora faticano a digerire la morte del giovane Amitrano. Ciononostante, Domenico Amitrano, cugino di Luigi che solo per una fortuita circostanza non era a bordo dell’auto mandata in frantumi dall’ordigno piazzato per volere del boss Antonio De Luca Bossa, quando il clan del Lotto O ha saputo affermare la propria egemonia camorristica, in seguito all’uscita di scena del clan De Micco, ha stretto con loro una clamorosa alleanza, aspramente criticata dagli interpreti della malavita locale.

Malgrado l’ostentazione di un feeling sempre più forte sui social network tra Mimì Amitrano e Giuseppe De Luca Bossa, fratello dell’autore dell’attentato in cui ha perso la vita Luigi Amitrano, cugino di Mimì, nel momento storico in cui a dettare legge sul fronte camorristico erano i De Luca Bossa, nel video-tributo pubblicato di recente su Tik Tok balza all’occhio proprio l’assenza di immagini celebrative di Domenico Amitrano. Un dettaglio tutt’altro che trascurabile che attesta il termine di quella che negli ambienti camorristici è sempre stata etichettata come una “recita”, voluta per celare le reali intenzioni delle parti coinvolte nell’alleanza che avrebbero finto di stringersi la mano per tornare a fare affari insieme per poi colpirsi alle spalle alla prima occasione utile.

Il video, pubblicato da Martina Minichini, figlia di Anna De Luca Bossa e Ciro Minichini, nonchè sorellastra di Michele e Alfredo Minichini e legata sentimentalmente a Luigi Austero, è stato commentato dagli utenti con frasi come: “i più forti”, “forza che la galera è solo il punto di riposo per i leoni”, “mancano tanto, forza leoni”.

Un video apparso in rete in un momento storico ben preciso, all’indomani dell’ennesima carrellata di arresti che ha concorso ad indebolire il clan: dopo l’operazione che ha tradotto in carcere i reggenti del clan Umberto e Giuseppe de Luca Bossa, di recente, le manette sono scattate anche per Luigi Austero. Pertanto, forte è l’esigenza da parte del clan del Lotto O di rivendicare la sua solidità, ancor più considerando che il clan De Martino seguita a minare la stabilità del clan, fermamente intenzionato a conquistare l’egemonia del territorio. Una faida esplosa lo scorso settembre e che continua a costituire una seria minaccia per il clan del Lotto O che appare intenzionato a servirsi di tutte le armi utili per non uscire di scena.

Tutt’altro che casuale anche la scelta di proporre frame recenti dei boss detenuti da diversi anni, affinchè tutti, affiliati, sodali, estimatori, simpatizzanti, ma anche i nemici del clan possano riaggiornare l’immagine e il ricordo che conservano di loro. Leader della camorra messi all’angolo dalle condanne che li costringono al carcere a vita o comunque a trascorrere svariati anni dietro le sbarre, ma che ciononostante continuano a rappresentare il punto di forza del clan De Luca Bossa.

 

 

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