Due scarcerazioni inaspettate, festeggiate con lunghi e plateali spettacoli pirotecnici, consegnano una magra consolazione ai due clan in lotta per il controllo dei traffici illeciti a Ponticelli, in virtù del pesante clima di tensione che continua a troneggiare sul quartiere della periferia orientale di Napoli, teatro di una faida che tiene banco dallo scorso settembre.
Salvatore Cardillo, ritenuto contiguo al clan De Martino e Alfonso De Luca, stimato essere, invece, una recluta del clan Minichini-De Luca Bossa, sono tornati in libertà perchè i loro avvocati sono riusciti a smontare le accuse a loro carico.
Nel caso di Cardillo, arrestato lo scorso 18 maggio insieme a Vincenzo De Costanzo, Pietro Frutto e Ciro Uccella, perchè stimati essere gli autori delle tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso perpetrate ai danni dei gestori delle piazze di spaccio del quartiere.
Nel mirino degli “XX”, questo il soprannome del clan De Martino, a settembre del 2020, era finito Salvatore Romano soprannominato ‘o nippolo, arrestato lo scorso marzo, in quanto gestore della piazza di droga più prolifera di Ponticelli, quella che da anni ha saldamente radicato nell’isolato 2 del Rione De Gasperi, trasformando un intero edificio in un autentico supermarket della droga.
Una strategia camorristica ben precisa, quella avviata dai De Martino, in seguito alla rottura degli accordi con l’egemone clan Minichini-De Luca Bossa-Casella poichè non recepivano di buon grado la spartizione dei proventi illeciti, in particolar modo quella relativa ai sussidi riconosciuti alle famiglie dei detenuti.
Per lanciare il guanto di sfida ai Minichini-Casella-De Luca Bossa, i de Martino hanno bussato alla porta del “Nippolo” per fargli sapere che doveva iniziare a versare anche nelle casse degli “XX” una quota per la redditizia piazza di droga che gestiva.
Per essere presi sul serio, i De Martino hanno messo la firma su una serie di azioni eclatanti, finalizzate ad intimorire Romano, affinchè cedesse al ricatto estorsivo. Il primo evento eclatante fu “la scesa” compiuta nella notte tra sabato 12 e domenica 13 settembre, in una circostanza tutt’altro che casuale. Mentre nel rione Lotto O, bunker del clan De Luca Bossa erano in corso i festeggiamenti per il compleanno di Domenico Amitrano, gli XX portarono a compimento un’azione minatoria che obbligò “il nippolo” a fermare il business dello spaccio, almeno per una sera.
Secondo quanto riferito dal collaboratore di giustizia Rosario Rolletta, gli XX rimarcarono il concetto rubando l’auto del figlio di Romano, imponendogli di pagare 3.500 euro per vedersela restituire. Da quel momento, ‘o nippolo avrebbe corrisposto il pagamento della tangente relativa all’attività illecita da lui capeggiata ad entrambe le fazioni. Un dato che non sconvolge chi conosce il modus operandi di Romano che, forte della disponibilità economica garantita dal business della droga, non si è mai creato problemi ad elargire denaro, proprio per non rischiare di compromettere i suoi affari. In più circostanze, in passato, infatti, Romano ha pagato il pizzo a più clan contemporaneamente.
Ad onor del vero, Romano non si è presentato alla convocazione dei De Martino che pertanto hanno deciso di sottrarre la vettura del figlio per indurlo con le cattive maniere ad accettare il loro invito, perchè dopo aver ricevuto quella comunicazione avrebbe interpellato i Minichini-De Luca Bossa, il clan egemone a Ponticelli in quel momento storico al quale, pertanto, era solito corrispondere il pagamento della tangente relativa alla gestione della sua piazza di spaccio. Il clan del Lotto O, di tutta risposta, avrebbe minimizzato e sminuito le velleità del clan De Martino, consigliando a Romano di ignorare quell’invito e di guardarsi bene dal rispondere con la presenza a quella convocazione.
Un affronto con il quale i De Martino hanno messo in discussione la credibilità e l’egemonia dei Minichini-De Luca Bossa-Casella e che ha inasprito i toni della disputa, portando ad un’escalation di violenza culminata in 3 agguati tra ottobre e novembre del 2020.
Salvatore Cardillo, classe 2001, è stato scarcerato poichè i suoi avvocati sono riusciti a smantellare le prove a suo carico, ovvero, le dichiarazioni del pentito Rolletta e le intercettazioni.
Analoga sorte per il 24enne Alfonso De Luca, arrestato lo scorso 20 maggio, insieme a Luca La Penna e Luigi Austero con l’accusa di essere gli autori del raid che procurò l’esplosione di un ordigno in via Esopo a Ponticelli, quartier generale del clan De Martino. Un’azione camorristica compiuta lo scorso 11 maggio e che si colloca, per l’appunto, nella faida in corso per il controllo del territorio. In quella circostanza, gli attentatori lanciarono l’ordigno dalla rampa della tangenziale che sovrasta via Esopo. La violenta esplosione provocò l’apertura degli airbag dell’auto a bordo della quale viaggiavano gli attentatori che furono quindi costretti a lasciare la vettura sul luogo dal quale è partito il raid per dileguarsi a piedi.
Tra le prove che hanno consentito di risalire all’identità degli attentatori, le immagini di una telecamera di sorveglianza presente in zona. Proprio alcune immagini estrapolate da quei video hanno consentito agli avvocati difensori di De Luca di ottenerne la scarcerazione: sulla nuca del 24enne, infatti è tatuata la scritta “never trust”, un dettaglio vistoso che non trapela nelle immagini in dotazione degli inquirenti. Pertanto, facendo notare questo particolare, i difensori di De Luca sono riusciti ad ottenerne la scarcerazione.
L’auto rimasta in panne sulla statale la sera in cui si verificò l’esplosione dell’ordigno è risultata noleggiata da Luigi Austero, elemento di spicco del clan Minichini-De Luca Bossa. Austero professa la sua innocenza, sostenendo che l’auto sarebbe stata rubata poco prima del raid.