Giovedì 10 giugno alle 20.30 il teatro San Francesco di Scafati ospiterà il concerto “NapulAnnúra” dell’artista Fiorenza Calogero. Accompagnata da Marcello Vitale (chitarra battente) Carmine Terracciano (chitarra napoletana) attraverso questo progetto musicale, Fiorenza Calogero mette a nudo l’anima di Napoli facendola vibrare di passione. Fiorenza rivisita, secondo lo stile peculiare che da tempo la contraddistingue, le opere dei grandi Maestri del passato che hanno contribuito a rendere “immensurabile” il patrimonio musicale napoletano: Renato Carosone, Sergio Bruni, Angela Luce, Concetta Barra, solo per citarne alcuni, spingendosi fino al Settecento Napoletano, ovvero quel periodo di grande vivacità culturale che ha contribuito a rendere Napoli la capitale europea dell’arte, del teatro e soprattutto della musica.
Nata e cresciuta a Castellammare di Stabia, Fiorenza è una delle voci di Napoli. La sua ventennale esperienza affonda le radici negli insegnamenti del maestro Roberto De Simone e nella tradizione del canto melodico, che si apre a nuovi percorsi, linguaggi e suggestioni comuni alle donne e agli uomini di tutto il mondo. La sua carriera è un cammino tra le passioni ardenti del teatro e della canzone popolare.
La versatilità della voce, l’approccio sanguigno alla scrittura e l’espressività scenica fanno di Fiorenza una delle più profonde interpreti della canzone tradizionale italiana. Una profondità verticale che trapassa la terra natìa – Napoli e la Campania – e spunta negli emisferi opposti, nelle selve, tra gli spiriti e i popoli che li abitano. Tra world music, canzone popolare e teatro la sua carriera sembra uno studio di etnografia che va ben oltre l’esperienza artistica.
“Ho scelto questo mestiere – dice Fiorenza – per esplorare, scoprire e portare in scena l’identità culturale della mia terra. Al di là del rituale artistico, l’arte per me è movimento, trasformazione, contaminazione. Dagli esordi in poi ho cercato di evitare i repertori monolitici e stagnanti, preferendo soluzioni sempre aperte alle conoscenze che via via maturavo nel tempo. Il linguaggio è una delle massime componenti della mia musica, grazie alle relazioni umane con musicisti di tutto il mondo (da Cristina Branco a Pino de Vittorio, da Amal Murkus a Mbarka Ben Taleb, da Maria Mazzotta a Urna, da Vittorio Grigolo a Ernest Daniel Smidth) e l’interminabile serbatoio di parole, storie e suoni a cui attingo”.
Il legame tra il teatro impegnato e la musica tradizionale è la naturale evoluzione del suo percorso di crescita, che le ha permesso di entrare in contatto con artisti e maestri del calibro di Enzo Avitabile, produttore artistico del suo quarto disco “Nun tardare sole”, finalista della sezione interpreti del Premio Tenco.