Attraverso l’Italia centro settentrionale, a guidare per mano la troupe, composta da Penelope Zaccarini e Mario Di Fonzo, oltre allo stesso Bancale, ci saranno esperti dantisti, esimi professori e rappresentanti dei diversi comitati danteschi presenti sul territorio, per narrare aneddoti, fornire spiegazioni, regalare curiosità. Ma non solo loro. “Durante il percorso incontreremo anche personaggi strani, grotteschi, a volte comici, a volte drammatici, come maschere teatrali. Sono apparizioni, visioni, anime erranti, proprio come il nostro Dante”.
A dare corpo a questi personaggi saranno Gigi Savoia, nei panni di un clochard, Canio Loguercio e Giovanna Famulari in quelli di musicisti di strada, Paola Tortora sarà una turista con la passione del disegno e Alfonso Desentre un monaco dello sguardo torvo e inquietante. “Saranno loro a restituirci momenti della poesia dantesca, a intonare terzine, a raccontare attraverso la punta di una matita atmosfere e personaggi della “Divina Commedia”. In un continuo rincorrersi tra realtà e finzione”, conclude Bancale.
Il percorso comincia nelle terre della Toscana e della Romagna: dalle valli della Garfagnana, alle rive dell’Arno, nelle quali Dante visse i primi turbolenti anni del suo esilio, tra battaglie, rabbia, illusioni e profonde delusioni. Poi nella zona della Lunigiana, dove fu accolto dalla nobile famiglia dei Malaspina per conoscere un breve momento di quiete che gli consentì di ritornare a dedicarsi alla poesia. Si raggiungerà il Casentino dove, tra i feudi dei conti Guidi, Dante concluse le prime due cantiche della Divina Commedia, l’Inferno e il Purgatorio. Ma il suo spirito è inquieto e lo porterà a spostarsi ancora, prima a Verona, alla corte di Cangrande della Scala, signore della città scaligera, al quale dedicherà l’ultima cantica della sua Commedia; e infine a Ravenna. Qui Dante termina la sua esistenza terrena, e sulla sua tomba si conclude anche il viaggio.
“Dante: l’esilio di un poeta” è scritto dallo stesso Bancale, con la collaborazione di Germano Rubbi, e vede la direzione artistica di Lamberto Lambertini e la consulenza storica di Alberto Casadei, Gino Ruozzi e Marco Veglia.