I tre arresti maturati nel corso del pomeriggio di giovedì 20 maggio, infliggono un duro colpo al clan Minichini-De Luca Bossa-Casella, a distanza di circa 48 ore dall’operazione che ha fatto scattare le manette per 4 affiliati alla fazione antagonista dei De Martino. I due clan, in lotta per il controllo dei traffici illeciti a Ponticelli, quartiere della periferia orientale di Napoli dallo scorso settembre, di recente avevano inasprito i toni della faida, facendo registrare l’esplosione di 3 ordigni artigianali nell’arco di tre giorni.
Arresti che smorzano i toni della disputa, riducendola ai minimi termini, in virtù del duro colpo inflitto alle due compagini. In particolar modo, i Minichini-De Luca Bossa-Casella perdono una figura cruciale: Luigi Austero, classe 1995, andato incontro ad una rapida ascesa, soprattutto all’indomani degli arresti delle figure di spicco dell’organizzazione, finiti in carcere ad ottobre. Figlio dell’ex Sarno Pasquale Austero, Luigi ha ricoperto un ruolo determinante tra le fila del clan del Lotto O, sopperendo all’assenza di “camorristi in grado di fare i camorristi”, mettendo la firma su azioni eclatanti. La figura di cui il sodalizio camorristico subentrato ai De Micco aveva bisogno per consolidare credibilità e posizione agli occhi dei rivali, ma anche dei civili.
Un giovane carismatico, ammaliato ed esaltato dal livore di potere, Austero figura tra i partecipanti all’agguato in cui rimase ferito l’ex De Martino, oggi collaboratore di giustizia, Rosario Rolletta, avvenuto a via Argine lo scorso 2 novembre. Austero era in auto con Giuseppe Righetto e Nicola Aulisio, arrestati lo scorso 22 marzo, proprio perchè accusati degli agguati in cui rimasero feriti Rosario Rolletta e Rodolfo Cardone. Proprio in riferimento alla partecipazione di Austero all’agguato a Rolletta è legato un vero e proprio giallo. Nelle fasi successive all’agguato, quando l’ex De Martino riuscì a sottrarsi al mirino dei killer, Austero si recò nel rione Lotto 10 e forte dell’omertà dei residenti in zona, imprecava a voce alta contro Rolletta, urlando più volte: “La prossima volta lo ammazzo”. A dir poco infuriato, Austero palesava quindi la sua partecipazione in veste di esecutore materiale all’agguato. Fin da subito, nei rioni di Ponticelli in odore di malavita, il nome di Austero quale autore dell’agguato a Rolletta è stato acquisito come un dato certo. Tuttavia, Rolletta dichiara che ad aprire il fuoco contro di lui fu Giuseppe Righetto, pur confermando la partecipazione di Austero.
Anche Luca La Penna detto Luchetto è stato arrestato ieri insieme a Luigi Austero e al 24enne Alfonso De Luca, in quanto accusati di essere glia autori del raid che lo scorso 11 maggio seminò il panico in via Esopo. I tre sono indicati come gli attentatori che dalla rampa della statale 262 avrebbero lanciato l’ordigno artigianale esploso in via Esopo, fortino del clan De Martino, danneggiando 9 automobili. La violenta esplosione ha provocato l’apertura degli airbag dell’auto a bordo della quale viaggiavano gli attentatori, costretti a lasciare la vettura sul luogo dal quale è partito il raid per dileguarsi a piedi. La vettura è risultata intestata proprio a Luigi Austero e a bordo della stessa, sarebbe stato rinvenuto anche un verbale che le forze dell’ordine gli avrebbero elevato il giorno precedente ai raid. Prove schiaccianti, supportate da ulteriori elementi. In primis, la fronte sporgente di Austero che lo rende facilmente riconoscibile, al pari della grossa stazza e che fanno di lui un leader della camorra che difficilmente passa inosservato.
Luca La Penna, classe 1982, ricopre un ruolo tutt’altro che di poco conto all’interno del clan Minichini-De Luca Bossa-Casella. Indicato tra i partecipanti all’agguato in cui rimase ferito Rolletta, La Penna è stimato essere il referente che per conto del clan gestisce e controlla gli affari nella zona delle 5 Torri. A riprova del forte legame che intercorre tra i l39enne e le altre figure apicali del cartello camorristico, Luca La Penna, insieme ai fratelli Eduardo e Vincenzo Casella, era in compagnia di Nicola Aulisio, lo scorso 21 marzo, quando i militari dell’arma lo hanno rintracciato per trarlo in arresto.
Inoltre, secondo quanto dichiarato da Rolletta, La penna era uno dei due sodali a bordo della Fiat Panda rossa che gli tagliò la strada, all’altezza di via Sambuco, arteria che da via Argine conduce nel Parco Conocal, al fine di consentire ai killer che tentarono di ucciderlo di entrare in azione.
Nei giorni successivi all’agguato, inconsapevole di essere intercettato, nel corso di una conversazione intrattenuta con amici e familiari, Rolletta indica anche “Luchetto” tra i membri del gruppo di fuoco che nei giorni successivi all’agguato presidiava le palazzine di via Matilde Serao nella zona di Caravita, dove lo stesso Rolletta abitava. Un’azione che preannunciava all’ex affiliato al clan De Martino l’intenzione dei rivali di riprovare ad ucciderlo. Tant’è vero che il pentimento di Rolletta matura quando riceve una visita “a sorpresa” da parte di alcuni giovani affiliati al clan De Martino che con una scusa banale gli chiedono di scendere sotto casa. Rolletta comprende che la sua testa è il prezzo da pagare per porre fine alle ostilità tra le due fazioni avverse e che devono essere i De Martino a “sporcarsi le mani” per dare prova di lealtà ai Minichini-Casella-De Luca Bossa. Per questo motivo Rolletta telefona ai carabinieri palesando la volontà di collaborare con la giustizia.
Proprio le sue dichiarazioni, unitamente ai riscontri e alle rivelazioni rese da altri pentiti eccellenti, come il figlio della “pazzignana” Luisa De Stefano, Tommaso Schisa, hanno concorso a far luce sui fatti recenti, ricostruendo le varie fasi della faida. Dettaglio tutt’altro che irrilevante, Tommaso Schisa è imparentato indirettamente con Gino Austero, ex marito di sua cugina. Un vincolo di parentela che apre uno scenario molto più complesso.