Pochi lo sanno, ma “I cani che giocano a poker” non è, in realtà, un dipinto di Cassius Marcellus Coolidge – definito scherzosamente “il più famoso artista americano di cui non hai mai sentito parlare”. O meglio: l’autore è corretto, ma si tratta di una serie di ben 18 opere d’arte, e non solo una. La versione originale risale al 1894 e venne poi seguita da 16 dipinti a olio commissionati nel 1903 (e un altro extra 7 anni dopo) da Brown & Bigelow – come mai? Per pubblicizzare sigari su poster, calendari, stampe. I calendari, in particolare, furono apprezzatissimi e vennero appesi in milioni di case.
Ed ecco che il cliché dell’uomo che si diverte con giochi di poker e fuma al tempo stesso è stato traslato nel mondo animale, nel mondo dei nostri amici a 4 zampe. In tutti i quadri, infatti, i protagonisti sono cani umanizzati, e in 11 di essi le simpatiche bestiole sfoderano le loro migliori poker face mentre sono seduti al tavolo verde.
“A Friend in Need”: la critica storce il naso
La storia dell’arte è ricca di vicende curiose. Basti pensare che capolavori che oggi valgono milioni di euro e che sono custoditi nei più importanti musei del mondo, ai tempi della loro realizzazione non furono apprezzati come tali. Molto simile è la sorte che toccò ad “A Friend in Need”, opera tanto unica quanto, di conseguenza, riconoscibile e famosa.
Si tratta, appunto, di uno dei 18 noti ritratti dei cani che giocano a poker (è, di fatto, il più famoso in assoluto di tutta la serie): per i critici della prima metà del XX secolo non era arte. E, a dire il vero, questa credenza non si estinse presto, anzi: nel 2002 William Hennessey, il direttore del Chrysler Museum of Art in Virginia, denigrò il quadro di Coolidge pubblicamente, in occasione della giornata del 1° aprile. Proprio durante il giorno in cui ogni scherzo è concesso, il giorno dei Pesci d’Aprile, Hennessey fece rilasciare un comunicato stampa dove dichiarava il suo interesse ad acquisire la serie dei 18 dipinti per la collezione del museo.
Benché quella di Hennessey fosse una burla, i musi pelosi, le pipe, i bicchieri di whisky e il tavolo verde di Coolidge sono diventati iconici – a dire poco! I cani che giocano a poker sono addirittura stati citati in un episodio dei Simpson. E, a dirla tutta, in numerosi altri TV show. Sono diventati un ritornello grafico kitsch: li si trova su magliette, tazze, accessori… E nel 2015 il primo dipinto di Coolidge (“Poker Game”) è stato venduto alla modica cifra di $658.000 a New York.
“A Friend in Need”, peraltro, racconta una storia: il bulldog sta segretamente passando un asso al suo compagno, ecco perché tutti gli altri giocatori canini si guardano di sbieco al tavolo! Ma il cane non era l’amico più leale dell’uomo? È proprio questo simpatico inganno a rendere il dipinto così divertente.
Da dove arriva l’idea dietro i cani che giocano a poker?
Non si sa cosa abbia ispirato Coolidge a dipingere teneri cagnolini che giocano a poker, ma certo è che i giochi di carte erano già stati protagonisti del mondo dell’arte. Anche Michelangelo e Cézanne, infatti, hanno ritratto scene ludiche con carte da gioco – i protagonisti, però, erano sempre stati umani prima della simpatica idea di Coolidge.
Altri cani, prima di quelli di Coolidge, erano stati umanizzati e messi al centro di opere d’arte. È il caso, per esempio, di “Laying Down the Law”, dipinto del 1840 di Sir Edwin Landseer. Sulla tela si vedono cani pensierosi: sono in gruppo e uno di loro ha aria molto solenne e una zampa e gli occhiali da vista appoggiati su un grosso manuale. Ha un tono più cupo e meno spiritoso della rappresentazione di Coolidge, però.
A cosa, di preciso, si sia ispirato Coolidge prima di dipingere quelle che oggi sono alcune delle opere d’arte più famose non lo sapremo mai. Quello che sappiamo, tuttavia, è che il poker prima ancora di diventare il passatempo amatissimo che è oggi e il protagonista di numerosi film, è stato anche un capolavoro d’arte contemporanea e un pezzo iconico della cultura pop che vale probabilmente milioni di dollari (l’originale “A Friend in Need” non è mai stato messo in vendita).