Tre ordigni esplosi nell’arco di 72 ore, tutti piazzati con l’intento di consegnare un segnale intimidatorio al clan De Martino: questi gli aspetti sostanziali che sintetizzano la faida in corso per il controllo del territorio nel quartiere napoletano di Ponticelli.
Altro dettaglio, tutt’altro che di poco conto, è l’arco temporale in cui gli esponenti del clan Minichini-De Luca Bossa-Casella entrano in azione per squarciare il silenzio della quiete notturna con le loro bombe: tra le 23 e le 24, quindi non appena scatta il coprifuoco introdotto dalle normative anti-covid.
La scelta di entrare in azione quando le strade sono meno affollate non è di certo dettata dall’esigenza di salvaguardare i civili, bensì rappresenta “la sfida nella sfida”: la camorra viola il coprifuoco per piazzare delle bombe, violando le vigenti normative introdotte dal governo per contenere i contagi da covid-19, per rimarcare la sua supremazia, su tutto e tutti. Sul clan rivale, ma anche sullo Stato.
“Qua comandiamo noi”: hanno urlato gli interpreti dell’ennesima faida di camorra in corso a Ponticelli, lo scorso lunedì notte, mentre esplodevano colpi d’arma da fuoco verso il cielo, contestualmente all’esplosione della prima delle tre bombe che fin qui hanno inasprito i toni della disputa, generando un vivo clima di terrore. Teatro dell’accaduto, via Vera Lombardi, la strada lungo la quale era parcheggiata l’auto del destinatario del raid: Francesco Clienti detto “Tatà”, 55enne noto alle forze dell’ordine, imparentato con i De Martino che di recente starebbe dando man forte alla compagine costituita dai giovani eredi del clan De Micco, marcando la scena da protagonista, rendendosi utile soprattutto in termini di reclutamento di nuove leve pronte a dar man forte alla causa degli XX, questa la sigla identificativa del clan De Martino.
Un dato di fatto rafforzato dall’ultimo episodio avvenuto durante la tarda serata di ieri, giovedì 13 maggio. L’ordigno è stato infatti piazzato a pochi metri da via Vera Lombardi, in via Guido della Valle, nei pressi dell’abitazione di un parente di Tatà, a sua volta contiguo al clan “XX”. L’ultima bomba piazzata a Ponticelli, disegna uno scenario ben preciso nel fitto e complesso avvicendamento di fatti delittuosi sui quali c’è la palese firma dei Minichini-De Luca Bossa: intimare agli XX di mollare la presa, accantonando il desiderio di scalzare la loro egemonia per giungere a conseguire il controllo del quartiere e al contempo dissuadere Clienti dal seguitare a “farsi notare”, rendendosi autore di gesta poco gradite ai rivali.
Un piano figlio di una strategia ben precisa, arguta e difficile da fermare, se non adottando le cattive maniere: i De Martino, infatti, per ridimensionare l’egemonia del clan rivale, di recente hanno iniziato a minacciare i gestori delle piazze di droga del quartiere. Con il business della droga fermo al palo, il danno economico arrecato ai ras di Ponticelli è esoso e tangibile, poichè impossibilitati a beneficiare dei proventi derivanti dall’attività illecita più prolifera praticata a Ponticelli, un quartiere in cui lo spaccio di stupefacenti rappresenta la fetta più grossa ed appetibile della torta che i clan locali non vogliono spartire.
Due bombe nella “zona di Tatà” e una in via Esopo, fortino del clan XX: tre raid che delineano una geografia camorristica ben precisa e che consentono di individuare le due porzioni di quartiere in cui imperversa la presenza di altrettanti focolai malavitosi.
Tre episodi violenti e a distanza ravvicinata che confermano anche un altro aspetto: il clan Minichini-De Luca Bossa, accantonata la politica della non violenza praticata da Umberto e Giuseppe De Luca Bossa, allo stato attuale è capeggiato da menti ben più predisposte al crimine e che nel ricoprire le vesti di leader della camorra locale, provano un senso di pericolosa esaltazione che li sta portando a perdere il controllo della situazione, complice anche un massiccio uso di stupefacenti.